L’autore più citato da Anders Breivik, e che a suo dire è quello che di più l’ha influenzato, è Fjordman, un blogger anonimo norvegese che dal febbraio al dicembre 2005, su http://fjordman.blogspot.com/, postò poco più di duecento articoli, che in breve riscossero un discreto successo. Molti di questi articoli sono integralmente riportati in 2083 - A European Declaration of Indipendence, insieme ad altri che Fjordman scrisse successivamente per Brussels Journal, Islam Watch e Gate of Vienna dopo aver chiuso il suo blog.
Nello scoprirsi tanto ammirato da Breivik, Fjordman s’è affrettato a dirsi “disgustato” dell’essere stato fatto oggetto di tanta attenzione da parte di un tale “psicopatico”, col quale – ha tenuto a precisare con comprensibile fermezza – non ha mai avuto alcun tipo contatto. Poi, però, ha dichiarato di aver scritto anche un saggio di astrofisica e una storia della birra, che, al pari di ciò che ha scritto sull’islam, non ritiene possano armare la mano di un criminale.
La fama di essere un grande intelligentone, qui, scricchiola. Tra l’islamofobia di Fjordman e la strage del 22 luglio, infatti, non v’è dimostrabile nesso di causa ed effetto, ma come nei suoi articoli non vi è traccia di istigazione all’atto terroristico – e questo dovrebbe bastare a mettere in pace la sua coscienza – nelle 1.518 pagine di Breivik non vi è traccia di luppolo o di pulsar.
Se non è un infortunio della rinomata intelligenza di Fjordman, si tratta di un inconscio senso di colpa. Che naturalmente non fa affatto prova di una sua colpevolezza, ma piuttosto svela la sua intima convinzione, probabilmente solo posteriore alla strage, che a costruire una visione paranoica di assedio si possono trovare paranoici intenzionati a romperlo.
Ripeto: Fjordman non ha alcuna colpa, né può essere chiamato a rispondere di corresponsabilità con la strage di Oslo, in alcun modo. Nessuna colpa può altresì essere addebitata a chiunque altro, come lui, s’è messo in testa che sia indispensabile mobilitare l’occidente contro l’invasione del barbaro, chi portando a spasso madonne pellegrine, chi pensando che si debbano affondare barconi carichi di disperati, chi indossando tuniche da templari, tutti con la convinzione che si debba cominciare col mettere in discussione la liberaldemocrazia, la tolleranza, la laicità dello Stato, i diritti civili.
A chi pensa che la loro sia una paranoia, basti il fatto che almeno Fjordman, forse, e in fondo, riesce a coglierne la pericolosità. A chi pensa, invece, che questa paranoia sia solo lo strumento di un disegno reazionario, basti il fatto che ora è scoperto.