martedì 5 gennaio 2016

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a M.B.

È vergognoso che i responsabili della morte di Stefano Cucchi restino ancora impuniti. Ciò detto, è così difficile aggiungere che è vergognoso pure ciò che ha fatto sua sorella? Beh, pare lo sia, e le ragioni che ella ha addotto a spiegazione del suo gesto, risibili a ogni onesto intelletto, trovano un’indulgenza che mai ti aspetteresti dal fior fior di garantisti che son pronti a bacchettarti senza pietà se neghi la presunzione d’innocenza pure a chi è stato sorpreso in flagranza di reato.
«Volevo farmi del male, volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello, coloro che si sono divertiti a farlo. Le facce di coloro che lo hanno ucciso». Neanche cè stato il primo grado di giudizio, e già siamo sicuri che a pestarlo e ucciderlo sia stato chi Ilaria Cucchi è convinta labbia fatto. Possiamo esserne convinti anche noi, ma siamo certi che in attesa della condanna sia opportuno esporlo alla gogna per poi far finta di essere sorpresa e dispiaciuta che su di lui sia piovuto il peggio del peggio? «Volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello», ma evidentemente non bastava averle viste, era necessario darle in pasto alla bestia.
«Volevo farmi del male»? Ma non diciamo sciocchezze, a premere era lurgenza di avere un acconto di risarcimento per il dolore provato. E sì che «chiedo scusa per aver fatto una stronzata» sarebbe stato tanto più dignitoso. Macché, «se volete bene a Stefano vi prego di non usare gli stessi toni che sono stati usati per lui», come a declinare ogni responsabilità per ciò che nella migliore delle ipotesi era stata una leggerezza.
«Noi crediamo nella giustizia e non rispondiamo alla violenza con la violenza», ma «noi» chi? Se gli insulti e le minacce che non sono tardati a gonfiare la pagina dei commenti sono violenza in risposta alla violenza, quale potere pretende di poter avere, Ilaria Cucchi, nel neutralizzarla dopo averle dato la più irresistibile delle occasioni per scatenarsi?
E che cazzo di spiegazione è quella che offre alla decisione di postare una foto del carabiniere indagato per la morte del fratello? Ha detto che intendeva mostrare al gentile pubblico di un social network «la fisicità e la mentalità di chi ha fatto del male». Dalla «fisicità» è possibile dedurre la «mentalità»? Non lapideremmo chiunque cercasse di convincerci che è dall’aspetto fisico di Tizio che possiamo attribuirgli o meno questo o quel particolare vizio morale?
Ma sia, concediamo a Ilaria Cucchi tutte le attenuanti del caso: ha fatto una stronzata, non è stata capace di riconoscerla in quanto tale, nel caso sarà chiamata a risponderne nelle sedi deputate. A far girare i coglioni, tutto sommato, non è lei, ma quello che è potuto uscir di penna a chi si è affrettato a indossar la toga per difenderla. Tralascio le arringhe di Mantellini e di Capriccioli – per una volta la veritas si fotta perché Plato resti amicus – e prendo in considerazione solo quella di Manconi.
«Non è accaduto a me che uno stretto familiare trovasse la morte in un carcere... dunque, non posso e non devo — e non voglio — valutare...». Ma che cazzo stai a di’, Manco’? Perché non hai mai subito la perdita di un familiare messo sotto dall’auto guidata da un rumeno ubriaco, ti astieni dal giudizio su chi l’ha subita e chiede che il colpevole sia condannato a morte? Non ti ci vedo proprio.
«Viviamo in un paese dove alcuni sindacalisti felloni e pavidi, che dicono di rappresentare le forze di polizia perché ne difendono gli esponenti più criminali, da anni oltraggiano i familiari delle vittime. E in un paese dove politici senza vergogna e senza Dio così hanno definito Stefano Cucchi: “tossicodipendente anoressico epilettico larva zombie”; e un pubblico ministero, responsabile della prima e sgangherata inchiesta sulla morte del giovane geometra, invece di perseguire i responsabili così parlava della vittima: “tossicodipendente da quando aveva 12 anni”. E ora tutti questi sono lì, col ditino alzato e l’aria severa, che impartiscono lezioni di galateo a Ilaria Cucchi. È davvero irresistibile la voglia di mandarli, come minimo, al diavolo». Beh, Manco, da un fine polemista come te, sempre così attento alle fallacie altrui, non mi aspettavo una confutatio così grossolana.
È come dici, non cè dubbio, per coerenza sta manica di stronzi non dovrebbe aprir bocca. Ma unaffermazione non dovrebbesser vagliata indipendentemente da chi lha fatta? Chi è daccordo con la tua rappresentazione del paese, chi ritiene che i colpevoli della morte di Stefano Cucchi debbano pagare per quanto hanno commesso, avrà il diritto di dire che sua sorella si è comportata di merda? O vige la regola che i nostri hanno sempre ragione?

10 commenti:

  1. Ha tutto l'armamentario di simboli, ninnoli e cazzatine di una battaglia persa, quindi è inutile accapigliarsi. Non conosco Manconi, invece ho letto molto di Gilioli e Capriccioli, si sono costruiti una carriera su nulla di fatto duramente combattuti.

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  2. Che bella sorpresa, è tornato Malvino!
    PS. Spero tu abbia fatto un backup del vecchio blog, perché l'indirizzo non è più accessibile.

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  3. Considerando che la famiglia è stato oltraggiata negli anni, non solo da questi signori che comunque erano già imputati nei primi processi (quelli che hanno dato la colpa di medici rei di aver saputo far miracoli su uno pestato a morte), dalle istituzioni, dai sindacati della polizia ecc..., direi che quanto fatto da Ilaria Cucchi è quanto meno comprensibile

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  4. Totalmente d'accordo con le tue considerazioni: sia sull'iniziativa di Ilaria cucchi, umanamente comprensibile ma sbagliatissima, un vero autogol; sia sulle insolitamente 'flessibili' reazioni di un bel po' di garantisti a sensi unici alternati.
    P.S. Bentornato!

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  5. Avrei solo una domanda: perché ogni giorno vediamo le foto sui giornali di gente indagata (magari a torto, vedi Rignano Flaminio), pubblicate senza tanti scrupoli, mentre per questi infami in divisa deve valere l'anonimato più rigoroso?
    Raf

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  6. Ben tornato. Anche solo poterla di nuovo leggere, mi fa pensare che il nuovo anno cominci bene.

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  7. Questo è quello che succede quando la giustizia manca e quando tarda ad arrivare. Altra ingiustizia si aggiunge ad una vicenda che ne avrebbe già troppa e l'unica cosa che riesco a provare è la pena per la povera Cucchi che sono anni che vede un abisso e oggi ha avuto un momento di cedimento. Che non è giustificabile, ma che è comprensibile.

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