lunedì 25 marzo 2013

Nulla accade due volte nello stesso modo

Il Popolo d’Italia va in edicola il 9 dicembre 1926 dando notizia che il fascio littorio, simbolo prima dei Fasci di combattimento (1919) e poi del Partito nazionale fascista (1921), è adottato come «emblema statale». È il segno tangibile che il fascismo mira all’identificazione tra partito e nazione, com’è in ogni progetto di Stato organico. Perché ciò si realizzi, tuttavia, occorre un partito unico. Della nazione, infatti, e fin dall’etimo, un «partito» è solo una «parte». Trova espressione in un’organizzazione che si candida alla gestione del potere politico, è vero, ma non può tollerare concorrenti se ha per fine l’identificazione con la nazione nella sua interezza: ogni altra «parte» diversa da quella che «legittimamente» aspira a rappresentare il tutto è da considerare superflua, per la sua sostanziale irrilevanza, o dannosa, per la minaccia posta all’unità di intenti che nello Stato organico trovano il corrispettivo che l’Io ha in un corpo vivente. È quello che troverà realizzazione nel 1928, quando il Partito nazionale fascista è dichiarato partito unico. Lo rimarrà fino al 1943, cercando – e in buona parte riuscendo – ad assorbire gli interessi delle categorie sociali nel sistema corporativista enunciato con la Carta del Lavoro del 1927.
Nulla accade due volte nello stesso modo, sta di fatto che per Beppe Grillo tutti i partiti sarebbero inutili, tranne il suo, che si candida a rappresentare il 100% del paese, anzi pare già lo rappresenti, anche se a votarlo è stato solo il 25%. In realtà, per Beppe Grillo, tutti gli altri partiti non sarebbero soltanto inutili, ma anche dannosi perché costituirebbero una minaccia per gli interessi del popolo italiano, che invece solo il M5S sarebbe in grado di esprimere legittimamente. Cosa devono fare gli altri partiti? «Arrendetevi, siete circondati dal popolo italiano… Arrendetevi, e io vi prometto che non useremo nessuna violenza su di voi… Andatevene finché siete in tempo…». Sulla promessa fa fede il fatto che si dichiara in grado di trattenere la violenza del popolo italiano: «Ho incanalato tutta la rabbia in questo movimento. Dovrebbero ringraziarci: se noi falliamo l’Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade». Si tratta – e l’ho già scritto – del presentarsi come forza d’ordine che ha incorporato la violenza che ha cavalcato e fomentato, facendosene forte, con tratto demiurgico, per promettere di neutralizzarla, ma in cambio del potere. È la tecnica del colpo di stato senza spargimento di sangue. E il partito che si candida a riassorbire in sé i conflitti sociali si fa garante pure del sistema che sul piano economico li riconduce al sistema corporativistico del partito-nazione: «Arrivano le categorie da me… I notai, i farmacisti, i commercialisti… Dicono: “Siamo 20.000, ci dica cosa fa per noi, così poi le vediamo se darle il voto”… Guardate che avete sbagliato la domanda… Voi venite nel movimento, vi iscrivete, vi mettete così [indica i candidati del M5S che stanno in piedi alle sue spalle ad ogni tappa dello Tsunami Tour], vi votano, andate in Parlamento e portate avanti voi gli interessi della vostra corporazione…».

