Quattro
anni fa su queste pagine postai Due
editoriali di Benito Mussolini per Il
Popolo d’Italia
(Malvino,
10.3.2013). Non vi aggiunsi neppure un rigo di commento, ma tutti
lessero in quel post, come d’altronde
era
nelle intenzioni, un tentativo di parallelismo tra grillismo e
fascismo. Tra grillismo e fascismo nascente, occorreva chiarire,
perché «a
scanso di fraintendimenti
– scrivevo qualche tempo dopo – sarà
il caso di ribadire che [il fascismo nascente] non è ancora il
fascismo del 1922, [...] e non è ancora il fascismo del 1936, [...]
e non è ancora il fascismo del 1938»
(Sansepolcristi
2.0 – Malvino,
14.10.2013).
Oggi, nel riproporre i passaggi più significativi di
quei due testi, e facendo seguire ad essi brani scelti da altri
editoriali di Benito Mussolini, sempre per Il
Popolo d’Italia,
tutti antecedenti alla Marcia su Roma, porrò
un’altra
questione: la
trasformazione
del M5S che viene annunciata da Beppe Grillo («non
è più tempo di manifestazioni in piazza a carattere provocatorio,
facili a sfogare nella violenza, è diventato il tempo di disegnare
il nostro futuro»),
e che nella gran parte dei più autorevoli commentatori
dell’attualità
politica italiana già da qualche tempo trovava eloquenti segni in una «istituzionalizzazione
del movimento»,
consente un parallelismo col fascismo alla vigilia della Marcia su
Roma?
Se pure fosse, nulla darebbe per scontato che da una eventuale
vittoria del M5S alle prossime elezioni politiche dovrebbe attendersi ulteriore progressione del grillismo lungo questo parallelismo, questo è ovvio, ma è meglio dirlo esplicitamente. E in ogni caso
andrebbe rammentato che l’irresistibile
ascesa del fascismo, e il verso che prese lungo la sua parabola, ebbe indispensabile e costante propulsione dalla mancanza di credibili alternative. Provarono ad opporsi al fascismo, prima di salire sul carro del vincitore, liberali
che avevano tradito il liberalismo e socialisti che avevano
tradito il socialismo. Diremmo che del fascismo l’Italia ebbe da esser grata soprattutto a Giolitti e a Turati.
Buona lettura.
«Per
valutare nella giusta misura l’importanza
sempre più grande dei Fasci Italiani di Combattimento bisogna
ricordare che sono nati il 23 marzo, nella prima adunata di Milano.
[…] Sono passati tre mesi e si può affermare […] che il
movimento […] si è imposto all’attenzione
pubblica ed è, oggi, la forza più viva, più audace, più
rinnovatrice, più rivoluzionaria […] che ci sia in Italia.
All’infuori
del Partito Socialista, che pretende di possedere il monopolio
esclusivo della piazza, non ci sono altri gruppi o partiti [...] che
osino scendere in piazza. […] Non è, forse, prematuro esaminare i
motivi che hanno provocato questa rapida ascesa, questo trionfale
sviluppo del fascismo, malgrado l’aperta
ostilità e la perfida malignazione di certa piccola gente. […] Il
fascismo è un movimento spregiudicato. Esso non ha sdegnato di
prendere contatto con uomini e con gruppi che l’idiota
filisteismo dei benpensanti ignorava o condannava. […] I Fasci non
sono, non vogliono, non possono essere, non possono diventare un
partito. I Fasci sono l’organizzazione
temporanea di tutti coloro che accettano date soluzioni di dati
problemi attuali. […] Questa è la novità interessante del
programma fascista: la rappresentanza integrale»
(3 luglio 1919).
«Oggi
compiono i due anni dal giorno in cui sorsero i Fasci Italiani di
Combattimento. [...] Dopo due anni di lotte, di varie e tempestose
vicende, gettiamo uno sguardo sulla strada percorsa: il punto di
partenza ci appare straordinariamente lontano. Il fascismo, dopo
essersi affermato trionfalmente nelle grandi città, dilaga, straripa
nei piccoli paesi e sin nelle più remote campagne. Che cosa è
questo fascismo, contro il quale si accanisce invano una multicolore
masnada di nemici vecchi e nuovi? Che cosa è questo fascismo, le cui
gesta riempiono le cronache italiane? […] Sia concesso a noi, che
abbiamo l’orgoglio
di aver lanciato nel mondo questa superba creatura, piena di tutti
gli impeti e gli ardori di una giovinezza traboccante di vita, sia
concesso a noi rispondere a queste domande. Il fascismo è una grande
mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo
diciamo senza false modestie: governare la nazione. [...] Il fascismo
[...] non è un partito: è un movimento. [...] Nessun altro partito
può competere con noi. I vecchi partiti non fanno reclute nuove,
stentano a conservare le vecchie, che qua e là accennano anche
sbandarsi. Il fascismo, invece, vede sorgere i suoi gruppi a decine e
decine per generazione spontanea, tanto che fra qualche mese tutta
l’Italia
sarà in nostro potere […] Va da sé che non ci nascondiamo le
deficienze del nostro movimento. Più che di deficienze, in realtà
si tratta di esuberanze. I fascisti sono uomini e qualche volta
eccedono. Affiorandosi ed affiatandosi sempre più il movimento,
queste deficienze scompariranno e il fascismo apparirà come l’eletto
a dirigere i destini del popolo italiano. È la forza nuova che segna
l’avvento
dei tempi nuovi. […] Due anni! Rapida successione di eventi!
Tumulto e passare di uomini! Giornate grigie e giornate di sole.
Giornate di lutto e giornate di trionfo. Sordo rintocco di campane
funebri, squillare gioioso di fanfare all’attacco.
