giovedì 15 novembre 2012

Säkularisation

Carl Schmitt vede «il passaggio decisivo dal diritto internazionale medioevale a quello moderno, da un sistema di pensiero ecclesiastico-teologico a uno giuridico-statale» (Il nomos della terra, Adelphi 1991 - pag. 134) nell’ingiunzione che Alberico Gentili (1552-1608) rivolge ai chierici nelle sue Commentationes de jure belli (1588): «Silete, theologi, in munere alieno!» (I, XII), che con un po’ di libertà nel tradurre sarebbe: «Chiudi il becco su ciò che non ti compete, prete!».
È qui, secondo molti (Lübbe, Rèmond, Borghesi, ecc.), che si rompe l’egemonia culturale che il clero ha detenuto per quasi un millennio e prende avvio quel processo che è detto «secolarizzazione». E tuttavia il termine compare per la prima volta solo due secoli più tardi, col Reichsdeputationshauptschluss del 1803, nel quale Säkularisation sta a significare confisca dei beni ecclesiastici. Il processo di emancipazione dall’egemonia culturale del clero, insomma, riesce a trovare un nome solo quando al prete vengono strappati i privilegi che gli hanno consentito di esercitarla.
Ormai di ciò rimane traccia solo nei dizionari, dove la «secolarizzazione» è innanzitutto «il passaggio di beni, oggetti, cose, istituzioni, valori dalla dipendenza del potere ecclesiastico a quella del potere civile» (Treccani), mentre il suo significato corrente sta esclusivamente negli effetti di questa spoliazione: il trascendente non è più fonte del diritto, l’uomo ha perso la sua dimensione creaturale, il divino è stato estromesso dal sociale, l’autorità morale della Chiesa collassa.
Si è appena chiuso un Sinodo dei Vescovi nel quale il termine è stato usato di sovente, mai per rammentare che in origine apparteneva esclusivamente al lemmario giuridico: «secolarizzazione»  ha significato esclusivamente «scristianizzazione». Il paradosso sta nel fatto che la Chiesa si dichiara Spirito incarnato, ma sembra aver perso la faccia tosta per pretendere, com’è stato per secoli, che Dio abbia tanto più spazio nel sociale quanto più grassa sia la pancia dei propri ministri. Insomma, pare presa dal pudore di ammettere che il «ritorno del sacro» altro non sia che una richiesta di risarcimento fuori tempo massimo.      

1 commento:

  1. Non conoscevo l'origine del significato di secolarizzazione come confisca dei beni ecclesiastici. Non sarebbe una cattiva idea metterla in pratica, ma in questo paese di bigotti
    si continuano a regalare beni al clero, oltre che privilegi, vedi la storia dell'IMU, impensabile una confisca.
    Accontentiamoci di una sempre troppo lenta "scristianizzazione". Misera consolazione.

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