Il «fascio» diventa forma di movimento politico ben prima del 1919. Benito Mussolini è nato da meno di un mese – siamo nel 1883 – quando Felice Cavallotti, Andrea Costa e Giovanni Bovio danno vita a un fronte che va a raccogliere e coordinare un variegato numero di organizzazioni contadine e operaie di sinistra in opposizione al governo Depretis. Si chiama Fascio della democrazia e ha per emblema un fascio littorio, che per espressa intenzione dei suoi fondatori sta a rappresentare la convergenza di forze diverse (socialisti, anarchici, radicali, ecc.) in un’unità di fine, ma è al contempo anche l’esplicita evocazione del simbolo che il popolo della Roma repubblicana conferisce ai propri eletti alla carica di console e pretore. Il fascismo tenderà a sottolineare questa valenza simbolica nell’ambito di una più ampia ripresa del mito dell’antica Roma, che non di rado toccherà il tragicomico, ma allo stato nascente, quando aduna i suoi uomini sotto le insegne dei Fasci di combattimento, il fascio littorio è innanzitutto la metafora della confluenza di spezzoni provenienti dalle più svariate esperienze culturali e politiche che in quel momento storico si agitano in Italia. L’orgoglio del raccogliticcio, potremmo dire. Ai suoi esordi sulla scena politica italiana, il fascismo è questo reclutare delusi, frustrati e arrabbiati da ogni contrada. D’altronde, anche sul piano delle idee, l’eclettismo sarà uno dei tratti distintivi del fascismo lungo tutta la sua parabola. Come è stato osservato da numerosi autori (Mosse, Sternhell, Griffin, Eatwell, Paxton), Mussolini non costruisce un’ideologia ex novo, ma attinge a piene mani dagli umori che si levano da un paese in tumulto, e senza curarsi troppo delle patenti contraddizioni tra ciò che mette assieme. Solo in questo modo è possibile «comprendere come lo Stato fascista abbia potuto sottomettere e assorbire senza troppe dilacerazioni l’intera società civile» (Zunino). Nulla di monolitico, nulla di sistematico, nella cosiddetta dottrina fascista dello Stato. Il lavoro che compirà Giovanni Gentile, più che da architetto, sarà da stuccatore.
Certo, nulla accade due volte nello stesso modo. Così, quando si afferma che il grillismo ha stretta analogia col fascismo del 1919, non si intende dire che ne sia la copia o la ripetizione: si vuole solo sottolineare la coincidenza di elementi sostanziali e formali di due esperienze lontane nel tempo, senza dubbio, ma che consentono un parallelismo. E anche se gli elementi formali sembrano prevalenti, quelli sostanziali non sono affatto irrilevanti. Basti la comparazione tra il programma del M5S e quello di Casa Pound Italia, la formazione politica che molto più che implicitamente si richiama al fascismo. Non viene meno la lezione di Popper (Miseria dello storicismo), sia chiaro. Nulla, qui, si dà per prevedibile riguardo al grillismo sulla base di ciò che è stato lo sviluppo storico del fascismo: ci si limita verificare le analogie tra due fenomeni che in entrambi i casi sono la reazione patologica ad una situazione critica (la crisi dello Stato Liberale e il declino della Seconda Repubblica). Per ciò che attiene alla capacità di raccogliere in «fascio» il peggio da ogni dove, fa fede lorgogliosa dichiarazione del leader del M5S che mena vanto di essere riuscito a fidelizzare «estremisti di destra ed estremisti di sinistra, insieme, a gridare in piazza». Al momento, pare non siano intenzionati a bastonare e a purgare chi si oppone allonda, si accontentano di dar sfogo a quel misto di vittimismo e di aggressività che è caratteristico dei movimenti settari.

[segue]   

35 commenti:

  1. Mi domando se sia una copiatura voluta o se sia solo una semplice coincidenza.

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  2. I nomi altisonanti citati non bastano a sostenere un ragionamento fazioso che fa acqua da tutte le parti. Prova ne sia l'uso costante, nella prima parte dell'articolo, del verbo rappresentare e derivati per parlare di un movimento che proprio dal rifiuto del concetto di rappresentanza trae la sua orogine.
    L'ennesimo articolo che, con escamotage artificiosi peraltro dilettanteschi, cerca di spaventare gli ingenui sfruttando temi cari agli ex progressisti.
    La domanda potrebbe essere a questo punto perché? o per chi? Se ci fosse una risposta ad almeno una delle due domande darebbe una maggior dignità all'autore che, scrivendo queste cose per convinzione personale, diversamente si dimostrerebbe poco incline all'analisi storica.
    Senz'altro egli si dimostra poco accorto perché gli artifici usati per sostenere le sue tesi possono essere individuati riga per riga col solo aiuto di "L'arte di ottenere ragione" Schopenhauer. Per motivi di spazio non lo faccio io in questa sede, tanto può farlo chiunque.

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    1. se mi convince che Grillo non si pone come rappresentante dell'"Italia vera", a differenza dei parassiti collusi al soldo di GinoPino, le do ragione.
      Per ora ho solo prove della natura totalitaria del moVimento. O sei d'accordo con loro, oppure sei un idiota, un colluso, un prezzolato, un infame.

      Mi porti delle prove, non so, dei discorsi di Grillo, in cui si ventili l'ipotesi che ci possano essere italiani onesti e intelligenti ma con idee differenti e, soprattutto, altrettanto legittime.

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    2. Mi sono chiesto se valesse la pena di risponderle, gentile anonimo, perché ero indeciso se intendere il suo fraintendere tra "rappresentazione" e "rappresentanza" come un segno di ottusità o di malafede. Non solo. Lei non porta alcun argomento in obiezione a ciò che ho scritto, dice solo che sarei ricorso ad artifici retorici, ma non li indica, tanto meno li smonta. Non ho nulla da risponderle, dunque. Però qualcosa da dirle ce l'ho lo stesso: se non sa cosa dire, né come dirlo, desista.

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    3. Io invece gradirei lo facesse lei e se ci sono problemi di spazio selezioni due a caso tra le righe e tra tutte le parti da cui fa acqua il tutto e spieghi quelle.
      Sono certo che l'impegno sarà sufficiente per concederle la fiducia nel momento in cui identifica nella mancanza di spazio il suo evitare di spiegare ciò che sostiene.
      Se non lo fa per me lo faccia per il Movimento.
      La rete è stracolma di Cittadini "critici della critica" abbondanti di contenuti e studi ma curiosamente mai disponibili a proporli, se non sotto forma del solito ennesimo suggerimento di andare a informarsi altrove cliccare altrove visualizzare altrove e sarebbe un bel momento di novità del quale il Movimento le sarebbe certamente grato l'ascolto, finalmente, di uno che riesce ad andare oltre al "chi ti paga?" come argomento personale e "gùgla Schopenhauer" come fonte suggerita a chi avesse voglia di avere la sintesi del suo pensiero.
      Faccia Lei entrambe le cose.
      Legge Schopenhauer e poi non sa dimostrare in dieci parole una contestazione?

