È già accaduto. Si ebbe un improvviso crollo della fiducia nei partiti, poi la magistratura fece il resto, e la Dc eslose in frammenti, il Psi si polverizzò, i partitini cosiddetti laici si nebulizzarono, il Pci e il Msi s’affrettarono a cambiar nome, faccia e anima, però perdendo pezzi, e non irrilevanti. Tra le macerie si fecero spazio quanti avevano capito per tempo che il sistema fosse inemendabile, poi va’ a capire se fin da subito sapessero che tutto dovesse cambiare, come dicevano, perché tutto restasse uguale, come s’è visto. Oggi siamo solo all’inizio di un’altra ondata di “antipolitica” ed è ancora presto per dire se i 12 milioni di italiani che non sanno chi votare daranno o no alla morte della Seconda Repubblica il tratto devastante che ebbe la morte della Prima. Sappiamo che a cogliere l’attimo, allora, furono Berlusconi, Bossi e Di Pietro, immaginiamo che stavolta tocchi a Grillo, forse a Passera, o sarà il vuoto di cui i politologi negano l’esistenza.
A più d’uno, allora, sembrò arrivato il momento giusto perché i radicali raccogliessero i frutti della loro lunga e faticosa semina antipartitocratica, ma Pannella fu preso da quella che Massimo Teodori ha acutamente definito “irresistibile pulsione alla dissoluzione” (Marsilio, 1996). Accadrà anche stavolta, non c’è alcun dubbio. Anche stavolta, i radicali non riusciranno ad impedire a Pannella di buttare al vento l’occasione di presentarsi agli italiani come matura classe dirigente o via, non esageriamo, il menopeggio sulla piazza: non tantissimo, sia chiaro, ma levando i vecchi tromboni e le trombette nate vecchie, nemmeno poco. Anche stavolta, non c’è alcun dubbio, chi si azzarderà a denunciare la delirante megalomania di Pannella, a segnalare nel suo velleitarismo la malata vocazione all’irrilevanza – sola condizione che gli consente di sentirsi martire, sola a dargli la sensazione di esser vivo – sarà scomunicato e costretto ad allontanarsi, per non subire l’intollerabile molestia della quale è regolarmente fatto oggetto il membro di una setta che osi mettere in discussione le decisioni del capo carismatico.
[Di recente ho letto l’inchiesta sul reverendo Jim Jones e la sua setta del Tempio del Popolo che Ron Javers e Marshall Kilduff firmarono per The San Francisco Chronicle a poche settimane dal suicidio di massa del 18 novembre 1978 (The Suicide Cult, Bantam Books 1978) e ho trovato non meno di due dozzine di punti di concordanza con la storia della “cosa radicale”.]
PER CARITA' !!!
RispondiEliminaDi Sciascia non ce ne sono più, temo l'avvento di altri Toni Negri e altre Ciccioline.
Beh, magari averne di Ciccioline in politica, oggi. C'è di peggio, c'è stato molto di peggio, ci sarà molto di peggio, mi creda.
RispondiEliminaSaluti
"... il Pci e il Msi s’affrettarono a cambiar nome"
RispondiEliminabeh, mi sembra una ricostruzione piuttosto approssimativa, come le argomentazioni che mi capita di leggere quando passo da queste parti, intrise di qualunquismo e di opposti estremismi anni '60, oltre che del solito anticomunismo da discount
così, non c'è bisogno di possedere chissà quale cultura, basta wikipedia, per verificare che il cambio di nome del PCI fu deciso nel 1989, come testimonia il docufilm di Moretti, La Cosa del 1990, quindi ben prima che si avesse il presutno crollo di fiducia nei partiti tradizionali mentre il passaggio da MSI a AN avvenne nei primi mesi del 1994, praticamente a tangentopoli conclusa
e dire che basterebbe un paio di googlate per evitare di scrivere castronerie, questo se non si fosse accecati da paraocchi politici
cordialità
"Si ebbe un improvviso crollo della fiducia nei partiti, poi la magistratura fece il resto". Ripeto: "poi". Per il "crollo nella fiducia nei partiti", legga Ignazi, Farnetti e Panebianco: è ben antecedente a Mani pulite, e non si esaurisce con l'avvento del maggioritario. Si tratta, dunque, non già di "ricostruzione approssimativa", ma di una lettura un po' meno superficiale di quella che le torna comoda. In quanto ai discount, ci trova senza dubbio più comunisti che anticomunisti. Bacini.
EliminaE' inutile chiudere il recinto quando i buoi sono già scappati tutti.
RispondiEliminaC'è qualcuno in cui vale la pena sperare all'interno del PR ?
ettoregonzaga
Inutile. I radicali hanno perso da tempo l'ultimo treno e vivono solo per e di se stessi. Non servirà che Pannella faccia alcunché. Il Movimento 5 stelle si è ormai già appropriato delle vecchie (e pure giuste) battaglie radicali sulla partitocrazia e con molta, molta più risonanza le portano avanti oggi. Non è un caso che i radicali arrivino oggi, in piena seconda tangentopoli, a neppure l'uno per cento.
RispondiEliminaa cominciare dal segretario Mario Staderini, da Marco Cappato che ha dato il primo grosso contributo alla fine della carriera del principale della sua ex fidanzata, da Maurizio Turco che sentivo oggi alla radio, unico con le carte in regola per parlare di finanziamento pubblico, dalla Bernardini fata degli incarcerati, fino alla Bonino che puo' riappropriarsi del suo nome dopo il tramonto di Marcegaglia e nonostante la cantante, sono tante le stelle che brillano nel cielo pannelliano.
RispondiEliminaPannella intanto sbrocca con Bordin, due domeniche fa ha detto (testuale) che un suo discorso a braccio di 30 anni fa sulla fame del mondo era degno del Nobel.
Ma, caro Malvino, si accettano scommesse su cosa saranno i grillini fra due anni, e cosa saranno i radicali (e leghisti, dipietristi, verdi, girotondini, sessantottini, noglobal, rifondaroli: tutti homines novi che dovevano ripuire la politica...)
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RispondiEliminaquesta non la sapevo, di che si tratta?