Lo stampo è un arnese che serve a imprimere una
data forma a un materiale e perché ciò si realizzi occorre che il materiale
abbia natura congrua a prendere e a conservare la forma che lo stampo gli
imprime. A me pare che un’associazione per delinquere sia materiale di per se
stesso congruo a poter prendere e conservare la forma che può darle lo stampo
dell’organizzazione mafiosa, basta aderisca in modo stabile ai tratti
distintivi che caratterizzano lo stampo. Penso pure che l’art. 416 bis del
Codice Penale dia una esauriente descrizione della forma che dobbiamo
attenderci da una congrua azione dello stampo sul materiale: «L’associazione è di tipo mafioso quando
coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo
associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per
commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o
comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di
autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi
ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero
esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di
consultazioni elettorali».
Bene, dopo aver letto le 1.228 pagine dell’Ordinanza di applicazione delle misure
cautelari emessa dal gip a carico degli indagati nell’ambito dell’operazione
che i media hanno battezzato Mafia Capitale, a me pare di poter concludere che l’associazione,
di cui Massimo Carminati era senza alcun dubbio il capo, fosse senza dubbio
associazione per delinquere, e altrettanto senza dubbio rispondesse ai tratti
della forma che è descritta dall’art. 416 bis: lo stampo mafioso è
riconoscibile senza possibilità di errore dalle conversazioni tra i componenti
dell’organizzazione, che in pratica con esse si autoaccusano di quel reato.
Al mio lettore non sarà sfuggita l’insistita
ricorrenza del termine congruo nel
primo capoverso di questo post. Non è casuale, perché congruo significa proporzionato,
ma soprattutto corrispondente: ho
scelto questo termine perché mi pare che a stroncare i poverissimi argomenti di
chi anche in questo caso mette in discussione l’ipotesi d’accusa – dalle
indagini non emergerebbe alcuna traccia di coppole o di lupare, né alcuno degli
indagati si esprimerebbe in dialetto siciliano – sia la semplice considerazione
che a rendere efficace uno stampo basti la riproduzione di una forma nei suoi
tratti salienti, che sono tali se immediatamente corrispondenti a quella forma che lo stampo imprime conservandone
le proporzioni. Se «le disposizioni del presente articolo si
applicano anche alla camorra e alle altre associazioni, comunque localmente
denominate, anche straniere, che valendosi della forza intimidatrice del
vincolo associativo perseguono scopi corrispondenti a quelli delle associazioni
di tipo mafioso», non c’è bisogno d’altro perché il capo d’accusa trovi fattispecie nell’art. 416 bis. Tutt’al più sarà necessario trovare un nome alla forma che lo stampo ha riprodotto a Roma e a me pare che il più adatto sia quello di Mondo di mezzo.
Si tratta dell’espressione con la quale Massimo Carminati descrive struttura, modalità e funzione dell’organizzazione di cui è a capo nella conversazione che l’11 gennaio 2013 ha con Riccardo Brugia e Cristiano Guarnera (n° 1.710) e che, contrariamente a quanto qualcuno ha scritto nel tentativo di dare una intrigante caratura culturale al clan, non ha alcuna attinenza alla Midgard di Tolkien. Che alcuni membri dell’organizzazione criminale abbiano avuto un passato di militanza nella destra eversiva è fuor di dubbio, ma credere che il nucleo fondativo della banda possa aver avuto un pur aleatorio profilo ideologico, e che a ispirare la teoria del Mondo di mezzo esposta da Massimo Carminati a Riccardo Brugia possano essere siano le suggestioni ricavate da un autore di culto della destra, è da idiota, e pensare di poterlo far credere è da pataccaro.