Caro
Castaldi, [...] quando l’altro
giorno, alla kermesse dei renziani riuniti al Lingotto, ha preso la
parola Massimo Recalcati, non ho potuto fare a meno di pormi una
domanda, alla quale però non ho saputo dare una risposta, e che
perciò le giro: come è possibile che vi sia pure uno psicoanalista
fra i fedelissimi di chi lei ritiene essere affetto da un grave
disturbo della personalità? Ci legga pure una puntina di polemica,
ma non mi tratti male, perché credo che la questione non sia affatto
oziosa, anzi sono certo che debba essersela posta anche lei. [...]
Con stima,
Mariano
Russo
Caro
Russo, non ritengo affatto oziosa la questione che mi sottopone: mi
sono posto la stessa domanda anch’io,
ma alcuni mesi fa, quando Massimo Recalcati calcò il palco della
Leopolda. Senza essere in grado di dirle quale sia la più
attendibile, credo che due siano le risposte possibili.
La prima
prende forza da alcuni dati che sono incontestabili, e che provo a
esporle in modo sintetico, rimandandola ai lavori degli autori che
citerò per i riscontri che le dovessero sembrare necessari.
Inizierei col farle notare che la figura del leader politico affetto
da gravi disturbi della personalità è sempre stata di grande
interesse per il mondo della psicoanalisi, a fronte di una pressoché
costante impossibilità di poter studiare il caso da vicino, tanto
meno di poter dar luogo a un setting. Prenda, per esempio, quel che
Walter Langer mette in
premessa alla sua analisi della personalità di Adolf Hitler: non farà fatica a leggere, in sottotraccia all’avvertenza
sui limiti di uno studio a distanza, un
«cosa non
avrei pagato per poter avere un tizio così sul mio lettino tre volte
a settimana per dieci anni!».
Bene, sia carino, riconosca a Massimo
Recalcati quell’incoercibile
amore per la ricerca che in lui è evidente fin dalla montatura degli
occhiali, e dica: c’è
un caso psichiatrico più interessante di quello di Matteo Renzi
sulla piazza?
Ernst Ticho dice che i
narcisisti costituiscono un’«indicazione
eroica per la psicoanalisi», mentre Joan
Riviere sostiene che essi «non
possono sopportare l’idea
di migliorare, perché in tal caso dovrebbero ammettere di essere
stati aiutati» ed Herbert Rosenfeld si
spinge a sostenere che «considerano
intollerabile la stessa idea di
guarigione»:
sfida affascinante, soprattutto dopo essersi fatto massacrare i
coglioni per anni da anoressiche e bulimiche.
E quale altro
espediente aveva a disposizione, Massimo Recalcati, per studiare
Matteo Renzi tanto da vicino come certamente starà facendo di
meeting in meeting? Vedrà, caro Russo, che volumone ne verrà fuori,
occorre solo attendere qualche annetto.
Mi sembra di poter già
cogliere le sue obiezioni. Massimo Recalcati le sembra appena un po’
meno stronzo del tipico renziano, ma ne ha tutti i tratti distintivi.
Vero, ma Heinz Kohut è chiaro: nell’approccio
al narcisismo paranoide è indispensabile che lo psicoanalista faccia
uno straordinario investimento empatico per assicurarsi che il
paziente lo idealizzi, consentendo in tal modo quel transfert
speculare che è indispensabile allo studio del caso. Anche su questo
punto direi che Massimo Recalcati abbia fin qui dato il meglio di sé:
geniale, per esempio, la trovata di paragonare Matteo Renzi a
Telemaco per accreditarsi come un Omero pronto a cantarne le
gesta.
L’ha
sentito, poi, al Lingotto? Parlava delle necessarie correzioni alla
riforma della scuola, ma è evidente che parlava a lei, caro Russo, e
a chiunque aveva a porsi la stessa domanda che lei ha girato a me.
«In Matteo Renzi – ha detto – c’è
una ferita aperta»: lui è lì a cercare di guarirla, incurante del
rischio di poter essere fotografato tra un De Luca e un Rondolino e così essere sputtanato a vita,
coraggioso come deve essere uno che indefessamente si è votato alla
cura e alla ricerca. Non so a lei, ma a me questo pare molto bello.
L’altra
ipotesi è che la psicoanalisi non c’entri
niente, che al pari di tanti carrieristi Massimo Recalcati abbia
fatto una scommessa, che quanto è nella prima ipotesi gli servirà
da scusa se la perde. In fondo è lacaniano, e Jacques Lacan è
chiaro: «L’arte
dell’analista
dev’essere quella di sospendere le certezze del soggetto finché se
ne consumino gli ultimi miraggi».