mercoledì 1 febbraio 2017

L’elettore del Pd che sarebbe Mantellini

Ci sono «ostacoli insormontabili» alla costruzione di quel «partito riformista di sinistra» che il buon Mantellini potrebbe votare senza essere costretto a «turarsi il naso in nome del meno peggio», indovinate quali.
Un attimo, però. Chiariamo. Mantellini parla da «elettore del Pd» («L’elettore del Pd che sarei io»), quindi è evidente che per «partito riformista di sinistra» intenda qualcosa che sta oltre il Pd: un partito ancora da venire, insomma. E dunque: quali sono questi «ostacoli insormontabili» che Mantellini vede frapposti tra il Pd così com’è, quello cui comunque ci risulta abbia dato il voto, non sappiamo se turandosi il naso o meno, e il «partito riformista di sinistra» che voterebbe, certo di non doversi veder costretto a turarselo?
Aspettate, non vi precipitate subito a dare una risposta, ché poi a sapere quella esatta ci rimanete male e ve la prendete con me perché non ho saputo esporvi a dovere i termini della questione, che sembra semplice, ma in realtà non lo è affatto.
Procediamo senza fretta, cominciando col chiarire cosa debba intendersi con «riformista» e «di sinistra», ovviamente per Mantellini. E chiariamolo facendo degli esempi, perché si tratta di concetti diventati così vaghi che ultimamente dentro ci si trova di tutto, perfino l’idea che la crescita del paese tragga formidabile impulso dall’abolizione dell’art. 18 e che tocchi ai contribuenti pagare i debiti che De Benedetti non ha pagato al Monte dei Paschi di Siena.
«Riformista», per Mantellini, significa per esempio «prendere atto della necessità di riformare la scuola pensando agli studenti prima che agli insegnanti»; e poi «prendere atto dello strapotere politico di alcuni grossi apparati sindacali che hanno infiltrato ogni angolo della macchina decisionale del paese e provare a metterci rimedio, per esempio iniziando faticosamente a premiare il merito più che l’appartenenza»; ancora, significa «investire sui giovani che sono la vera classe povera italiana e contemporaneamente la nostra unica speranza»; e poi «sposare un’idea di innovazione che non riguardi la Salerno-Reggio Calabria o peggio i ponti di Messina ma le autostrade informatiche e in generale gli ambiti digitali»; ultimo esempio di cosa significhi «riformista», «tenere distanti i propri mediocri amichetti dalle poltrone delle partecipate o delle fondazioni bancarie».
Esempi «banalissimi», dice Mantellini, ma solo perché lui è la modestia fatta persona. Di fatto, si tratta di riforme sulle quali faccio fatica a immaginare possano esserci obiezioni, tantè che sono nel programma di ogni partito, compreso il Pd, che le promette a ogni tornata elettorale. In quanto ad attuarle quando sta al governo, beh, quello è un altro paio di maniche.
Si prenda a esempio – esempio banalissimo, qui provo ad essere modesto anch’io – il governo Renzi. Tanto per dire, la cosiddetta Buona Scuola: scontenta gli insegnanti, ma per caso avete visto fiumane di studenti in festa? E il cosiddetto Jobs Act: avete registrato tutto ’sto travolgente entusiasmo fra i giovani? Non parliamo, poi, della priorità che le autostrade informatiche hanno avuto rispetto al ponte sullo Stretto di Messina, d’altronde una cosa è fare il romantico coi polli della Leopolda e un’altra è farlo venir duro a quelli della Impregilo. Cali un velo pietoso, infine, sugli scoronconcoli e le ciamporgne che il braggadocio ha da subito provveduto a sistemare nei punti chiave di partito, parlamento, governo, sottogoverno, stato e parastato: peggio delle cavallette, peggio della peronospora.
