martedì 3 novembre 2020

Il pescivendolo e il salumiere

 

L’argumentum ad hominem ha un fascino irresistibile, non c’è da stupirsi che, anche dopo aver dimostrato che è una fallacia, riesca a conservare una discreta efficacia persuasiva anche su chi si dà gran cura di essere intellettualmente onesto. Non è difficile intuirne il perché: le idee possono camminare solo sulle gambe degli uomini, le affermazioni possono uscire solo dalle loro bocche, è difficilissimo prenderle in considerazione semplicemente per quel che sono.

Così, è del tutto comprensibile che Andrea Orlando, deputato del Partito Democratico, possa tranquillamente girare ai suoi 194.698 followers l’intervento tenuto oggi a Montecitorio da Claudio Borghi, deputato della Lega, come prova del «perché sino a qui non ci sia stata collaborazione tra maggioranza e opposizione», sicuro che la prova sarà ritenuta più che valida. Come tutti i leghisti, infatti, Borghi ha zampe storte e pelose, per tacere delle zanne che mette in vista quando spalanca le fauci. Basta sapere che è Borghi ad aver detto quello che ha detto e – voilà – quello che ha detto rende inagibile qualsiasi terreno sul quale tentare un’intesa. Poi, c’è che ha fatto riferimento alla Costituzione e, si sa, alla Costituzione possono accostarsi solo le vestali della sinistra, chiunque altro lo faccia commette oltraggio.

Sì, ma che ha detto Borghi? Rivolto al Presidente del Consiglio: «Lei ha detto nel suo intervento che “il diritto alla salute è preliminare a tutti gli altri diritti costituzionali”. Ma, scusi, come si permette di fare una scaletta dei diritti costituzionali? I diritti costituzionali sono tutti importanti alla stessa maniera». Quale oltraggio ha commesso, l’orrida belva?

In tutta evidenza, la questione in oggetto era quella relativa alla possibilità o meno che un diritto costituzionale sia preminente rispetto agli altri. Bene, la Corte Costituzionale ha già avuto modo di esporre il suo parere eminentemente qualificato su questa questione, e anche in quella occasione ad essere in discussione erano il diritto al lavoro e il diritto alla salute. Sto parlando della sentenza n. 85 del 2013, quella sul caso Ilva, in cui ci è dato leggere: «Tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri. La tutela deve essere sempre “sistemica e non frazionata in una serie di norme non coordinate ed in potenziale conflitto tra loro” (sentenza n. 264 del 2012). Se così non fosse, si verificherebbe l’illimitata espansione di uno dei diritti, che diverrebbe “tiranno” nei confronti delle altre situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute e protette, che costituiscono, nel loro insieme, espressione della dignità della persona. Per le ragioni esposte, non si può condividere l’assunto [...] secondo cui l’aggettivo “fondamentale”, contenuto nell’art. 32 Cost., sarebbe rivelatore di un “carattere preminente” del diritto alla salute rispetto a tutti i diritti della persona. Né la definizione data da questa Corte dell’ambiente e della salute come “valori primari” (sentenza n. 365 del 1993, citata dal rimettente) implica una “rigida” gerarchia tra diritti fondamentali. La Costituzione italiana, come le altre Costituzioni democratiche e pluraliste contemporanee, richiede un continuo e vicendevole bilanciamento tra principi e diritti fondamentali, senza pretese di assolutezza per nessuno di essi. La qualificazione come “primari” dei valori dell’ambiente e della salute significa pertanto che gli stessi non possono essere sacrificati ad altri interessi, ancorché costituzionalmente tutelati, non già che gli stessi siano posti alla sommità di un ordine gerarchico assoluto. Il punto di equilibrio, proprio perché dinamico e non prefissato in anticipo, deve essere valutato – dal legislatore nella statuizione delle norme e dal giudice delle leggi in sede di controllo – secondo criteri di proporzionalità e di ragionevolezza, tali da non consentire un sacrificio del loro nucleo essenziale».

A chi sembra dar ragione, la Corte Costituzionale, a chi dice che «il diritto alla salute è preliminare a tutti gli altri diritti costituzionali» o chi dice che «i diritti costituzionali sono tutti importanti alla stessa maniera»?