Fra poco il fascismo dominerà la situazione. [...] Avanti, fascisti!
Tra poco saremo una cosa sola: fascismo e Italia!» (23
marzo 1921).
«La
vittoria è un fatto, ora mi travaglia il modo col quale la vittoria
potrà essere utilizzata. Comincia un nuovo periodo nella storia del
fascismo italiano e non sarà meno aspro e difficile del precedente:
è il periodo della rielaborazione spirituale e delle applicazioni
pratiche. Bisogna smentire i nostri nemici, i quali ci hanno detto a
sazietà: “Voi sapete distruggere, ma non sapete costruire! Siete
ottimi sul terreno della negazione, ma, portati sul terreno positivo,
vi rivelate nella vostra impotenza”. Tutto ciò è falso, ma
bisogna dimostrare il falso con la nostra opera di domani. Infiniti
sono i campi nei quali possiamo applicare le nostre energie! Certi
dissidi e certi atti di indisciplina non mi preoccupano
eccessivamente, anche se son sfruttati dalla stampa antifascista. Dal
mio punto di vista personale, la situazione è di una semplicità
lapalissiana: se il fascismo non mi segue, nessuno potrà obbligarmi
a seguire il fascismo. [...] L’uomo
che ha fondato e diretto un movimento, e gli ha dato fior fiore di
energia, ha il diritto di prescindere dalla analisi di mille elementi
locali per vedere il panorama politico e morale nella sua sintesi»
(3 agosto 1921).
«Nel
1919, il fascismo si riduceva ad un pugno, veramente un pugno,
di uomini di tutti i partiti: c’erano
socialisti, repubblicani, anarchici, sindacalisti, democratici. In
queste condizioni, il fascismo, raccogliendo uomini di tutti i
partiti, non poteva essere che un antipartito. È di un’evidenza
cristallina. Ma in questi due anni di tempestose battaglie è
accaduto nel fascismo un fenomeno di esodo di taluni elementi, un
fenomeno di entrata, quasi invasione, di altri. C’è
stato un travaglio formidabile di selezione in mezzo a noi. […] È
certo che oggi il vecchio conglomeato del 1919 è scomparso e il
fascismo è venuto via via assumendo una sua precisa e inconfondibile
individualità. Rendersi conto di questo processo […] significa
convincersi che il partito è già un fatto compiuto e che è puerile
ostinarsi a negare questa vivente realtà. […] Questo movimento
perirà se il fascismo non si darà l’organizzazione
di partito. […] Io capisco l’antipatia
per la parola “partito”, poiché essa, specie in Italia, suscita
impressioni di chiesuola, di inquisizione, di dogmatismo e di
camorra, ma quest’antipatia
non basta a giustificare un atteggiamento di pregiudiziale
opposizione. […] Nella natura e nella storia, si va sempre da un
indistinto ad un distinto, da un amorfismo caotico ad una
differenziazione sempre più precisa. Più si sale nella scala, e più
ciò risulta evidente. Individualità significa differenziazione. Più
è sviluppato l’organismo
e più è differenziato. Il fascismo non può sfuggire a questa legge
di bronzo e non deve quindi nutrire ansie e preoccupazioni di natura
squisitamente misoneistica e conservatrice-reazionaria, ostinandosi a
chiamare “movimento” quando è già “partito”, ostinandosi in
un’ambiguità
oramai insostenibile. […] È tempo di tracciare il solco di
divisione attorno alla nostra città quadrata. Questo e non altro è
il partito. Questo significa salvare il fascismo in ciò che ha di
vivo e immortale e prepararlo al compito supremo di domani: il
governo della nazione» (9
ottobre 1921).
«Li
abbiamo tutti addosso, in questo momento, i grossi preti, i piccoli
chierici e gli innumerevoli scagnozzi delle diverse chiese e
chiesuole politiche […] Voi non avete un programma, voi non ci
avete dato un programma, il vostro programma è inconsistente: queste
le accuse che partono con una commoventissima unanimità dalla
estrema destra all’estrema
sinistra. […] Volevano “un” programma e lo volevano da me. […]
Un programma non è una creatura che nasca tutto solo e da un solo
cervello»
(19 novembre 1921).
«Il
fenomeno del proselitismo fascista, che invece di illangidire aumenta
in proporzioni sempre maggiori col passare del tempo, dà l’idea
di qualche cosa di fatale che è oramai superiore alla volontà degli
uomini. Il fiume del fascismo continua ad alzare il livello delle sue
acque, che hanno già abbattuto parecchi argini e strariperanno fra
poco dovunque. […] Ora il troppo rapido ingrossamento delle file
costituiva e costituisce un serio pericolo per i partiti combinati
alla moda antica, per i partiti, cioè, che possono essere
considerati come vaste assemblee diffuse su tutto il territorio,
assemblee di disputanti, i quali, disputando, finiscono naturalmente
per differenziarsi e detestarsi, da cui le innumerevoli “tendenze”
e relative scissioni. Il fascismo è tutt’altra cosa. I suoi
iscritti sono, prima di tutto, soldati. […] Siamo troppo
conoscitori del mondo e dei suoi poco simpatici abitatori per
ritenere che tutte le reclute del fascismo siano animate da motivi
soltanto ideali. C’è anche fra di noi la zavorra. Ci sono anche
fra noi gli arrivisti. Ci sono anche fra noi quelli che si giovano
del fascismo per camuffare altri impulsi e altri interessi. Ma come si
fa a leggere nelle anime? Ogni aggregato umano ha di questi detriti.
Il fascismo, però, li seleziona e li elimina energicamente. […] Il
fascismo ha energie sufficienti per controllare, dominare, eliminare
gli elementi infidi o sospetti»
(26
agosto 1922).