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    4. La colpa è dell'Adelphi, ha spacchettato Schopenauer in manualistica.

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    5. Mi scusi, mi rendo conto di aver lasciato un possibile (e qundi sicuro) appiglio alla sua replica rispetto all'assenza di argomentazioni: il rifiuto del concetto di rappresentanza come prova della debolezza dell'analisi.
      Le ricordo che in parlamento ci sono 163 persone delegate a premere pulsanti a nome di 8 milioni e che questa, checché ne pensi Schopenhauer, si chiama "Rappresentanza".
      Presi dalla "società civile" tanto quanto lo era la Minetti, la Bongiorno, Scalfarotto, la Serracchiani e qualche centinaio di altri che, a meno che lei non abbia video che dimostrino il contrario, a oggi si può esser certi non vengano coltivati dentro serre nell'Area 51.
      Quello che il M5S ha modificato non è il concetto di Rappresentanza ma è il meccanismo elettivo con cui scegliere da chi si viene rappresentati, accettando di accontentarsi di un video su youtube votato da poche migliaia di persone, e il meccanismo di discussione interna delle posizioni da tenere, accettando la bufala di una piattaforma di democrazia "partecipata" che mai vedrà la luce se non nei sogni degli stolti.
      Il meccanismo di rappresentanza è l'unica cosa che a oggi tiene il M5S sullo stesso piano dei restanti partiti.
      Di più: avendo accettato che i 163 che rappresentano gli 8 milioni venissero scelti da un meccanismo aperto solo a poche migliaia a sua volta ristretto ai soli che hanno accesso alla rete, non solo si fonda un meccanismo che fa della rappresentanza la sua struttura portante, ma si è addirittura creato un meccanismo di rappresentanza della rappresentanza.
      Lei, se non è tra i 20mila che hanno avuto il bacio accademico necessario per votare i video alle primarie, votando M5S alle politiche si è affidato a 163 persone che la rappresentano in Parlamento in quanto scelti da altri 20 mila che l'hanno rappresentata un paio di settimane prima.
      Siamo alla Rappresentanza al quadrato.
      Se questo è "rifiuto della rappresentanza" io sono Schopenhauer.

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    6. Non lo umili, Bruno, altrimenti s'incattivisce.

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    7. Illustrissimi dottori, ecc ecc, sono colpito dal proliferare di forme di cortesia, ecc ecc.

      Apparte l'ironia, io, che ho postato come anonimo per pratica di registrazione, ma per rispetto a chi mi ha risposto firmerò questo intervento, continuo a cogliere una particolare acredine in alcuni articoli (e pure in queste risposte) riguardanti il M5S.
      Non sfuggirà al lettore che quanto viene criticato del mio articolo peraltro si ritrova in tutti gli altri e forse questo avviene perché non è semplice argomentare compiutamente in questa sede. Ci prova il signor Bruno, glie ne do atto, ma non arriva molto in là.
      Insomma mi viene chiesto molto più di quanto mi viene dato.
      Non mi sento di assumermi l'onere della prova (come mi chiede il signor Stefano) in quanto non mi spetta. Non sono io che faccio paralleli tra la democrazia perfetta e il grillismo, è l'autore che fa paralleli tra il grillismo e il fascismo, a lui dunque l'onere della prova (sempre che non si incattivisca per usare un altro suo simpatico escamotage) e non mi accontenterò di qualche spezzone di un discorso di Grillo.
      Quanto a Schopenhauer, quello che cito è quello che ho letto (no niente google) e che chiunque capirebbe. Ma citare nomi altisonanti, come s'intende dai vostri articoli, non è concesso al volgo con buona pace delle strutture verticistiche.

      Michele Borgogni

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    8. Questo lo userò per quando qualcuno scriverà sugli antidemocratici blog di Grillo:

      "se non sa cosa dire, né come dirlo, desista"

      MB

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    9. Non le è stato chiesto di argomentare il parallelo tra democrazia perfetta e grillismo, questo è tema che ha aggiunto adesso attribuendolo a chi le ha rivolto la parola, che è la versione sofisticata di "E allora D'Alema Prodi e Gargamella?" che costituiscono la seconda e generalmente ultima replica di ogni dialogo leggibile sulle pagine da cui lei sembra provenire.
      Le è stato chiesto di argomentare i temi che lei ha deciso di inanellare nel commento che ha generato le repliche, null'altro.
      Nell'ordine:
      1: ragionamento fazioso che fa acqua da tutte le parti.
      2: rifiuto del concetto di rappresentanza.
      3: escamotage artificiosi peraltro dilettanteschi
      4: gli artifici usati per sostenere le sue tesi

      Lasciando a Malvino la voglia di dibattere con lei l'1 il 3 e il 4, io mi sono permesso, dopo averle chiesto di scegliere per motivi di spazio uno a caso dei restanti, di dimostrarle la (diciamo così) debolezza del 2 essendo l'unico punto che sembrava avere le sembianze di un abbozzo di argomento.
      La ringrazio per avermi dato atto di averci provato.
      In cambio io ringrazio lei per avermi dato l'ennesima prova del fatto che giusto di tentativo si può parlare.