Potrei chiudere qui, ma c’è qualcos’altro che credo valga la pena di segnalare. Non so se Giuseppe Conte abbia davvero detto «preliminare» al posto di «prevalente» o «primario»: nel citarlo, Borghi è parso consultare degli appunti, ma non si può escludere che essi non risportassero fedelmente il testo dell’intervento del Presidente del Consiglio. Nel caso in cui avesse detto proprio «preliminare», si tratterebbe di un refuso sul quale si può tranquillamente chiudere un occhio. Non senza aver considerato, tuttavia, che «preliminare» indica una prevalenza e una priorità d’ordine immancabilmente temporale, sostanziandosi in ciò che «è ritenuto premessa necessaria o tale da condizionare un ulteriore svolgimento» (Devoto-Oli). In tal caso, sarebbe una forzatura immaginare che a causare il refuso sia stato l’aver dato voce al senso comune che dice «la salute viene prima di tutto»? Il battibecco tra Borghi e Conte si rivelerebbe in tenzone tra una fonte del diritto e un proverbio caro al popolino, con Borghi a interpretare l’austero e sussiegoso parruccone e Conti nelle vesti del pescivendolo che canta le salutari virtù dei suoi costosissimi merluzzi.

Poteva questa rappresentazione reggere più di trenta secondi? Macché, le ragioni della rissa sono risultate prevalenti, e nella rissa, si sa, ogni fallacia torna a utile randello. Se lo concediamo a Orlando, perché negarlo a Borghi? Trenta secondi da fine (si fa per dire) costituzionalista, ed ecco il Borghi cedere alla logica della rissa: «Ma, se i numeri contano, il diritto alla tutela alla salute [nella Costituzione] è al numero trentadue, il diritto al lavoro è al quattro, e le ricordo l’uno, perché evidentemente ha dimenticato pure quello. L’uno dice che “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”...». E il «preliminare», che di Conte faceva un pescivendolo, di Borghi fa un salumiere con lapis sull’orecchio: «Signora, ci sarebbe quel conticino in sospeso. Cominci a pagarmi aprile, che viene prima. Quando può, mi paga maggio, che viene dopo».

4 commenti:

  1. C’è differenza tra diritto e interesse. L’individuo ha diritto a stare in salute (che è questione individuale perché non esistono due persone umane uguali) e la collettività ha interesse che gli individui siano in salute. Io non credo al virus e ho diritto di curarmi e stare in salute come meglio credo. Se la collettività mi impone una mascherina che mi toglie l’aria o mi multa perché esco di sera durante il coprifuoco, io mi rifiuto e non pago.

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    1. Lei è libero di non credere al virus, ma c'è che non può impedire al virus di credere in lei, facendola diventare mezzo di trasmissione a un 82enne diabetico e iperteso (col quale qui rappresento la tipologia di infetto di gran lunga più soggetta a un decorso serio della Covid-19 ed eventualmente al decesso). Come sempre, la sua libertà deve fare i conti con quella altrui.

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    2. La salute non è un fatto esclusivamente personale ma molto spesso sociale, le convinzioni personali in una società devono in qualche modo lasciare il passo a quelle ufficialmente riconosciute.
      Se le leggesse un tale che rivendica il diritto di guidare con un tasso alcolemico al doppio di quello consentito lo riterrebbe solo un problema personale?
      Immagino di no, perchè tutti gli studi disponibili fino ad ora dimostrano che la guida con tasso alcolemico elevato è fonte di pericolo.
      Di recente è stato condannato un uomo che chideva alle partner di fare sesso senza preservativo pur sapendo di essere HIV positivo. Il fatto che lui non credesse nell'HIV potrebbe essere una cusante valida?
      Al momento non abbiamo studi così certi sul pericolo con la trasmissione del COVID rappresenti per gli altri, la questione è più complessa ma spero basti a farle capire che la sua posizione è al limite dell'assurdo.

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  2. pe' fortuna poi che i veri problemi continuano ancora ad essere oscurati dalle chiacchiere dispensate a profusione da tutti i canali, così care al nostro amato generoso immaginifico bobbolo, sul cui gobbo continuano ad esser scaricati e l'amico può tranquillamente operare nel dispensare la grana ai suoi seguaci senza nulla rischiare neanche un processo per danni ai cittadini per far restituire almeno i compensi acchiappati alla faccia della mejo carta ar monno
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/07/calabria-il-commissario-alla-sanita-cacciato-lo-nomino-il-governo-gialloverde-su-proposta-di-giulia-grillo-e-con-lok-della-leghista-stefani/5995534/

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