A stretto rigor di logica c’è da supporre che Mantellini non debba aver trovato molto «riformista» il governo Renzi, ma più in là del supporlo non ci è consentito andare, perché negli ultimi tre anni non è che lo si sia sentito lamentarsi troppo. Dev’essere stato il governo Gentiloni ad avergli fatto scattare la molla, va’ a capire.
E «di sinistr? Come dovrebbe essere, per Mantellini, un partito «di sinistr? Cosa dovrebbe avere a cuore un partito «di sinistr? È presto detto: «i diritti civili dei singoli cittadini, le libertà individuali, la solidarietà verso gli altri».
Un «di sinistr che vi suona strano? Sarà perché tanta attenzione allindividuo non è mai stata fra le peculiarità della sinistra, sempre più attenta ai bisogni della collettività. Però direi che «solidarietà verso gli altri» dissolve ogni perplessità.
Come dite? Trovate che sia locuzione troppo vaga, tant’è che la si trova pure nel programma di Casapound e nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa? Consentitemi di dirvi che siete in errore: è che ultimamente la sinistra non gode di ottima reputazione, e a mostrare troppa confidenza col suo tradizionale idioletto si corre il rischio di essere additati in società come pericolosissimi socialdemocratici, il che a dei flagiziosi della risma dun Gilioli o un Civati, che si sparano in vena un Piketty a colazione e uno a cena, questo potrà non far né caldo né freddo, e infatti eccoli lì, un giorno sì e laltro pure, a esibirsi come viziosi del welfare più spinto, mentre Mantellini non è della stessa pasta, questo è tutto: «di sinistra» pure lui, ma meno incline a strepitarlo ai quattro venti con parole troppo forti come – chessò – redistribuzione. Mera questione di galateo.
Ecco, vi ho dato l’aiutino, ora potete rispondere: quali sono gli «ostacoli insormontabili» che impediscono al Pd diventare il «partito riformista di sinistra» che piacerebbe tanto a Mantellini?
C’è rimanere a bocca aperta: (1) la minoranza del Pd, altrimenti detta «sinistra interna», e (2) quanti «da Fassina a Vendola» stanno a sinistra del Pd, dall’esterno. Sinistre che probabilmente Mantellini ritiene abusive, perciò naturalmente antagoniste della sinistra vera. Ma poi ci sono pure (3) «Alfano, Berlusconi e tutto il berlusconismo di ritorno da Verdini a certi residui millimetrici di Scelta Civica», che onestamente si fa fatica a capire come possano essere di ostacolo alla costruzione di un partito «di sinistr: basterebbe scaricarli, dunque l’ostacolo non sono loro, ma chi se li è caricati e ancora non li scarica. Così per (4) la «quota di attuale classe dirigente del PD mantenuta in sella per interesse o per esigenze di forza maggiore il cui esempio più rilevante è Vincenzo De Luca»: chi la mantiene in sella?
Sembrerebbe che Mantellini abbia una tremenda difficoltà nel realizzare che l’ostacolo più grosso posto alla costruzione del «partito riformista di sinistra» che da elettore del Pd vorrebbe votare è Renzi. O sarà che l’ha capito, ma l’ostacolo sta nel riuscire a dirlo. E questi, al momento, paiono i veri «ostacoli insormontabili».