      A margine: lei non ha citato Schopenhauer, ha solo suggerito di leggerlo come eventuale surrogato di argomentazioni scritte di suo pugno, a chi si fosse scoperto interessato ad approfondire le sue non argomentate tesi.
      Certo il tutto rivela una notevole predisposizione all'ottimizzazione del tempo e dello spazio.
      Dia retta a me e faccia un video di presentazione con la libreria come fondale.
      Nulla esclude che per la prossima legislatura la riffa conceda a lei il ministero dei beni culturali e un conseguente sacco di tempo e di spazio per argomentare all'altezza delle sue potenzialità.

      Non le replicherò oltre, questo è spazio che non ama i dibattiti fini a sé stessi che hanno l'unico obiettivo di fare molto colore e alcuna sostanza.
      Per farne qualcosa di più interessante io un argomento glie l'ho offerto adeguatamente esposto, lei l'ha comprensibilmente ignorato, io sono a posto così.
      Sul perché continui a girare intorno al merito stando bene attento a non toccarlo, parafrasando, avrei cosa dire, saprei come dirlo, ma ugualmente desisto.

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    10. gentil Michele, le viene solo chiesto di spiegare le falle nel ragionamento del tenutario (a suo avviso enormi), e può farlo citando Kant, Asimov, Topolino oppure con parole sue.

      Oppure colpire sotto la cintura, raccontando come la realtà sia ben diversa, come si fa normalmente quando qualche residuato comunista attacca il pippone come se il novecento non fosse esistito.

      PS
      io di acredine ne avevo ben poca, fui pure tentato di votare M5S alla camera. Pensavo che eleggendo gente a caso (quello che sono state le 'parlamentarie'), ma dotata possibilmente di titolo di studio o almeno della capacità di maneggiare un mouse, il movimento sarebbe maturato. Lì sotto i riflettori ci sarebbero state delle persone normali con esigenze normali, non un guru millenarista e un comico miliardario.
      Invece ho scoperto che Crimi mi ha fatto rivalutare la simpatia dei leghisti ("Bersani faccia xxx, poi ne riparliamo", una via di mezzo tra la seconda media e Al Capone), la Lombardi è un capolavoro di ignoranza (lasci perdere la frase sui fascisti, si accontenti di quella sui crediti della PA, la Storia non è per tutti, ma dei basilari concetti di economia sì), c'era miss TiLevoIlSalutoEMeNeVantoSuFacebook, di cui ho per fortuna già scordato il nome, poi i due fantastici 'comunicatori' che vanno in silenzio stampa, eccetera.
      Sono vent'anni che mangio merda, ma almeno era merda offerta a beneficio della pancia (Berlusconi) o di alti ideali poi disattesi (PDS/DS/PD). Questa invece è merda purissima, e nonostante la coprofagia sia un po' lo sport nazionale, il 100%, o anche il 51, li vedo lontani.

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    11. "se non sa cosa dire, né come dirlo, desista"

      Lo diceva il coniglietto (Tippete?) di Bambi:

      "Quando non sai che cosa dire, è meglio che non dici nulla!"

      E nel frattempo, Combattenti della rete, dei social network e dei blog, 5 stelle del moVimento e della rivoluzione, uomini e donne d'Italia, del Blog e follower su Twitter, ascoltate!

      Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di PDL e PDmenoL.
      Scendiamo in campo contro i partiti marci e inciuciati della politica italiana, che, in ogni tempo, hanno osta­colato la marcia e, spesso insidiato l'esistenza medesima del Popolo italiano.

      c'è da proseguire?


      -artomorto-

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    12. Alle vostre (generalizzo per brevità) argomentazioni si trova già in parte risposta nei mie precedenti articoli.

      Quanto al merito credo che il signor Bruno abbia deciso non so quale essere, ma per il sottoscritto il merito è la debolezza dell'articolo del tenutario, non tanto la buona intenzione quanto a contenuti con cui è stato scritto.
      Insomma il tenutario per quanto dotto sembra poco informato sulla realtà del M5S che modifica a pro della tesi che vuole sostenere. A titolo di esempio di cosa intendo per informato linko qui un articolo citato da altro utente del blog: http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2013/3/9/31811-grillo-un-movimento-bifronte/

      A margine qualche considerazione:

      Mi si accusa di non argomentare compiutamente, l'ho già ammesso, lo riammetto. Sarebbe corretto lo ammettessero anche i miei risponditori, non vedo articoli rigorosi e completi tra le risposte. Questo è peraltro normale, ma non sono solo io ad ottimizzare il tempo e lo spazio.

