Martedì
4 dicembre, su la Repubblica, Pietrangelo Buttafuoco firma una pagina da
incorniciare: è «Il dizionario dei “destrutti”», lemmario in 23 voci – da «Alfano,
Angelino» a «Zanicchi, Iva» – di un centrodestra al marasma. Il cappello
introduttivo è un epitaffio: «Fece di un acquitrino una città: Milano 2. Fece
di una tivù da scantinato un impero editoriale: Mediaset. Fece di una squadra
nobile ma decaduta un’invincibile armata: il Milan. Fece di una maggioranza
politico-culturale un ventennio di lotta e di governo, quel berlusconismo che,
al netto di avanspettacolo e arci-Italia, si conclude con un incredibile
fallimento. Di strategia, tattica e visione. L’unica eredità lasciata da Silvio
Berlusconi, alla fine, è quella della destra distrutta».
Non era
la prima volta che Buttafuoco firmava una pagina su la Repubblica: l’esordio, venerdì
9 marzo, con «Le signorine dell’ironia – Da Franca Valeri a Geppi Cucciari, una
risata seppellirà il mammismo». Pazzi per Repubblica la definiva «notizia
dell’anno» e commentava: «Pietrangelo Buttafuoco è diventato una firma di
Repubblica! E che dirà ora Giuliano Ferrara, che lo ha lanciato? E il Gruppo
Mondadori, che lo ha foraggiato? E il berlusconismo salottiero, che lo ha
incensato?».
Nessun
problema, invece. Neppure due settimane dopo, quando sul quotidiano di Largo
Fochetti usciva «Intellighenzia padana – Il Pantheon culturale degli eretici
leghisti» e a sollevare analoghe perplessità era Dagospia: «Miracolo a
Repubblica! Pietrangelo Buttafuoco, il cosiddetto “fascio-islamista”,
giornalista “fogliante” i cui romanzi mai venivano recensiti, entra a vele
spiegate tra i collaboratori delle pagine culturali del giornale di Ezio Mauro
(grazie a Scalfari?)».
Era già
da qualche mese, in realtà, che la censura era caduta: sabato 1° ottobre, a
firma di Salvatore Ferlita, la Repubblica aveva pubblicato una benevola recensione
del suo ultimo romanzo, Il lupo e la luna (Bompiani, 2011), intervistando l’autore.
Le critiche di Buttafuoco al centrodestra e a Berlusconi, invece, erano cominciate
almeno due anni fa, dalla sua rubrica quotidiana sulle pagine de Il Foglio. Che
da mercoledì 5 dicembre è scomparsa, senza uno straccio di spiegazione al lettore.
Solo
una candida mammola può non vedervi uno stringente nesso causale con quanto
Buttafuoco aveva firmato il giorno prima su la Repubblica, ma che è accaduto?
Non è difficile intuirlo. «Il dizionario dei “destrutti”» ha mandato in bestia
un bel po’ di cortigiani a Palazzo Grazioli ed è partita una telefonata
altamente qualificata al Gruppo Mondadori. Possiamo provare a immaginarla.
«Pronto…»
«Ciao, Marina, sono papà…»
«Ciao. Dimmi…»
«Mi chiedono la testa di Buttafuoco per quella paginaccia uscita oggi su la Repubblica…»
«Ma infatti. Ho letto anch’io. Uno stronzo che sputa nel piatto nel quale mangia da anni…»
«Senti, facciamo valere il diritto di esclusiva che abbiamo, così impara…»
«Non preoccuparti, provvedo subito… Ma, lì, come vanno le cose?»
«Come le ha descritte Buttafuoco...»
«Ciao, Marina, sono papà…»
«Ciao. Dimmi…»
«Mi chiedono la testa di Buttafuoco per quella paginaccia uscita oggi su la Repubblica…»
«Ma infatti. Ho letto anch’io. Uno stronzo che sputa nel piatto nel quale mangia da anni…»
«Senti, facciamo valere il diritto di esclusiva che abbiamo, così impara…»
«Non preoccuparti, provvedo subito… Ma, lì, come vanno le cose?»
«Come le ha descritte Buttafuoco...»
Sono certo che sarà stata cestinata:
RispondiEliminaAl direttore - Racconto io quello che avete difficoltà a raccontare voi? E dunque. "Il dizionario dei destrutti" non era la prima pagina che Pietrangelo Buttafuoco firmava su la Repubblica, ma fin lì la Mondadori non aveva sollevato alcun problema. Fin lì, appunto, perché quell'epitaffio sul centrodestra ha fatto venir voglia alla Mondadori di rivendicare la sua piena esclusiva su quella firma ed ecco che anche il Riempitivo scompare dalle pagine del suo giornale. Senza nemmeno due righe di spiegazione ai lettori, e questo è grave, perché ci sarà chi avrà pensato che "Il dizionario dei destrutti" avesse irritato lei. E invece si è trattato di un colpo di coda del conflitto d'interessi. Ciò che trovo impressionante in questa faccenda, però, è la rapidità del colpo: tutta la forza ormai sta nella sola coda.
Luigi Castaldi
eh
EliminaLOL.
RispondiEliminaLuigi Castaldi,
RispondiEliminastai dicendo che la rubrica Il riempitivo (ultimo articolo del 4 dicembre) è stata soppressa?
Saluti,
Salvatore D'Agostino
Sì.
EliminaQuest'azione d'impeto fa presagire una campagna elettorale che non farà prigionieri (per usare un gergo molto destroso).
Eliminaricordo con invidia buttafuoco perché una quindicina d'anni fa costanzo ci invitò entrambi a un suo show a roma, e lui dopo in hotel riuscì a scoparsi la bella moglie del suo camerata de corato, allora non ancora divorziata
RispondiElimina