28 commenti:

  1. La reductio ad Hitlerum non fa onore alla sua intelligenza. Bastasse "far fuori" Renzi...

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    1. Non basta farlo fuori, né mi pare di aver mai scritto che basti, quindi ritengo assai poco motivato e pertinente il suo commento.

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    2. «Il più grosso ostacolo all'edificazione di una villa su quel terreno è la macata bonifica della palude su tutta l'area».
      "Bastasse bonificare un terreno per costruire una villa".
      No, ma continuiamoci pure a lamentare dei materiali o del geometra...

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  2. Bel commento, grazie! Il post di Mantellini l´ho letto e l´ho trovato veramente deprimente.
    Parafrasando la famosa citazione: "Con questi elettori non vinceremo mai..."
    Cordiali saluti
    Massimo

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  3. Pensare che fare una riforma della scuola che metta al centro gli studenti riscuota il plauso degli studenti o che fare una buona riforma del lavoro utile anche o soprattutto ai giovani riceva il plauso dei giovani è al più ingenuo, ma al meno una pura scemenza usata consapevolmente. Detto ciò Renzi è stato altamente riformista per gli standard italiani: ha fatto la riforma Ichino. Il suo riformismo finisce qui, ma è pur sempre molto più di quanto fatto da tutti gli altri. Un'ottima riforma che ovviamente non ha ricevuto il plauso dei giovani i quali sono divisi fra estrema sinistra, estrema destra, e comunione e liberazione, vale a dire non capiscono una sega. Per sapere che è ottima si possono seguire due strade, una è la logica l'altra è l'esame dei risultati seguiti alla riforma. La seconda è meno affidabile della prima perché non c'è modo di legare con certezza cause ed effetti, ma unendo logica e verifica empirica si può essere ragionevolmente sicuri nell'emettere un giudizio: rispetto a quel che c'era prima a riforma Ichino è un passo avanti da giganti, un esempio di riformismo coraggioso. A Renzi si può rimproverare di non averla portata avanti fino in fondo, ma sarebbe eccessivo visto che gli altri non erano riusciti a fare un beneamato. Sarà sicuramente distrutta dall insieme delle forze reazionarie che le si sono sempre opposte, fra cui quei sindacati di mer.. che si dice hanno infiltrato ogni angolo della macchina decisionale del paese, è che lei dice hanno tutti in programma di rimettere al loro posto. Peccato che in realtà nessuno lo faccia, e che lei stesso apre l'articolo criticando l'abolizione dell'articolo 18, schierandosi cioè coi sindacati sulla questione, ed usando per lo più l'argomento che tale abolizione non avrebbe dato alcun formidabile impulso, quando nessuno ha mai sostenuto che di per se l'abolizione dell'articolo 18 fosse una grande riforma destinata a dare un formidabile impulso. Certo non Ichino, ne la sinistra liberale riformista. Invece Renzi ha avuto la capacità di portare il Pd a un grado di autonomia o di rottura con i sindacati, che io precario considero il principale nemico dei giovani, dei precari e dei disoccupati, e in particolare con Cgil che è una associazione di gente che analizza l'economia con le categorie del marxismo e al massimo si è aggiornata a Sraffa, e che propone provvedimento uno più distruttivo irrazionale e demenziale dell'altro. Noterà che non mi sono addentato nella spiegazione del perché logica ed esperienza portano a dare un giudizio positivo della riforma Ichino, questo perché dovrei scrivere un libro, ma soprattutto perché i libri sono stati già scritti e basta leggerli. Basta leggere le opere di Ichino e quelle dei suoi detrattori, si vede subito dove è la logica e dove non è. i giovani che a scuola non imparano neanche i rudimenti dell'economia e che sono sempre pronti a contraddire la logica nel nome della fantasia, diciamo così, e per cippi più cresciuti in un contesto dove si spacciano le teorie economiche e politiche più assurde come possono giudicare in modo sensato questo tipo di riforme? Non possono sic et simpliciter. I giovani della mia università ad esempio si battevano contro i servizi di orientamento al lavoro, perché piegavano l università alle logiche dei privati, che poi gli studenti non sono privati? E cosa sono? Ma se non arrivavano a capire neanche di essere dei privati cittadini vogliamo dire che erano capaci di giudicare riforme della scuola e del lavoro?

    Spago

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    1. Lei incarna un tipo. Anche abbastanza bene, devo dire. E neanche un tipo disprezzabile, aggiungerei. Dunque merita un post a parte, ma fin d'ora le premetto che non dovrà leggerci alcunché di personale, d'altronde di lei so poco più di niente. Una cosa, però, merita di essere affrontata subito, anche se meno rilevante rispetto alle questioni da lei sollevate, ed è quella relativa al giudizio su una riforma. Nel caso di quella della scuola, non spetta agli insegnanti, ma neppure agli studenti. Di grazia, spetta solo a lei? Non mi stupirei se mi rispondesse affermativamente, perché in tutto il suo commento spira un'aria da provetto ingegnere sociale, anche se gli assunti lapidari che semina qui e lì non hanno argomentazione adeguata, per dire che non ne hanno alcuna. Lei rimanda a libri che sarebbero da legger come testi sacri, contesta le categorie marxiste senza produrre motivazioni, e senza neppure far cenno a quali. Non si offenda, ma dà l'impressione di un galletto da combattimento, di quelli che il Renzi manda nei talk show a fare propaganda.