      Invito i risponditori a cimentare i loro affilati strumenti di analisi sul testo del tenutario, di sicuro potranno aiutarlo a migliorarlo. Sarebbe bello e pure necessario perché di paralleli tra grillismo e fascismo in rete ce ne sono decine di migliaia eppure non dovrebbe essere difficile superarli per qualità.

      Al signor Stefano, anche qui scegliendo a mio piacimento dal suo articolo, voglio dire (senza voler criticare) che c'è anche qualcuno che dimentica i secoli precedenti al novecento.

      Tanto vi dovevo, grazie per l'attenzione, ne saprò rendere ad eventuali commenti. Annuncerei volentieri che questo è il mio ultimo articolo su questo tema se non sapessi che sono gli anunci più facilmente disattesi ;-)


      MB

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  3. Salve Dottor Castaldi,
    continuo a leggere questi sui interessanti posts in cui fa parallelismi tra fascismo della prima ora e M5S e credo che, a un certo punto, sia giusto evidenziare una delle (più importanti) caratteristiche fondative della "creatura mussoliniana": lo squadrismo (nato anche come reazione a quella "vittoria mutilata" di dannunziana memoria). Scrivo questo perché se poi si arrivò a quel partito unico fu anche grazie al clima di terrore (alle elezioni, per esempio) e ai crimini delle squadracce, le quali - ricordiamo anche questo - andavano nelle fabbriche a picchiare gli operai per conto dei padroni. Tutte cose, queste, difficilmente ripetibili oggi. A questo punto lei mi ricorderà il titolo del post: "nulla accade due volte nello stesso modo". Certo; ma quanto influì quel clima di violenza e repressione nella salita al potere di Mussolini? E non è forse innegabile che questo elemento non sia affatto presente nel M5S?

    P.s. non sono un elettore grillino.

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  4. Dopo Ferrara, Sofri (figlio), Pannella e la Chiesa Universale, il Nostro ha trovato un'altra magnifica ossessione. Ne sono lieto, tanto per la giustezza del bersaglio, quanto per l'amore isterico che provo verso il suo armamentario polemico. @anonimo: faccia attenzione a non lasciare una scia chimica nelle mutande.

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  5. Mi sembra di aver scritto da qualche parte, nel post, che non intendo dare nulla per prevedibile riguardo al grillismo sulla base di ciò che è stato lo sviluppo storico del fascismo. Il riferimento è alla imprevedibilità degli esiti di un processo in corso sulla base degli elementi di analogia con altri eventi, e anche per questo ho citato Popper (facendo specifico riferimento a I, 5 e IV, 27 di Miseria dello storicismo).
    Mi sembra di aver scritto pure che alla violenza fisica delle squadracce i grillini facciano al momento corrispodere solo quella verbale. Qui aggiungo che la violenza è solo un mezzo, quindi la sua forma ha un significato solo relativamente al fine. "Tutte queste cose - dice lei - sono difficilmente ripetibili oggi". Concordo, ed è per questo che non sono necessarie: c'è bisogno di ricorrere ad altro, e mi pare alle squadracce digitali di Beppe Grillo non manchi.

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    1. Veda Castaldi,
      capisco bene cosa intende. Ad esempio, questo post dello stesso Grillo:

      http://www.beppegrillo.it/2013/03/schizzi_di_merda_digitali.html#commenti

      rispecchia in toto il fomentatore delle squadracce digitali di cui lei scrive. Chi lo critica direttamente sul suo blog è necessariamente pagato da "qualcuno". E figuramoci chi lo fa fuori da quel contesto. Come non essere inoltre d'accordo sul fatto che ogni epoca richiede il suo mezzo per la scalata al potere. Quello che non mi convince delle sue asserzioni è che da sempre chi s'arroga il diritto di rispecchiare con le sue "idee" il pensiero d'un popolo intero ha bisogno, a un certo punto, proprio della violenza fisica. Ora, a parte la primavera araba (per l'inizio della quale l'influenza dei social network è stata ingigantita dai media - tolta in parte la sola Tunisia), mi pare non vi sia nessun precedente in cui la "rabbia digitale" si sia poi tradotta in reale, prolungata, organizzata e risolutiva lotta al potere costituito. Insomma, la piazza digitale è un mezzo, sì, ma a mio avviso ad oggi non decisivo (proprio perché troppo recente) per l'elusione di questa brutta copia di democrazia tricolore. Sarò forse miope, ingenuo o semplicemente ignorante ma credo di attenermi ai fatti.

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  6. Credo che le similitudini si possano trovare anche con i partiti comunisti, che avevano le stesse pretese di rappresentare l'intero popolo, ci pensava il partito a dire cos'e bene per "il popolo", per cui gli altri partiti erano inutili.

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    1. Vero, infatti sono anticomunista anche per questo, solo che nel post non c'era motivo per farcelo entrare.

