venerdì 30 novembre 2012

Toh!

È da qualche tempo che in Nigeria i musulmani ammazzano i cristiani e i cristiani ammazzano i musulmani: netta prevalenza degli ammazzamenti ad opera dei musulmani, che nel paese sono la maggioranza, sicché nel lamentare vittime non c’è gara e stravincono i cristiani. Martiri della fede? Per i più autorevoli esponenti delle gerarchie ecclesiastiche, Benedetto XVI in testa, parrebbe non esserci ombra di dubbio e dunque non ve n’è neppure per gli organi di informazione che controllano, mentre per quelli che diffondono in modo acritico le loro dichiarazioni sollevare obiezioni è peggio che bestemmiare: in Nigeria i cristiani sarebbero fatti oggetto di persecuzione a causa della loro fede, della quale si fanno testimoni fino al sacrificio della vita.
Davvero pochi a mettere in discussione questa tesi. Tra quei pochi, io. Ho sempre sostenuto che bastasse leggere le notizie che arrivavano dalla Nigeria, bastasse liberarle dal bozzolo retorico in cui erano avvolte dai nostri vaticanisti, pappagallini appollaiati sui capitelli del colonnato di Bernini e che vivono delle croste di pane che cadono dalla tavola dei porporati della Curia.
Non starò qui a ripetere il già detto, mi limiterò a farlo dire da un nigeriano, cattolico per giunta, incidentalmente vescovo, e di una diocesi calda. Monsignor Matthew Hassan Kukah dice: «Personalmente ho serie riserve sul fatto che si possa classificare quello che sta accedendo in Nigeria come persecuzione contro i cristiani. Per di più, sembra essere troppo frettoloso attribuire il martirio alle vittime» (Agenzia Fides, 30.11.2012). Nessuna persecuzione, nessun martirio, toh!   

3 commenti:

  1. La violenza non ha mai giustificazione, il dolore non diminuisce per niente se si trova il motivo corretto per cui é provocato. Non giudichiamo, lasciamo nelle mani di Dio queste atrocità e chiediamo perdono per i colpevoli.

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  2. Io chiederei piuttosto la giusta punizione di un tribunale civile per i colpevoli. Ma queste religioni sono quantomeno piuttosto inefficaci nel prevenire odio e violenza. Quando, naturalmente, non ne sono la causa o la giustificazione.

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  3. non é compito della religione prevenire odio e violenza. É compito delle persone.

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