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    2. Sul fatto che assomigli molto ad “un galletto da combattimento, di quelli che il Renzi manda nei talk show a fare propaganda” non ci piove. Hanno imparato la tattica: un diluvio di frasette, ognuna scollegata dall’altra, ma ognuna fieramente apodittica. Per replicare ad ognuna di esse, per smentirle, per rivelarne la falsità e gratuità, sarebbero necessarie moltissime parole. Prendiamo quella dove dice che Sraffa sarebbe un “aggiornamento” del marxismo (segnatamente di Marx). Se provi a chiedergli in che cosa consista il supposto “aggiornamento”, al nostro galletto non resterebbe che saccheggiare wikipedia e chissà quali altri link, poi affastellare tutto quel sciocchezzaio e servitelo dicendoti: e ora sono cazzi tuoi. Chiaro che a quel punto una replica diventerebbe un lavoro sfiancante, soprattutto inutile e avvilente. Meglio lasciar perdere questo genere di estuosi bipedi.

      Per altri versi, ciò offrirebbe l’occasione per dire delle cose a riguardo della resistenza, soprattutto in Italia, del mito di Sraffa quale “aggiornatore” o critico di Marx. E però siamo sempre lì, a che pro?

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    3. In effetti ci manda spesso il Sindaco di Pesaro, al secolo Ricci Matteo, che non definirei un galletto da combattimento.
      Non saprei proprio come definirlo, ecco.
      Stia bene.
      Ghino La Ganga

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    4. Però non mi sembra che Malvino intendesse letteralmente dire che il problema è che i giovani non siano entusiasti del Jobs Act in quanto tale, ma che non ne siano entusiasti in quanto ad esserne stati beneficiari (vedasi ultimi dati sulla disoccupazione giovanile).

      Per quanto concerne la scuola, salvo affermare sempre che al centro siano gli studenti, si fa fatica a capire di volta in volta come si concretizzi questo principio: è pensabile che gli studenti si giovino di insegnanti demotivati o relegati in fondo alla scala sociale di significanza? È davvero realistico ritenere che l'insegnate migliore possibile per uno studente sia una mamma che fino a qualche giorno prima allattava un pargolo che adesso è rimasto a mille chilometri di distanza e che è diventato per lei il primo motivo di preoccupazione?
      Non si capisce in concreto come la Buona Scuola abbia perseguito questa obiettivo, se non sulla carta o nelle intenzioni: per esempio, se il potenziamento è una buona idea, dall'altra come fa anche ad esserlo il fatto che nelle scuole abbiano mandato insegnanti in materie di cui le singole scuole non avevano espresso bisogno? E ciò in nome della loro autonomia?

      Per finire poi col concetto che io trovo forzato che gli studenti universitari siano dei privati tout court: parliamo delle università statali pagate oltre il 90% da soldi di tutti, anche di quelle famiglie che non possono permettere ai propri figli di andarci? A me sembra legittimo che ci si possa aspettare da chi ha proseguito gli studi, oltre chiaramente ad un successo personale del tutto privato, anche un ritorno che arricchisca tutta la comunità (che si è fatta carico materialmente della sua formazione definita "privata").

      A me ha infine sempre sorpreso chi critica radicalmente il sistema di istruzione universitario italiano come all'origine della scarsa ricezione di competenze nel mondo del lavoro, quando all'estero normalmente vengono stesi tappeti rossi per ogni laureato italiano (o almeno, così è sempre stato almeno con le lauree vecchio ordinamento).
      Sono d'accordo che i sindacati abbiano con ricorrenza perseguito numerose e gravi storture del loro ruolo ideale, ma sull'altro fronte abbiamo una classe imprenditoriale che è spesso sembrata votata alla sopravvivenza fine a sé stessa. Non escluderei che in tutto ciò giochi un ruolo la ridotta dimensione media dell'impresa tipica italiana, anche in virtù di alcune leggi esistenti.

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    5. Caro Spago, i modelli funzionanti di mercato del lavoro liberalizzato prevedono una serie infinita di ammortizzatori sociali e redditi integrativi.
      Tutte le leggi fatte dall'inizio al jobs act avevamo molto di precarietà, poco di welfare.
      È come costruire un'auto senza ruote, e quando ti fanno notare che non si muove tu rispondi che è un primo passo, il motore e l'estetica sono uguali. Ma un'auto immobile non serve a una beata fava.