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  7. Boh. A me pare che nemmeno il cazzuto Malvino sappia rispondere alla domanda <> ma si limiti più che altro a dare spazio a un parallelismo fascismo grillini che rimane per ora indimostrabile. Io personalmente ho votato con goduria quattro volte sul simbolo m5s e sarò felice di vederli all'opera. Non mi sono mai iscritto al portale ma questa è una mia colpa. Avrei potuto benissimo farlo e magari oggi sarei senatore. Avrebbe potuto farlo anche il dott Castaldi. Sono stato a un paio di riunioni locali di quartiere e mi hanno pure fatto votare su una iniziativa che volevano portare in consiglio di zona, in quanto io cittadino, non certo come iscritto o come simpatizzante. Perciò non so.
    Zp

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  8. Per Hegel tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano per, così dire, due volte; Marx (mi pare nel 18 Brumaio di Luigi Bonaparte) aggiunge: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. L'accostamento da lei proposto è godibile intellettualmente, foriero di foschi presagi per il nostro prossimo futuro.

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  9. Credo che questo articolo (probabilmente da alcuni già letto) possa autare a rispondere alle critiche dell'Anonimo:

    http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2013/3/9/31811-grillo-un-movimento-bifronte/

    Mi sembra un approccio corretto (che viene da estrema sinistra).

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    1. Se l'anonimo a cui si riferisce sono io la ringrazio per questo link. Trovo l'articolo molto interessante. Una critica informata e corretta al fenomeno M5S.
      D'altra parte il mio commento all'articolo del blog non deriva dalla necessità di difendere le posizioni M5S (come qualcuno ha voluto credere), ma da quella di stimolare un'analisi meno spettacolare, più informata, aperta e non pregiudiziale di detto fenomeno. Esattamente quello che trovo nell'articolo da lei citato.

      MB

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  10. OT(ma non troppo)
    Ho seguito in diretta su RaiNews24 e su GRparlamento(ma NON su R. Pannella,il cui palinsesto,gravato dalle 'laudi'giacinte,buca MOLTO SPESSO le dirette:ma chi se ne sbatte,tanto i nostri soldi arrivano lo stesso)il dibattito alla Camera seguìto alle dimissioni annunciate da Terzi.
    Ebbene,l'intervento del deputato 5Stelle non era certo quello di un tizietto sprovveduto,incerto,impreparato:al contrario,è stato lucido,preciso,informato,duro nel chiedere chiarezza e trasparenza su importanti questioni collaterali alla vicenda,a nome dei cittadini che,SECONDO COSTITUZIONE,il deputato in quel momento rappresentava:IN ASSOLUTO IL MIGLIORE intervento,il più importante e significativo,giustamente richiamato e sottolineato più volte dalla stessa giornalista che conduceva la diretta su Rainews.
    Nazifascista a 24 carati? Non saprei,so solo che ho assistito a qualcosa di nuovo,di fresco,di pulito,qualcosa che ha impietosamente evidenziato tutta la pochezza e la mediocrità,l'opacità e l'impreparazione dei colleghi:di quegli stessi-per capirci- che da un anno e mezzo,tutti insieme democraticamente e moderatamente,con toni sommessi da brave personcine beneducate, uccidono un Paese,la sua economia,il suo tessuto sociale,uccidono la speranza,la dignità,il futuro dei più fragili e dei più indifesi.
    La 'violenza' vera è QUESTA:la violenza che forse Grillo cavalca,ma,a mio avviso,non fomenta,non è ANCORA nelle persone-se non in forma di disperazione-:la violenza è in una politica brutalmente iniqua, sottomessa ed ispirata alle scelte economico-finanziarie folli e criminali (FOLLI E CRIMINALI) di un'Europa che ha smarrito se stessa.
    La vera violenza é Cipro:é considerare 'normale' che banche dedite al crimine finanziario, e perciò in bancarotta fraudolenta, siano risanate dai risparmi dei correntisti,tanto 'normale' da proporre l'edificante 'modello' per l'intero continente.La violenza,essa sì di tipo nazifascista,è che a imporre tali devastanti 'modelli' siano soggetti che non rispondono a NESSUN mandato popolare.
    Per favore,di che Grillo parliamo?
    La situazione,non italiana ma europea,è gravissima,e più che evocare il 1919 a me richiama il 1789,e anche di più.
    Perchè questa è una guerra GIA'in atto:non convenzionale,ma potenzialmente devastante come e più delle due ultime guerre mondiali.
    Se l'euro non cesserà di essere una moneta malata e se la BCE non diventerà una "normale" banca centrale,in grado di difendere la sua moneta e di operare liberamente sui mercati,avremo poche speranze.
    Grillo,PER ORA,è solo un ammortizzatore sociale.
    Ma occorre fare attenzione:in Grecia c'è già chi progetta la saponificazione degli stranieri.
    Scusate la lunghezza e l'esposizione forse disordinata:il fatto è che le cose a me non appaiono per niente semplici e lineari,ma,al contrario,profondamente interconnesse,intricate,aggrovigliate.
    Anna maria Bianchi

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    1. Gentile signora, vorrei rispondere sul punto di Cipro, se non altro per mostrarle la differenza che esiste tra l’affastellamento di slogan e il collegamento di questioni.

