martedì 23 dicembre 2014

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Non si capisce perché l’operazione Aquila Nera non possa essere banalizzata come taluni hanno fatto con l’operazione Mafia Capitale. Se quella di Roma non è mafia, quello dell’Aquila è fascismo? Se le intercettazioni tra gli indagati che la Procura di Roma ritiene facessero capo a Massimo Carminati dimostrano che quell’organizzazione a delinquere non avesse i caratteri della cosca mafiosa, quelle tra gli indagati che la Procura dell’Aquila ritiene facessero capo a Stefano Manno dimostrano che quella combriccola fosse fascista? Se la mafia – come si è detto – è tutta un’altra cosa, e a Roma tutt’al più era attiva una banda di cravattari, mezzo millantatori e mezzo coatti, quella che si è scoperta tra Marche, Abruzzo e Molise era un’organizzazione paramilitare? Tramavano per l’eversione, dicono, ma via, banalizziamo pure qui, erano una dozzina di sfessati che neanche credevano in quello che dicevano, terroristi da social network, scadenti parodie dei terroristi neri degli anni Settanta. È come con Carminati, via, che solo chi è più cecato di lui può paragonare a Totò Riina: accostare Manno a Concutelli è assurdo. E i morti, poi, come la mettiamo coi morti? C’è chi ha strepitato in qualche talk show: «La mafia è sanguinaria, e questi qui che hanno fatto? Hanno minacciato di menare uno, ne hanno spaventato un altro, passavano qualche mazzetta a quelli del Comune. E che è, mafia, questa?». Non si capisce perché non possa andar bene lo stesso schema con questi balordi che giocavano all’insurrezione invece che a Monopoli. Avevano armi? Anche quelli di Roma, e in fondo chi non possiede un mitra, oggi? Vanno puniti questi e quelli, sia chiaro, ma evitiamo costruzioni paranoiche nell’uno e nell’altro caso: Carminati è un delinquentello, Menna è un poveraccio, tirare in ballo Banda della Magliana e Ordine Nuovo è ridicolo.

E per stasera basta, ché non mi sento tanto tonico. Alla prossima, semmai, mi spenderò per banalizzare la lebbra a sfogo di pelle. 

7 commenti:

  1. Al link qui sotto troverà l'ideologo, il filosofo di questa Avanguardia ordinovista. Talmente intellettuale che, rievocando le Termopili, confonde la battaglia di Maratona con quella di Salamina.
    http://youtu.be/DCcXdQPYF8w

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  2. Il buon Capriccioli, che si sbraccia in questi giorni a sdrammatizzare e ridimensionare il pasticciaccio brutto romano, ha anche individuato e segnalato prontamente la radice di tutti i mali: le preferenze.
    "Mandare a casa le preferenze", è la sua perentoria indicazione; e prima ancora delle preferenze, mandare a casa i grillini, che osano turbare la quiete capitolina manifestando scompostamente contro la corruzione.
    http://libernazione.it/mandare-a-casa-le-preferenze-prima-dei-ladri/
    Fuori le preferenze. Fuori i 5Stelle. Dentro i ladri, grazie.

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  3. Ma infatti, si può eccome: http://www.vice.com/it/read/aquila-nera-terroristi-neofascisti-facebook-530

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  4. Solo per dire che l'elemento "Uso dei social" sul quale molte analisi che vogliono ridurre la potenziale pericolosità dei soggetti fanno perno, andrebbe in realtà letto in maniera non dico meno superficiale ché non mi permetterei mai di giudicarlo così, ma certamente meno, questo sì, sbrigativa.

    Per argomentare con esempio uguale e contrario (in termini di appartenenza politica) basta infatti ricordare che in questo momento le patrie galere ospitano al 41bis tale Nadia Desdemona Lioce, responsabile degli omicidi D'Antona e Biagi nonché di tre attentati a sedi istituzionali, il cui arresto permise di andare a prendere pure i soci dal momento che tutta la documentazione delle loro attività, degli obiettivi passati e futuri, nonché dei collegamenti tra loro, erano tutti belli archiviati su non uno ma ben due computer palmari che con rara stupidità o delirio di onnipotenza che dir si voglia, si portava appresso.

    Senza spingersi sul piano dei confronti qualitativi tra le varie formazioni terroristiche della storia nazionale per non scivolare in una direzione che farebbe apparire facilmente apologi ma sul quale leggendo i suoi rimandi alle formazioni terroristiche dei '70 non posso che concordare, l'esempio della Lioce andrebbe in questi giorni ricordato a parecchia gente, per mostrare come il pensare che a una stupidità formale non possa che corrispondere anche una stupidità sostanziale che in mix con la prima non può che disinnescare il potenziale pericolo, sia un'analisi che rischia di far perdere di vista il punto che fa da filo conduttore di tutte queste vicende e cioè proprio il loro dimostrare che se fino a ieri si considerava stupido chi si dava al terrorismo Perché terrorista, oggi è necessario valutarne anche il PerCome è terrorista.
    E che quindi proprio il fatto che oggi queste figure sembrino muoversi con una strategia che appare stupida a ogni arresto di più, dovrebbe far considerare quell'elemento non come prova della loro minore pericolosità ma per assurdo proprio dell'opposto.

    Biagi e D'Antona sono morti per mano di una che teneva i contatti dei complici sui palmari, ridere di un gruppo di neofasci armati che si salutano via facebook secondo me è un'analisi legittima ma un tantinello sbrigativa, insomma.
    Con rispetto parlando, s'intende.

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    1. A mio modesto avviso, quella di Roma è delinquenza di stampo mafioso (e l'ho scritto) e quella dell'Aquila è eversione neofascista. Pensavo fosse più che esplicita, nel post, una critica della banalizzazione di tali fenomeni ("in fondo chi non possiede un mitra, oggi?"). E' che non sempre ciò che si pensa deve essere steso come un temino, credo. Con rispetto parlando per i temini, s'intende.

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    2. Sono probabilmente stato condizionato dall'aver letto in giro parecchi tentativi di banalizzazione della vicenda proprio per l'elemento social, per questo ho evidentemente malinteso e quindi esteso a lei un suggerimento che voleva in realtà essere rivolto a quel generico "in giro" nel quale ho erroneamente incluso anche lei.
      Mi scuso per l'errore.

      Per quanto riguarda la lunghezza delle mie (rare, mi riconosca almeno questa attenuante) esposizioni, è più un difetto mio che una volontà di essere pedante.
      Quando esprimo un pensiero ho sempre bisogno di argomentarlo in qualche modo per verificare che nello sviluppo il processo che mi porta alla tesi contenga tutto il necessario per dirla funzionante.
      Ma è un dirla funzionante come necessità mia, non come presunzione di dirla quindi corretta se non addirittura inattaccabile.
      Se escono fuori temini è solo per questo, l'assenza di dono della sintesi è purtroppo solo uno dei difetti con i quali cerco da sempre di convivere in qualcosa che assomigli a un equilibrio, ma riconosco che il risultato è spesso non sufficiente.

      La saluto

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  5. "Pensavo fosse più che esplicita, nel post, una critica della banalizzazione di tali fenomeni "

    Era più che esplicita, era senz'ombra di dubbio più che esplicita.

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