lunedì 13 giugno 2022

Propaganda (VI)

 

VI. Per quale ragione è solo con la II guerra mondiale che il termine propaganda perde del tutto il significato che sta nel suo etimo (dove ciò che occorre pro-pagere ha valore neutro) e acquista quello che implica esclusivamente la pratica di diffondere «grossolane deformazioni o falsificazioni di notizie o dati» (con ciò diventando arma disonesta usata solo dal nemico)? Credo che la risposta stia nel fatto che con la II guerra mondiale i regimi cosiddetti liberaldemocratici sono stati costretti a confrontarsi con quelli cosiddetti totalitari, a riconoscere che gli strumenti di reclutamento ideologico erano sostanzialmente simili (necessariamente simili, potremmo concedere, nellottica della logica bellica, dove il fine della vittoria non lascia spazio a scrupoli morali sui mezzi da impiegare) e a doverlo negare (dove con negare qui è da intendere il processo col quale in psicoanalisi si fa riferimento a quel meccanismo di difesa col quale linconscio opera una distorsione della realtà finalizzata a neutralizzare i suoi aspetti spiacevoli e dolorosi; trattandosi di una negazione che opera sul piano lessicale, spezzando la relazione tra significante e significato, si potrebbe più congruamente parlare di forclusione).
Traggo questa conclusione dal tentativo, vedremo quanto fallimentare, di far distinzione tra una «propaganda democratica» e una «propaganda totalitaria», «propaganda buona e propaganda cattiva», sulla base dellassunto che «i metodi usati per influenzare lopinione pubblica sono strettamente legati al sistema di governo». I corsivi sono tratti da un articolo di Ernst Kris che segue di pochi mesi quello già citato, e che ha per titolo Alcuni problemi della propaganda di guerra: note sulla propaganda nuova e vecchia, anchesso contenuto nel volume edito dalla Boringhieri (Gli scritti di psicoanalisi, 1977); ed è lo stesso Kris a dimostrarci quanto sia fallimentare questo tentativo, che pure è speso «senza fingere un distacco che non pretend[e] di avere» e nella consapevolezza che «in ogni società esiste qualche mezzo di controllo sociale di questa natura che stabilisce un contatto tra i capi responsabili e la collettività», che «la situazione dell’“essere in guerra” è una situazione che tende a stigmatizzare ogni comunicazione di questo tipo», che di qui e di lì dal fronte cè un «alto grado di uniformità della propaganda di guerra», di qui e di lì dal fronte ultimativamente riducibile all«argomento “la nostra causa è giusta, noi vinceremo”».
Quale sarebbe, allora, la differenza tra la «propaganda democratica» e la «propaganda totalitaria», tra «propaganda buona e propaganda cattiva»? «La propaganda totalitaria è chiaramente basata sullassunto che il messaggio del capo dovrebbe essere totalmente “accettato come ideale dellIo” e lidentificazione dovrebbe aver luogo nel Super-io. La propaganda democratica, al contrario, è basata su un concetto in cui si distribuiscono più pianamente due tipi di identificazione: una nel Super-io e una dellIo». Come ci è data plasticamente questa differenza? «Se uno dei capi totalitari si indirizza al suo popolo, regolarmente egli parla in unadunanza di massa [il che indurrebbe una condizione di suggestione ipnotica] […] [Al contrario] i capi democratici parlano stando seduti nel loro studio. Si rivolgono agli individui della loro nazione, i loro discorsi sono “quattro chiacchiere in famiglia, intorno al focolare domestico”. Non esiste una differenza di prestigio o potere, ma una differenza di responsabilità tra loratore e lascoltatore, al quale è lasciato di soppesare, verificare e riflettere».
Larticolo, occorre rammentare, è del 1941: torna utile, oggi, ammesso che lo fosse allora, a dimostrarci che la propaganda totalitaria è cattiva e quella democratica è buona? Ammesso che torni utile, cè da constatare che con ciò la propaganda buona non è più efficace di quella cattiva, al punto che è lo stesso Kris a segnalare che in campo democratico ci sono molti ad essere «favorevoli a unintensificazione della propaganda, alluso di tutti i mezzi possibili della pubblicità per creare entusiasmo: i più radicali tra di essi sostengono che i metodi adottati dai nazisti sono i migliori possibili». Si è nel torto a credere che costoro, oggi, abbiano vinto?


[segue]

4 commenti:

  1. Una volta stabilito il significato e funzionamento di propaganda sarà necessario comprendere appunto i mezzi di diffusione, perché potrebbero forse cambiare la natura stessa di propaganda. E i mezzi tecnici sono cambiati, e parecchio, e stabilire quali dinamiche rimangano però immutate

    per fare solo un esempio: le ultime due elezioni in USA sono state decise da società tipo Cambridge Analytica, una dinamica che secondo me non è stata studiata fino in fondo, non si tratta solo di analisi ma anche di una nuova fase di spostamento proattivo del consenso

    MB

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    1. Pero' scusi, lei che sembra essere un esperto molto autorevole nonche' abilissimo nel rinvenire queste trame non puo' tenerci cosi' sulle spine - quando afferma "societa' tipo Cambridge Analytica" si sforzi e ci faccia i nomi di quelle che effettivamente hanno inquinato le elezioni, sono informazioni utilissime e se non oserei dire decisive, per esempio per le indagini che sta svolgendo la Commissione inquirente sui moti patriottici del 6 Gennaio.

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    2. Però però scusi un corno, si parla proprio di retorica e sa che ho un debole per i complimenti, soprattuto se sarcastici. Sullo scandalo Cambridge Analytica hanno parlato praticamente tutti i giornali, i nomi sono Cambridge Analytica e Facebook. I moti patriottici riguardano centinaia o migliaia di individui con Cambridge Analytica parliamo di decine di milioni di persone (su una platea totale di 530 milioni): quattro ordini di grandezza. Non è questione di tifo anti qualcuno o per quell'altro ma semplicemente lo stato dell'arte della tecnica e della propaganda, che vale per tutti, che gradualmente ha preso il posto della democrazia.

      La questione posta a Malvino è come cambia la propaganda al variare del mezzo di diffusione, una questione non banale.

      MB

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    3. scusi, i 530 milioni chi sarebbero?

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