      Lei dice che la “violenza” sarebbe “considerare 'normale' che banche dedite al crimine finanziario, e perciò in bancarotta fraudolenta, siano risanate dai risparmi dei correntisti”. Peccato che la realtà sia un pochino diversa: gli istituti di credito, dall’esplosione della bolla finanziaria americana in poi, hanno giocato con molta libertà e moltissimo profitto sul ricatto del too big to fail, che è immediatamente diventato too connected to fail. In altre parole, hanno accumulato enormi portafogli di credito di bassa qualità per fare margini a breve poi, una volta emerse le falle patrimoniali, hanno potuto contare su enormi immissioni di denaro pubblico per ripianarle, spesso con notevoli profitti, permettendosi poi di costringere gli Stati a tagli e tasse per ripianare i buchi che si creavano così nei bilanci pubblici.

      In altri termini, la superfetazione dell’economia finanziaria diviene insostenibile senza immissioni di denaro da parte dei cittadini e delle imprese, attraverso l’emissione di debito pubblico, il che aumenta la massa di capitale (finanziario) nominale abbassandone la qualità (gli Stati subiscono il downgrade del loro debito perché lo devono aumentare per coprire il debito delle banche), incrementando così la superfetazione della finanza e la probabilità di nuovi interventi di salvataggio.

      Naturalmente, ciò è stato il bengodi delle banche, che sono state incoraggiate a ogni forma di porcata, visto che potevano contare sulla certezza del soccorso pubblico, e persino fare profitti sui propri buchi di gestione.

      Questa è stata la linea finora prevalente, inaugurata dall’amministrazione Obama ed esportata, o meglio imposta, in tutto il mondo. A margine: non capisco come mai nessuno critichi mai l’attuale presidente americano, che è molto più responsabile della situazione in cui ci troviamo della povera frau Merkel.

      Finora la BCE, pur costretta ad applicare questo modello, ha per lo meno mirato a limitarne i danni attraverso un rigido controllo dell’indebitamento pubblico: infatti, aumentare il debito pubblico significa aumentare l’emissione di titoli, che sono in genere detenuti dalle banche, vale a dire che, per coprire (indebitamente) i debiti di alcuni soggetti ci si indebita con questi stessi soggetti, e mi scuso per il gioco di parole. Limitare il debito pubblico significa cercare di mettere almeno un freno a questo processo.

      Ora, il modello Cipro segna un drastico cambiamento di direzione: una parte dei depositi al di sopra di una certa soglia (centomila euro) viene forzosamente convertita in titoli del fondo di salvataggio delle banche, partecipato dalle banche stesse. Ciò significa che non è più lo Stato, e quindi i cittadini, a indebitarsi per coprire le banche, ma che sono esse a doversi indebitare con i propri clienti più importanti, quegli stessi che in genere siedono nei consigli di amministrazione o che comunque detengono parte della proprietà delle banche stesse, insomma quegli stessi che profittavano dei buchi negli asset bancari come azionisti o soci degli istituti di credito. In particolare, poi, è significativo che ciò sia avvenuto a Cipro, dove ci sono un milione 116mila abitanti e dieci milioni di conti correnti, in massima parte di soggetti esteri che utilizzano le banche locali per offshoring, riciclaggio ed elusione fiscale e contributiva.

      Mi scuso per la lungaggine e l’OT. Mi scuso, al tempo stesso, per le estreme semplificazioni di questa corsiva esposizione. Volevo solo mostrare alla signora Annamaria che, forse, a volte è più utile cercare di capire le dinamiche reali, piuttosto che scattare in modo pavloviano ogni volta che si sente parlare di BCE.

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    2. "Modo pavloviano"? Boh!
      Il Giappone ha un debito pubblico altissimo,molto più alto del nostro: di recente ha avviato un piano economico di spesa PUBBLICA assai ambizioso e costoso per sostenere lo sviluppo e la ripresa del Paese.
      Allarme? Agitazione dei mercati? Problemi di spread?
      Macché macché:le Borse hanno festeggiato a champagne,gli speculatori se ne stanno zitti e buoni,
      i titoli di Stato si acquistano senza problemi e lo spread fa le fusa.
      Stesso discorso per la Gran Bretagna. Stesso discorso per gli Stati Uniti (nonostante la recente blanda correzione).
      PERCHE'? Lei è molto preparato e lo sa meglio di me.
      Draghi è bravissimo e fa quello che può, l'estate scorsa un suo intervento è stato risolutivo-altro che Monti!-per calmare pericolose tensioni speculative ,ma è costretto ad operare con le mani legate dietro la schiena.
      Si vorrebbe, molto semplicemente,che la BCE,anomalia unica in tutto il pianeta, potesse operare come tutte le altre banche centrali.
      Però, se lei sa di altre banche centrali esistenti, con le stesse caratteristiche della BCE,mi farebbe piacere una sua segnalazione.
      Tra l'altro trovo condivisibile buona parte del suo commento.
      Ma che c'entra Pavlov?

