Si immagini un Parlamento in cui il 55% degli
eletti corrisponda al 37% dei votanti per il partito che li candidava in una
lista bloccata. Niente preferenze, il loro posto in lista l’ha scelto chi è
padrone di quel partito, che col 37% dei voti va dritto dritto alla guida del
governo. Con un Parlamento in cui la maggioranza assoluta è composta di uomini
che ha scelto lui, e che non saranno ricandidati se non gli mostreranno cieca obbedienza,
si confeziona le leggi che vuole, e con ciò potere esecutivo e potere legislativo
vanno a finire nelle stesse mani, le sue. Non basta, perché con una riforma
della giustizia che così avrà modo di costruirsi come cazzo gli pare non avrà
difficoltà a limitare autonomia e indipendenza della magistratura, rendendola
soggetta ai suoi voleri.
Dovrà ritoccare la Costituzione? Ne avrà la
forza. Quand’anche non ne avesse a sufficienza, avrà una Corte Costituzionale
che per un terzo sarà composta dai membri scelti dal suo Parlamento e per un
terzo da quelli scelti dal Presidente della Repubblica che si sarà eletto a suo piacimento,
perché col 55% dei seggi alla Camera (340 su 630) gli basterà poco più un terzo
del Senato che avrà provveduto per tempo a riformare come cazzo gli pare per
mandare al Quirinale chi più gli possa tornar comodo: 10 membri su 15 della
Corte Costituzionale vidimeranno ogni sua porcata.
Superfluo dire che di
contorno sarà necessario il controllo della comunicazione televisiva, il placet
della finanza, forze di opposizione ricattabili se non velleitarie e
irrilevanti, ma soprattutto un popolo da lungo tempo degradato a plebe. Mi pare che non manchi niente.
In buona evidenza, non c’è più bisogno di un
colpo di stato per avere una dittatura. Dittatura, poi, è termine che ormai provoca l’eczema anche a chi ha una pellaccia:
meglio dire post-democrazia. Idem per colpo di stato, espressione così desueta
che quasi ha un che di romantico. Meglio dire, come d’altronde il battage
propagandistico non smette di ripetere, che serve governabilità e stabilità, fanculo
a gufi e parrucconi.
In buona evidenza, non c’è più bisogno di un grugno truce
da colonnello per dichiarare lo stato di emergenza: esecutivo, legislativo e
giudiziario possono finire nelle mani di uno solo anche se si ritrova la faccia
da cretino, basta non gli facciano difetto lo scilinguagnolo e i modi spicci.
Se poi si tratta di uno che non ha perso tempo a rovinarsi gli occhi sui libri,
ma l’ha proficuamente impiegato a imparare il know-how del venditore, basta ne
imbrocchi due o tre di quelle furbe e riesce in niente a costruirsi una squadra
di leccaculo e di sciacquette a drogarlo di autostima. Nel venire a galla, la merda acquista abbrivio.
Voilà, l’«orribile
dispotismo» che Montesquieu descrive ne De
l’esprit des lois (XI, 6), e senza alcuna speranza che il despota si
ritrovi una spanna di lama in pancia.