lunedì 8 dicembre 2014

Mondo di mezzo

Lo stampo è un arnese che serve a imprimere una data forma a un materiale e perché ciò si realizzi occorre che il materiale abbia natura congrua a prendere e a conservare la forma che lo stampo gli imprime. A me pare che un’associazione per delinquere sia materiale di per se stesso congruo a poter prendere e conservare la forma che può darle lo stampo dell’organizzazione mafiosa, basta aderisca in modo stabile ai tratti distintivi che caratterizzano lo stampo. Penso pure che l’art. 416 bis del Codice Penale dia una esauriente descrizione della forma che dobbiamo attenderci da una congrua azione dello stampo sul materiale: «L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali».
Bene, dopo aver letto le 1.228 pagine dell’Ordinanza di applicazione delle misure cautelari emessa dal gip a carico degli indagati nell’ambito dell’operazione che i media hanno battezzato Mafia Capitale,  a me pare di poter concludere che l’associazione, di cui Massimo Carminati era senza alcun dubbio il capo, fosse senza dubbio associazione per delinquere, e altrettanto senza dubbio rispondesse ai tratti della forma che è descritta dall’art. 416 bis: lo stampo mafioso è riconoscibile senza possibilità di errore dalle conversazioni tra i componenti dell’organizzazione, che in pratica con esse si autoaccusano di quel reato.
Al mio lettore non sarà sfuggita l’insistita ricorrenza del termine congruo nel primo capoverso di questo post. Non è casuale, perché congruo significa proporzionato, ma soprattutto corrispondente: ho scelto questo termine perché mi pare che a stroncare i poverissimi argomenti di chi anche in questo caso mette in discussione l’ipotesi d’accusa – dalle indagini non emergerebbe alcuna traccia di coppole o di lupare, né alcuno degli indagati si esprimerebbe in dialetto siciliano – sia la semplice considerazione che a rendere efficace uno stampo basti la riproduzione di una forma nei suoi tratti salienti, che sono tali se immediatamente corrispondenti a quella forma che lo stampo imprime conservandone le proporzioni. Se «le disposizioni del presente articolo si applicano anche alla camorra e alle altre associazioni, comunque localmente denominate, anche straniere, che valendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo perseguono scopi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso», non c’è bisogno d’altro perché il capo d’accusa trovi fattispecie nell’art. 416 bis. Tutt’al più sarà necessario trovare un nome alla forma che lo stampo ha riprodotto a Roma e a me pare che il più adatto sia quello di Mondo di mezzo.
Si tratta dell’espressione con la quale Massimo Carminati descrive struttura, modalità e funzione dell’organizzazione di cui è a capo nella conversazione che l11 gennaio 2013 ha con Riccardo Brugia e Cristiano Guarnera (n° 1.710) e che, contrariamente a quanto qualcuno ha scritto nel tentativo di dare una intrigante caratura culturale al clan, non ha alcuna attinenza alla Midgard di Tolkien. Che alcuni membri dell’organizzazione criminale abbiano avuto un passato di militanza nella destra eversiva è fuor di dubbio, ma credere che il nucleo fondativo della banda possa aver avuto un pur aleatorio profilo ideologico, e che a ispirare la teoria del Mondo di mezzo esposta da Massimo Carminati a Riccardo Brugia possano essere siano le suggestioni ricavate da un autore di culto della destra, è da idiota, e pensare di poterlo far credere è da pataccaro. 

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