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    3. 1. Il debito pubblico giapponese è del tutto diverso da quello di ogni altro Paese, per un semplice motivo: esso è detenuto in larghissima parte dai cittadini, il che significa che praticamente non esiste mercato secondario. Il mercato secondario è quando X detiene titoli di Stato e li gira a Y, rinegoziandoli come avviene ogni volta che un titolo di credito passa di mano. Questa prassi è tipica dei grandi contratti commerciali internazionali (se un’azienda tedesca, poniamo, vende prodotti o servizi a un’azienda greca, questa la paga con titoli di Stato, mica con un bonifico), oppure di operazioni finanziarie di vario tipo, in genere tra istituti di credito o fondi di investimento. Dal momento che il Giappone continua a usare i dollari per questo tipo di transazioni, il risultato è che sono pieni, come i cinesi, di bond americani e quindi associati al rischio in questione. D’altra parte, il largo possesso di titoli domestici da parte dei cittadini a tassi artificialmente bassi è una delle cause primarie della crisi di liquidità e della conseguente stagnazione dell’economia giapponese. Gli attuali programmi di spesa pubblica, accompagnati a una svalutazione competitiva, possono dare ossigeno a breve ma sono potenzialmente devastanti nel medio termine

      2. La Gran Bretagna sta nella merda più nera, anche se fanno finta di nulla. La sterlina è una valuta a corso praticamente solo interno e la loro economia si regge esclusivamente sulla circolazione di capitali variamente sudici, mentre le banche dominano la scena politica. A queste condizioni, si cerca di non far crollare il giocherello, scaricando i rischi su altri, per esempio l’Europa. Il risultato è che ormai si sta cerando un cordone sanitario intorno a Londra: forse la partita di Cipro si gioca anche in questo senso.

      3. Gli Stati Uniti hanno creato un deficit pauroso per salvare la loro finanza, con il risultato che sono costretti a tagliare lineari enormi (85,4 miliardi nel 2013 e altrettanti nel 2014); nonostante questo, si parla di una crescita del deficit di 238 miliardi all’anno. Ormai la tenuta del dollaro è dovuta solo al fatto che gli USA sono talmente indebitati che un forte deprezzamento sarebbe devastante per tutti gli asset finanziari mondiali, pubblici e privati. Insomma, gli USA restano in piedi per via del loro predominio geopolitico, ma ho il sospetto che proprio questa crisi finanziaria possa segnare l’affermazione dell’euro come valuta di riferimento mondiale. Ricordiamoci che già oggi il continente europeo controlla il 60 per cento dei movimenti finanziari mondiali, e che, nonostante la crisi, l’euro è ormai alla pari con il dollaro, quando non lo supera, nei panieri valutari dei più importanti Paesi terzi. Per quanto riguarda gli interessi base dei bond americani, vale a dire il costo del debito USA, rispetto a quelli tedeschi (gli unici titoli di Stato europei che contino davvero in una prospettiva internazionali), la invito a controllare questi due grafici:
      http://www.bloomberg.com/markets/rates-bonds/government-bonds/us/
      e http://www.bloomberg.com/markets/rates-bonds/government-bonds/germany/

      4. La BCE ha i poteri che ha perché continuano ad esserci le banche nazionali, che hanno ceduto la prerogativa di battere moneta ma restano i prestatori di ultima istanza a livello nazionale. Tutto qui, anche se qualcuno fa finta di nulla.

      5. Il riflesso pavloviano è quello di chi, di fronte alla crisi di Cipro e alla decisione di far pagare il salvataggio delle banche alle banche stesse, coinvolgendone i correntisti più forti, vale a dire di speculatori, evasori e riciclatori di denaro, reagisce parlando (sono parole sue, mi pare) di “risparmi dei correntisti”, come se fossero poveri pensionati.

      Spero di essere stato esauriente. In ogni caso, non vorrei continuare a deragliare il filo dei commenti di questo post.

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    4. Un conto sono i grandi speculatori e investitori-molti dei quali si sono già messi al sicuro-un conto i risparmiatori,semplici correntisti che affidano i loro soldi a una banca e non possono scappare:100.000 euro non sono una roba da speculatori.

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  11. Cara Anna Maria, lei fa bene a non ascoltare più Radio Pannella, però fa male a scrivere i suoi testi senza rispettare le regole della punteggiatura. Metta uno spazio dopo il punto, la virgola, eccetera, altrimenti lei ci infligge una pena non necessaria nel decifrare la sua scrittura per altro condivisibile.
    Cordiali saluti
    ZP
    PS. (la domanda a cui desidererei Malvino desse una risposta sarebbe "Perché?", ma avendola inserita tra doppie virgolette orizzontali il sistema me l'ha curiosamente censurata).

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