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    6. @Paolo
      sull'università ho molti dubbi. Ne conosco anche personalmente di persone a cui hanno steso quel tappeto rosso, ma nove su dieci sono laureate in materie scientifiche. Il 'diritto allo studio' qui da noi è diventato piuttosto 'diritto a studiare quel cazzo che ti pare e aspettarti che il mondo la fuori ti dia un posto fisso e ben pagato'.
      Ora, capisco che con le inclinazioni personali e le capacità c'è poco da fare, io non sarei potuto diventare un designer di valore manco se mi fossi dato allo studio matto e disperatissimo da zero a venticinque anni. O un infermiere, o un ballerino.
      Però non posso credere che di tutte le inclinazioni di un individuo non ce ne sia mezza che può offrire un minimo sbocco sul mercato del lavoro. Abbiamo stuoli di avvocati, stuoli di laureati in scienze politiche, lettere, filosofia, scienze della comunicazione. E quando cerchi delle persone in determinati ruoli, quelli che vanno di moda e c'è più domanda, i nomi sono sempre quelli, le assicuro che nel mercato del digital milanese, ovvero l'unico rilevante a livello nazionale, ci conosciamo tutti, le facce che vedi ai convegni sono sempre quelle lì, e quando ne vedi uno nuovo uscito dall'università gli sono addosso in cinque, me compreso, per capire se è il caso di fargli fare un bel giro di colloqui.
      E non si parla di voucher, si parla di contratti estremamente interessanti, essendoci molta domanda se lo assumi per due lire e gli rompi le palle quello dopo tre mesi ti molla e va altrove.
      Qualcosa il Politecnico di Milano per preparare gli studenti al mondo reale fa, ma ho fatto colloqui a degli individui veramente imbarazzanti, ventisei-ventisette anni e mi pareva di parlare con mio nipote di dodici.
      C'erano le competenze, ma non puoi dirmi che vuoi lavorare da remoto perchè non vuoi trasferirti (ripeto: con uno stipendio che avrebbe coperto l'affitto e pure una discreta vita), che ti senti ancora legato al mondo della ricerca e che quindi hai dei grossi problemi a rispettare una scadenza (giuro, sentita anche questa, letterale), che fare il pendolare ti pesa, che sì verresti pure ma vuoi andare a lavorare all'estero e stai cercando eccetera.
      Io capisco di pedagogia come di sculture masai, per cui non ho idea in che cosa la scuola italiana stia sbagliando, ma sta sbagliando.

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  4. mah...a me sembra che si vogliano complicare inutilmente le cose. E' chiaro che:

    1) Renzi vuole abbassare le tasse ( e dunque ridurre il welfare ) e lo ha fatto nei limiti del possibile.

    2 ) Renzi vuole l'indebolimento del potere contrattuale dei lavoratori ( e dunque l'abbassamento dei salari) e lo ha fatto nei limiti del possibile.

    Invece di girarci intorno si dica se si è favorevoli o contrari a questi due obiettivi. Se no è il solito "chiagni e fotti".

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    1. Sono abbastanza d'accordo, ma non su quell'inutilmente.

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  5. Da un lato per presentare una critica delle teorie economiche marxiste ci vorrebbe un sacco di tempo, dall'altra non avrebbe senso farlo, visto che è già stato fatto esaurientemente. Non devo scrivere le motivazioni di ogni cosa che affermo, da un lato perché certe cose si danno per assodate e condivise, dall'altro perché è perfettamente possibile affermare una convinzione, senza fornirne dimostrazione e questo non dice della correttezza di tale convinzione. Che ad esempio la teoria del valore di Marx sia una boiata è possibile scoprirlo da sè con la logica, o leggendo quanto scritto da altri, ad ogni modo di sicuro non è necessario ridimostrarlo ogni volta. Quindi trovi abbastanza stupido dire che non metto le motivazioni con cui contesto le categorie marxiste. Se le fa piacere dirò che contesto anche la bontà delle categorie naziste di ariano e semita. Se vuole mi rimproveri una mancanza di ragioni.

