«Ogni frase del tipo “la decostruzione è
X” o “la decostruzione non è X” è a priori priva di pertinenza: è a dir poco
falsa»
Jacques
Derrida, Lettre à un ami japonaise
(1983)
«La decostruzione è la giustizia»
Jacques Derrida,
Deconstruction and the Possibility of Justice (1989)
Temo che Derrida l'avrebbe fatto arrosto il povero pulcino. “Capisco benissimo, lo capisco benissimo; ho ancora un po' d'orecchio per la fiamma, anche se la cenere è silenziosa; è come se bruciasse della carta a distanza, con una lente: concentrazione di luce a forza di vedere per non vedere, scrivendo nella passione del non sapere piuttosto che in quella del segreto”. da «Feu, la cendre» [«Ciò che resta del fuoco», SE, Milano 2000, pag. 65]
RispondiEliminaHa cambiato idea!! Ché, nze pò?
RispondiEliminaQualcuno disse: Mi contradirro spesso senza far torto alla verità. Forse contava su questo.
RispondiEliminaSul viale del tramonto, s'era accorto che la coerenza è la virtù degli imbecilli (almeno, così si dice).
RispondiEliminaVoleva rimediare.
Ma no, ma no, non c'è contraddizione.
RispondiEliminaVerissimo. Potrebbe voler essere stato un tentativo di dimostrare che la giustizia non appartiene all'insieme di tutte le X. Oppure, chi lo sa, ha volutamente espresso un concetto privo di pertinenza, o falso. In questo senso non c'è stata alcuna contraddizione, ma casomai avrebbe reso palese l'inutilità dei propri priori (pensieri?).
RispondiEliminaPer quanto invece concerne la filastrocca tanto di moda da pochissimi anni a questa parte: "la coerenza è la virtù degli imbecilli"; beh, chi vuole negare che si possa cambiare idea? Il problema è che il più delle volte non se ne spiega il motivo, né tantomeno si ammette di aver dovuto correggere un proprio errore. Pochi che ne percepiscano l'obbligo e troppi che si affidino ai difensori d'ufficio. E visto allora che anche l'ipocrisia è virtù imbecille, allora siamo quantomeno pari.
Der bestirnte Himmel über mir und das humorale Gesetz in mir
RispondiEliminail pensiero di Derrida mi ricorda la scena del film Morte di un matematico napoletano in cui uno dei protagonisti ripiega le dita sul palmo della stessa mano ed esclama (cito a memoria): vedi, la mano sfiora il palmo ma non lo afferra. Detto questo la frasi di molti filosofi contemporanei (soprattutto francesi) sono ellettiche. In realta', a mio personale e modesto parere, la frase " decostruzione e' Giustizia andrebbe riletta come: il processo di fondazione della Giustizia presuppone lo stabilire di un corpo giuridico. Ma stabilire una legge e' ingiusto nella misura in cui si escludono comportamenti che possono essere giusti per altri. Insomma seguire la legge per raggiungere la Giustizia e' per se ingiusto. Si arriva qui facilmente al nodo, all'aporia irrisolta, portata alla luce dal processo decostruttivo. Pero' a me Derrida non entusiasma. Saro' fuori moda ma mi scalda di piu' l'empirismo ed il passaggio suo contratto sociale. Devo ammettere pero' che pensare che il Pulcino Pio semplicemente non esista perche' definito solo in fuzione prima della gallina e poi del pollo mi rassicura. Non cito altri significanti perche' non ho avuto lo stomaco d'ascoltare tutta la filastrocca.
RispondiEliminaMa quante volte dovro' sentire che la coerenza e' un valore? E' la cosa peggiore che possa capitare ad un essere umano: restare coerente per pura fedelta' ad un ideale. Mi fa letteralmente terrore pensarlo. Qui non stiamo parlando della ragionevole necessita' di portare a compimento una promessa ma della COERENZA, ovvero del maggiore ostacolo allo sviluppo delle infinite possibilita' del pensiero individuale e sociale. Coerenza e' una sovrastruttura che non esito a definire nazista (o stalinista, se preferite). Infine cambiare idea (ripeto non c'entra nulla col comportamento personale, col mantenere promesse, con l'essere galantuomini, insomma) e' di per se riconoscere un errore ed invocare un auto da fe ogni qual volta si resta convinti del contrario (per dialettica od esperienza empirica) e' una aberrazione. Significherebbe condannarci a credere alla Befana in eterno... o che Il centrodestra italiano possa incarnare i valori liberali di una societa' minimamente democratica.
Francis Miller, certo che prima ci si dovrebbe mettere d'accordo sull'accezione che si vuole usare di coerenza. C'è una coerenza intesa come adesione perpetua ad un'idea, questa sono d'accordo che è pericolosa. C'è poi una coerenza intesa come "coerenza con sé" e quella può benissimo essere lodevole se ben ispirata. Questo tipo di coerenza è perfettamente compatibile con la possibilità di cambiare idea od opinione (esempio logico elementare: sarò sempre coerente col non fare della coerenza delle mie idee un vessillo).
EliminaSiccome ritengo che si stia parlando del primo caso, allora il punto secondo me è che ciò che a molti urta, e ritengo a ragione, non è il fatto in sé di aver cambiato idea ma: 1) di non averlo ammesso; 2) di non averlo spiegato. Se io predico per anni, con argomentazioni articolate e con convinzione che la Luna c'è anche quando non la guardo, se poi un giorno comincio a predicare che la Luna non c'è quando non la guardo, allora devo per correttezza e chiarezza anche spiegare quale sia stato l'errore che ho commesso nel mio passato. E riterrei simpatico ed elegante, a latere, umilmente ammettere di aver fatto un errore, riconoscere la maggiore acutezza di chi (se ben argomentando) mi replicava da sempre che la Luna non c'è quando non la vedo (e magari lo mandavo a quel paese). Allora sì, certo che riconosco la statura personale. Ci sono fior fiore di filosofi che questo hanno saputo fare.
Se poi guardiamo al discorso pubblico e politico, allora questa onestà intellettuale è spesso del tutto assente: si cambia casacca senza nemmeno lontanamente spiegare quale sia il turning point decisivo, quasi con fastidio si arriva perfino a rinnegare di aver "realmente" voluto dire ciò che si è prima predicato. A volte, prendiamo i recenti passi "strategici" del PD, semplicemente si stravolge tutto il predicato senza lontanamente sentire la necessità di spiegare il proprio processo riflessivo. Quello che volevo dire è che dietro questo elogio dell'incoerenza spesso trovano riparo soggetti che semplicemente potrebbero non aver cambiato idea, ma equazione.
Il motivo per cui citavo all'inizio i due tipi di coerenza è dunque anche questo: che ad esaltare l'incoerenza si può finire inconsapevolmente, a volte e senza fare attenzione, anche a concedere ad un tale che si dichiara decostruzionista di non esserlo più ma di continuare a dirsi tale, cioè a concedergli di dichiararsi coerente con sé anche quando nei fatti non lo è. Perché non ha mai riconosciuto l'errore.
Messa a riparo l'idea che un motivato ripensamento puo' essere talora auspicabile e talora dovuto, comprendo e condivido il suo punto di vista. Certo che prendendo ad esempio le vicissitudini "ideali" del centrosinistra italiano oppone un argomento su cui e' difficile argomentare. Va da se che il mio elogio dell'incoerenza trova sostegno solo entro una cornice di coerente onesta' intellettuale. :-)
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