Quello
riprodotto qui sopra è un brano tratto da Benedetto
XVI – Il pontificato interrotto
di Aldo Maria Valli (Mondadori, 2013). Al mio lettore chiedo di porre
attenzione alla dichiarazione di padre Federico Lombardi riportata in
coda, richiamando alla memoria il contesto. Siamo alla fine di
novembre del 2006 e il papa arriva in Turchia. Nel mondo musulmano
sembrano essersi un po’
sopiti gli animi che hanno dato vita a durissime proteste per ciò
che Benedetto XVI ha detto a Ratisbona, non più di un mese e mezzo
prima. Sarà che s’è
cagato addosso per il bordello che ha scatenato facendo sue le
critiche che Manuele II Paleologo muoveva all’islam
sei secoli prima e ora vuole fare il carino, sarà che da papa ora è
anche capo di stato e deve fare i conti con la ragion di stato, sta
di fatto che della fiera contrarietà all’ingresso
della Turchia nella Ue, espressa in più occasioni da cardinale, ora
pare non esserci più traccia. Certo, Erdogan è un figlio di puttana
e senza dubbio forza il senso di ciò che Ratzinger gli avrà
realmente detto in privato. Si spiega, dunque, la necessità di
precisare, ed eccoci alla dichiarazione di padre Lombardi.
Aldo Maria
Valli gli fa dire: «Anche
se incoraggiamo il cammino di avvicinamento sulla base di princîpi
comuni, la Santa Sede non ha né il potere né il compito politico
specifico di intervenire sul punto preciso dell’ingresso
della Turchia nell’Unione
europea». In via preliminare, è da segnalare che, «sul punto preciso dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea», pare fosse legittimo intervenire da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ma non lo sia più da Sommo Pontefice: alla
logica umana potrà sembrare un paradosso, ma non dobbiamo commettere
l’errore di giudicare le cose clericali in base a quella, sennò
facciamo violenza allo Spirito Santo.
Lasciamo perdere, torniamo alla
dichiarazione che
Valli mette in bocca a padre Lombardi. Bene: diciamo che non è
affatto fedele. Se ci abbeveriamo alla fonte originaria, constatiamo
che la dichiarazione è un’altra:
«La
Santa Sede non ha né il potere né il compito politico specifico di
intervenire sul punto preciso dell’ingresso
della Turchia nell’Unione
europea. Tuttavia vede positivamente e incoraggia il cammino di
dialogo, di avvicinamento e di inserimento della Turchia in Europa,
sulla base di valori e princîpi
comuni».
Cosa è cambiato dalla versione originale a quella di Valli?
Innanzitutto, è sparita l’espressione
«inserimento
della Turchia in Europa»,
che ovviamente ha un peso enorme, perché palesa la vistosa
contraddizione tra le posizioni del cardinale e quelle del papa: pur
concedendo che questo «inserimento
della Turchia in Europa»
non
sia sovrapponibile ad una «entrata
della
Turchia nella Ue»,
siamo ben distanti da quel che Ratzinger ha detto appena due anni
prima
(«Storicamente
e culturalmente la Turchia ha poco da spartire con l’Europa: perciò
sarebbe un errore grande inglobarla nell’Unione Europea»
- 18.9.2004).
Poi, si è invertito l’ordine
delle proposizioni separate da un’avversativa
come «tuttavia»,
con ciò capovolgendo l’ordine
di priorità
fra le due. Padre Lombardi, infatti, premette che la Santa Sede ha un
potere d’azione
limitato, per poi esprimere, a fronte di ciò, un parere favorevole
(«vede
positivamente»)
a qualcosa che non è solo un «dialogo»
tra Turchia ed Europa, ma un «avvicinamento»
tra le due, per di più finalizzato ad un «inserimento»
dell’una
nell’altra,
per il quale formula un auspicio che non è di maniera
(«incoraggia»).
Valli, invece, premette l’auspicio,
che con l’omissione
dell’«inserimento
della Turchia in Europa»
diventa una vuota formula di circostanza, che perde
ulteriormente peso per la concessiva che la introduce («anche
se»), sicché la dichiarazione di non avere «né il potere né il compito politico specifico di intervenire» da premessa diventa conclusione: da limite che non impedisce di spendersi per quel che si augura, diventa insuperabile condizione ostativa. In sostanza, è invertito il valore
relativo che una proposizione ha rispetto all’altra,
come avverrebbe col trasformare «Valli è uno stronzo, ma dà impressione di meritare attenzione» in «anche se dà impressione di meritare attenzione, Valli è uno stronzo».
Riprendendo
la formula usata qualche giorno fa da Gad
Lerner in polemica con Giulio Meotti, siamo
dinanzi a un caso di
«taglia
e cuci capzioso delle citazioni»,
espediente retorico che qui fa ricorso
all’argumentum
ad auctoritatem,
previo il forzoso reclutamento dell’auctoritas
ai propri fini, e che in altre occasioni fa ricorso all’argumentum
ad hominem,
dopo aver messo in bocca all’homo
quello che in realtà non ha detto. In entrambi i casi, la questione
di merito resta inevasa, pretendendo sia risolta nell’adesione
all’opinione
dell’auctoritas
o
nel respingere quella squalificata con l’attribuirla
a un homo
sottoposto a una reductio
(ad
absurdum,
ad
hitlerum,
ecc.). Così, nel caso dell’entrata
della Turchia nella Ue, si dovrebbe essere persuasi ad esserne
contrari perché pure il cardinale Ratzinger lo era, e qui
l’argumentum
ad auctoritatem non
ha bisogno di alterare l’opinione
dell’auctoritas,
limitandosi ad omettere che quella di Benedetto XVI fosse diversa
(cosa che Meotti fa in un articolo apparso ieri su Il
Foglio),
sennò sostenendo che fosse la stessa (come fa Valli nel suo libro),
ma dovendo ricorrere «taglia
e cuci capzioso delle citazioni»,
e nel caso in questione facendo peggio di Erdogan.