    Il giudizio sulla riforma ha senso quando espresso da persone competenti, in grado di pronunciarsi con cognizione di causa, o di produrre analisi convincenti dei dati, lei fa torto a sè stesso se ritiene che sia tale chiunque venga fatto oggetto di una riforma. Indichi lei piuttosto perché per il solo fatto di essere un giovane, un precario, un disoccupato, un lavoratore uno sarebbe in grado di dare un giudizio sulla riforma del lavoro. Io penso che Ichino per esempio sia una persona competente e il cui giudizio merita considerazione, lo stesso dico di chi è ugualmente competente anche se di parere diverso da Ichino. Lei non risponde all' obiezione ma si limita a un polemico "di grazia spetta solo a lei?". Il punto è che pur di sostenere la sua tesi ha arruolato studenti e giovani un tanto al chilo. Lei mi rimprovera mancanza di ragioni, ma lei accampa ragioni ridicole contro queste due riforme. Ha attribuito ai suoi bersagli tesi sull'articolo 18 che si è inventato lei. Per cui la mia impressione parimenti senza offesa è che ci sia qualcosa del galletto da combattimento anche in lei.

    Al di là poi della bontà o meno la riforma Ichino è sta sicuramente una riforma profonda come ce ne sono state poche, più della riforma Biagi per esempio. Non può in nessun caso essere ridotta all'articolo diciotto, segna un profondo cambiamento, perciò trovo puramente polemico dire che di riformismo ne hanno mostrato poco. Infin come già detto trovo contraddittorio l'accenno contro i sindacati e il suggerire una posizione sull'articolo diciotto che ormai sostengono solo i sindacati più di sinistra.

    Comunque attendo con trepidazione il suo prossimo o post in cui demolirà i tipi come me, la ringrazio in anticipo e continuò a seguirla..

    Spago

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  6. C'è un signore qua sopra che afferma :.. Che ad esempio la teoria del valore di Marx sia una boiata è possibile scoprirlo da sè con la logica, o leggendo quanto scritto da altri, ad ogni modo di sicuro non è necessario ridimostrarlo ogni volta.

    Ora ,visto che bene o male so leggere quanto scritto da altri, desiderei che visto che si è tirato in ballo la "logica "il signore di sopra,ci illustrasse con parole sue, brevemente, in sintesi, a parer suo, come la teoria del valore sia una boiata.
    Magari con un accenno all'attualità della crisi odierna e al fatto che gira e ririgira ,non se ne esce con le misure ordinarie,se non le solite ricette che vanno a parare nella sola direzione " che bisogna competere con i Cinesi e gli indiani.
    Io per esempio sono uno che da sé ha fatto una serie di cazzate, che però avevano una loro logica.

    caino

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    1. Com'è l'emoticon del sogghigno?

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    2. Ma lei ce l'ha la patente per dare il giudizio sulla riforma? Perché quel tizio lì sopra sostiene che solo chi ce l'ha può esprimere un giudizio sulla riforma. Fra l'altro le patenti le rilascia lui, solo ed esclusivamente a chi da un giudizio positivo sulla riforma.
      Quindi si taccia, fratricida!

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  7. Paleontologia, ecco l'impressione che si ricava dai commenti a questo post

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  8. Per contro ancora non capisco la disciplina della "futorologia ".
    Dato lo stato attuale e la sua diffusione ,penso che tale moderna disciplina vada sistemata con metodo scientifico di modo da saper distinguere tra un economista moderno e una cartomante.

    caino

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  9. Ecco, adesso capito io a fagiolo per dire una cosa. Detesto Renzi, anche se concedo a Spago che sotto certi punti di vista può essere considerato più riformista degli altri: ma il problema vero di questo ragionamento è che depone malissimo per gli altri, e che il riformismo di Renzi non si avvicina neppure di striscio alla quantità - e qualità - che servirebbe al Paese per rialzarsi. Oltre al fatto che è stato intermittente: è esistito solo sul lavoro, ma poi, sulla tassazione delle c.d. "rendite" e sulle pensioni il Pinocchio di Firenze è stato controriformista facendo - guarda un po' - esattamente quel che da anni chiedevano i sindacati che lui doveva mandare affanculo (come no). Per il resto, sono un po' perplesso. Qui si chiede a uno che dice che Marx è cacca di dimostrarlo. Nel 2017. Non so, facciamo un dibattito sull'ipotesi che il cioccolato faccia ingrassare? In quale consesso economico qualificato - istituzioni internazionali, grandi università, pubblicazioni peer reviewed - si tiene ancora in considerazione Marx? Ma qui arriva il solito equivoco, temo: in economia non contano i dati ma i valori personali: quindi va bene tutto... Perplesso pure sull'idea che coloro sui quali ricade una riforma debbano promuoverla/bocciarla. Facciamo così: aboliamo l'ordine degli avvocati e i tariffari minimi, poi chiediamo agli avvocati medesimi di giudicare. Introduciamo la separazione delle carriere Pm/giudici e aspettiamo il placet dei magistrati... Insomma la mia impressione è che, pur avendo Spago scommesso sul cavallo sbagliato (spoiler: quello giusto non c'è), abbia fatto perfettamente centro sui bersagli delle sue polemiche. Anche perché senz'altro è un problema mio, ma io da queste parti io ricordavo Stuart Mill, non la difesa del marxismo, della redistribuzione o dell'articolo 18

