Credo
di aver già spiegato a sufficienza perché questo pontificato mi ha tolto il
gusto di polemizzare coi preti, ma continuo ricevere email che mi chiedono di
commentare quella per alcuni è la svolta, per altri addirittura la
rivoluzione, cui avrebbe dato avvio Bergoglio. Neanche rispondo, sennò mi
limito a due righe per ribadire quello che ho già scritto su queste pagine: non
si tratta di una svolta – tanto meno di una rivoluzione, figurarsi – siamo
soltanto al tentativo di recuperare un po’ di credito presso quell’opinione
pubblica che del cattolicesimo sa poco o nulla (poco di storia, quasi niente di
dottrina, men che meno di teologia), ma che inclina a tollerare quanto ne
residua dai secoli in cui era incontrastabilmente e onnipresentemente pervasivo, se il papa è
simpatico e i vescovi non rompono eccessivamente il cazzo; per tollerarlo meno,
ma senza mai andare oltre l’indifferenza, quando a dargli un dito pretende il
braccio. Perciò – e l’ho già detto – io condivido in pieno il fastidio che
questo papa dà agli ultras della Tradizione, che poi sono i soli veri cattolici
(il resto è ereticume), con la sola differenza che a loro Bergoglio fa torcere
le budella – e li capisco, poverini – mentre a me dà solo una leggera nausea.
All’inizio mi irritava: leggevo i testi delle sue omelie in Santa Marta e mi sembrava di essere passato dal sudoku alla tria, poi mi sono accorto che era un sudoku pure lui, ma con lo stesso difetto che aveva quello del Corriere della Sera di sabato scorso.
Penso
anch’io, al pari di chi ritiene che stia lì solo per cercare di risanare la crisi paurosa cui Ratzinger ha portato la baracca (e Allah gliene renda merito),
costretto a rischiare grosso per mettere una toppa alla voragine, e che bene o male stia
facendo il suo lavoro, sebbene non sia detto vi riesca, né che la soluzione non
ponga altri problemi, e ben più grossi. Il fatto è che, al pari del cattolico
comme il faut che sarebbe disposto ad un’emorragia di fedeli pur di mantenere
intatto il deposito di fede fino all’ultimo iota, anch’io trovo disagio dinanzi
alle bestialità che Bergoglio spara a getto continuo. Con una differenza bella grossa, ma tutto sommato
irrilevante ai fini pratici: per il cattolico comme il faut è pur sempre il
papa, e il papa bisogna farselo piacere, anzi, più il farselo piacere costa
sofferenza, e più si gode; per me, al contrario, star
lì a dovergli fare le bucce sulle verità più incontestabili di un credo di cui
lui dovrebbe essere il più strenuo difensore, per giunta rinfacciandogli di mettersele
sotto i piedi per basso opportunismo da gesuita – e giuro che ci ho provato, ma
mi sembrava di spiegare il cattolicesimo a un indio precolombiano – è uno
strazio.
Si prenda a esempio la ventilata ipotesi di ammettere all’eucaristia
chi si è sposato in chiesa, ha divorziato e poi si è risposato in municipio (mi
levo il gilet da gentiluomo di campagna, mostro il petto di villico e chiedo):
di cosa cazzo discutiamo? Il primo matrimonio era sacramento, il secondo è
concubinaggio. Dice: ma il divorzio non l’ha voluto lui, ma la moglie. E chi se
ne fotte, ha giurato di esserle fedele comunque: gli tocca la castità e neanche
può augurarsi muoia la moglie per convolare a nuove nozze, perché augurarselo
non sarebbe carino agli occhi di Dio. Ora, ’sto cattolico-per-modo-di-dire è un divorziato, si è
risposato perché non riusciva ad essere continente, e in pratica per i suoi
pruriti di nerchia non si è fatto scrupolo di sputare su un sacramento, s’è
risposato pure nel modo che il Catechismo gli vietava, e pretende pure l’ostia
la domenica mattina? Dice: ma Dio è misericordia. Sì, può darsi, faccio fatica
a crederci ma voglio concederlo: Dio è misericordia. Ma ’sta misericordia
arriva dopo il pentimento? E come mi si è pentito, ’sto
cattolico-a-cazzo-di-cane? Ha capito di aver sbagliato a risposarsi e lascia la
seconda moglie? Ci rimane insieme in casta amicalità? Macché, pretende che
sull’indissolubilità del matrimonio si metta una pecetta, e vuole l’ostia. Un
papa serio lo manda al diavolo in entrambi i sensi, e invece che mi fa, questa
bertuccia d’un gesuita? Gli stende il tappetino del percorso di ravvedimento, con concubina a carico.
Ma per piacere, anzi, per carità di Dio, signori cardinali, levate ’sto
pagliaccio dal Trono di Pietro (non c’è bisogno vi suggerisca il modo, sapete come si fa) e mettetene uno che si riconosca dalla puzza essere un papa di quelli cui eravamo abituati.