venerdì 30 novembre 2012

«Sembra una “smoking gun”…»


Il diagramma riprodotto qui sopra è quello che Associated Press ha diffuso due o tre giorni fa con un commento a firma di George Jahn dal titolo Graph Suggests Iran Working On Bomb e che Il Foglio ha ripreso ieri con un articolo a firma di Giulio Meotti dal titolo Ecco la bomba iraniana.
A lungo si potrebbe disquisire su come Meotti abbia letto Jahn, d’altronde, già nel titolo, tutta la prudenza espressa con «suggest» va a farsi fottere per diventare «ecco», mentre i tre o quattro condizionali presenti nell’articolo di Jahn vengono liquidati con gran disinvoltura in quello di Meotti, e fin dall’incipit: «Sembra una “smoking gun”…».
Un velo di pietà cada sull’aver reso «microsecond» (che sarebbe un milionesimo di secondo) con «millisecondo» (che invece è un millesimo di secondo), tanto i lettori de Il Foglio sono allergici alle scienze esatte, che è roba da senzadio, e non ci avranno fatto neanche caso.
Imperdonabile, invece, infinocchiarli scrivendo: «Secondo David Albright, il documento è autentico», mentre invece quello, stando a quanto riferisce Jahn, ha detto che «the diagram looks genuine but seems to be designed more “to understand the process” than as part of a blueprint for an actual weapon in the making», tenendo a precisare che «the yield is too big».
Ma lasciamo perdere Il Foglio, che già abbiamo pizzicato mille volte in questo addomesticamento della stampa estera ai comodi porci propri, e passiamo all’articolo di Associated Press.

Jahn scrive che a passargli il diagramma sarebbero stati degli «officials from a country critical of Iran’s atomic program to bolster their arguments that Iran’s nuclear program must be halted before it produces a weapon», l’avrebbero fatto «only on condition that they and their country not be named». Diamo per certo che così sia, anche se è lui stesso a segnalare qualche incongruenza nel tessuto narrativo. Ma è normale che prima di pubblicarlo quelli di Associated Press non gli abbiano dato un’occhiata?
Certo, «the diagram has a caption in farsi: “Changes in output and in energy released as a function of time through power pulse”», ma esisteranno bignamini di fisica in lingua iraniana? Sì, perché una curva più o meno uguale correda ogni capitolo di bignamino di fisica dedicato alle reazioni termonucleari. Dice niente, poi, che la didascalia sia in iraniano e tutto il resto (power, energy, time) sia in inglese? Bignamino scritto in farsi, ma tabelle rubacchiate da un bignamino scritto in inglese. Sennò bisogna dedurre che gli scienziati iraniani usano la lingua del Grande Satana.
Quel 5 tra parentesi che sta nella didascalia, poi. «The number 5 is part of the title, suggesting it is part of a series», certo, ma «series» di cosa? Delle tabelle di un bignamino di fisica.
Via, per costruire quella curva non c’è bisogno di avere uranio e centrifughe, che in ogni caso è già abbondantemente dimostrato non mancano agli ayatollah, basta scopiazzare da nuclearweaponarchive.org.   

5 commenti:

  1. Proviene dall'ambasciata del Niger pure questa, insomma.

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  2. "Dal punto di vista delle conseguenze concrete della svolta galileiana, infine, C. F. Von Weizsacker fa ancora un passo avanti, quando vede una «via direttissima» che conduce da Galileo alla bomba atomica."

    ...insomma basta sostituire "Galileo" con "densità di probabilità gaussiana e sua cumulativa".

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  3. L'Iran non vuole impianti nucleari per produrre l'atomica. Vuole impianti nucleari per produrre energia.
    Energia con cui distruggere Israele.
    (cit.)

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    1. sì, geniale. Attaccare un vicino dotato di atomiche con le atomiche.

      'sti ayatollah saranno pure stronzi, ma non sono scemi.

      (forse potrebbe venirti in mente che le atomiche agli iraniani servono per non fare la fine dell'Iraq. Se Saddam avesse avuto veramente delle armi di distruzione di massa, non l'avrebbero attaccato)

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  4. Ancòra ricordo Giulianone Ferrara che dietro la scrivania di 8 e 1/2 diceva che gli israeliani rischiavano di essere gasati per la seconda volta nella storia, quella volta da Saddam Hussein e le sue armi chimiche. E il generale Powell all'ONU, ce lo ricordiamo? Invece stavolta il 'rischio' iraniano è concreto, ma si sa che a forza di gridare la lupo al lupo...

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