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    1. A me pare che l'unica cosa che dovrebbe essere chiara a tutti nel 2017 è che ad essere cacca sono innanzitutto i "consessi economici qualificati" — poi vorrei capire se stiamo parlando di quelli che "hanno previsto 10 delle ultime quattro recessioni economiche" (e non so quante fini imminenti dell'euro), di quelli che "sbagliano" a fare le somme su Excel (Excel… ma tutto peer reviewed, beniteso), o di entrambe le parrocchie.
      Mi chiedo, a margine, se questi consessi qualificati utilizzino ancora le "teorie economiche" di Smith, Ricardo o Stuart Mill; e quale, tra una risposta affermativa ed una negativa, sarebbe più imbarazzante per chi ha scritto sopra (ma, volendo, anche per i consessi).

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  10. "Perché quel tizio lì sopra sostiene che solo chi ce l'ha può esprimere un giudizio sulla riforma. Fra l'altro le patenti le rilascia lui, solo ed esclusivamente a chi da un giudizio positivo sulla riforma." Ho esplicitamente scritto il contrario, per cui no, a lei non si può logicamente rilasciare una patente di onestà..

    E confermo bastano normali capacità logiche per capire che i prezzi non li fanno produttori e venditori, che non sono costi+profitto, che non c'è teoria del valore oggettivo che stia in piedi, le implicazioni della legge della domanda e dell'offerta, e la legge dell'utilità marginale decrescente.. oggi è più facile rispetto ai tempi di Marx quando c'erano le teorie di Smith e Ricardo.

    Comunque è un piacere battibeccare con voi. Tanto che aggiungo un'altra cosa: non sono un fan di Renzi, la sola cosa che difendo a spada tratta è la parziale realizzazione della riforma Ichino. Sono un estimatore di Ichino il cui lavoro seguo da molti anni, ma su cui ho letto anche moltissime critiche, anche sensate. Di sicuro la sua proposta di riforma era la più radicale, completa, e profonda in campo. Più di quella per dire di Boeri e Garibaldi. Non per nulla sollevava enormi resistenze e in particolare dalla parte più conservatrice del sindacato. Averla realizzata - seppure cedendo qualcosa - è stata un'impresa notevole. Chi la derubrica come "abolizione dell'articolo 18" è - per dire le cose come stanno - un buffone senza arte ne parte, che non sa di cosa parla, e non perché io sia l'autorità che rilascia le patenti. Chi ritiene che i GGGGiovani in quanto tali abbiano ricevuto dallo spirito santo la capacità di esprimersi a ragion veduta su una riforma complessa come questa è un illuso all'ennesima potenza e chi non lo crede ma lo scrive per far polemica è... fate voi..

    Spago

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    1. "Un'ottima riforma che ovviamente non ha ricevuto il plauso dei giovani i quali sono divisi fra estrema sinistra, estrema destra, e comunione e liberazione, vale a dire non capiscono una sega."
      "Noterà che non mi sono addentato nella spiegazione del perché logica ed esperienza portano a dare un giudizio positivo della riforma Ichino, questo perché dovrei scrivere un libro, ma soprattutto perché i libri sono stati già scritti e basta leggerli."
      " i giovani che a scuola non imparano neanche i rudimenti dell'economia e che sono sempre pronti a contraddire la logica nel nome della fantasia, diciamo così, e per cippi più cresciuti in un contesto dove si spacciano le teorie economiche e politiche più assurde come possono giudicare in modo sensato questo tipo di riforme?"
      "Ma se non arrivavano a capire neanche di essere dei privati cittadini vogliamo dire che erano capaci di giudicare riforme della scuola e del lavoro?"

      Questo è un'antologia di ciò che ha scritto, e a me, che sono profondamente disonesto, sembra che trasudi autoreferenzialità e supponenza.

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    2. Credo che non avrò bisogno di dedicare a Spago un post a parte.

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  11. Post interessante e divertente. Notevole per abbondanza anche l'off-topic nei commenti.
    Alberto Garbato

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  12. Poi ci sarebbe sempre quel piccolo dettaglio del conflitto tra lavoro e capitale, che sarebbe la ragione fondante della sinistra, e che sfugge sia a Mantellini che al PD. Così, per dire.

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  13. Sarebbe utile che Malvino informasse Maurizio Ferrera che oggi scrive sul Corriere che valutare il jobs act è complesso, e che si tratta di una delle poche riforme strutturali degli ultimi 25 anni, di quanto si sbaglia.. infatti è semplicissimo: basta dire che non ha entusiasmato i giovani e ridurre tutto all'abolizione dell'articolo 18 che - scrive Malvino - avrebbe dovuto portarci nell'iperspazio della crescita economica e invece no, ci ha lasciati a terra...

    http://www.corriere.it/economia/17_febbraio_13/gli-effetti-veri-jobs-act-f94e39ca-f15c-11e6-b184-a53bdb4964d9.shtml

    Poi bisogna informarlo anche che è spocchioso, autoreferenziale, supponente e presuntuoso come uno Spago qualsiasi, nel dire che valutare è complesso.. quando invece questo post di Malvino dimostra che con un po' di teatro e tanta superficialità chiunque può valutare un tanto al chilo qualsiasi cosa.

    Io purtroppo mi ostino a sbagliare e faccio notare che in tutto ciò nessuno ha ancora dimostrato perché il giudizio dei giovani in quanto tali dovrebbe avere questo grande valore.. continuo a pensare ad esempio che non si possa giudicare la riforma Ichino senza conoscere il lavoro di Ichino e che la maggior parte dei giovani non lo conosca, continuo a pensare che non si possa capire la logica della riforma senza avere alcune nozioni base sull'economia e il mercato del lavoro e che la maggior parte dei giovani non abbia queste conoscenze.. Forse sono presuntuoso perché mi baso sulla mia esperienza, io tendo a non avere delle conoscenze finché non me le faccio, a non sapere cosa è scritto in un libro finché non l'ho letto, a non conoscere il pensiero di una persona finché non la sento parlare o non leggo ciò che scrive.. probabilmente i giovani di oggi hanno superato questo stadio primitivo dell'umanità e hanno la scienza infusa. Di fronte a loro e a Malvino, che forse sta vivendo una nuova giovinezza, la realtà si piega a piacere e la riforma Ichino non è né una riforma strutturale, né una riforma complessa da valutare, né una riforma retta da una logica di sinistra-liberale, né una riforma che ha dato oggettivi risultati positivi. Anzi probabilmente non è proprio una riforma. Anzi probabilmente non esiste e non è mai avvenuta.

    Allegria!

    Spago

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  14. "Forse sono presuntuoso perché mi baso sulla mia esperienza, io tendo a non avere delle conoscenze finché non me le faccio, a non sapere cosa è scritto in un libro finché non l'ho letto, a non conoscere il pensiero di una persona finché non la sento parlare o non leggo ciò che scrive.. probabilmente i giovani di oggi hanno superato questo stadio primitivo dell'umanità e hanno la scienza infusa."
    Quiindi chiunque ha letto e conosce ciò che ha letto lei deve per forza essersi fatto le stesse idee.
    Mentre chiunque ha maturato convinzioni differenti lo ha fatto perché non conosce abbastanza e non ha letto tutto quello che ha letto lei.
    Le cose giuste da leggere sono quelle che ha letto lei, il resto è fuffa.

    Questi due elementi che si intuiscono dalla sua frase confermano la mia opinione sulla sua autoreferenzialità e supponenza.

    Ammirevole il fatto che lei si basi sulla sua esperienza, un po' limitante il fatto che lei non concepisca che forse anche le idee diverse dalle sue possono avere la medesima dignità.

    Ometto di citare pareri diversi da quello che cita lei perché so già quale sarebbe la risposta ... sempre di patenti si tratterebbe.

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