domenica 4 maggio 2014

Grazia nel disagio


Giusto sessant’anni fa, il 3 maggio 1954, Leo Longanesi era a Francoforte e sulle pagine del suo diario annotava quanto gli era capitato quel mattino, intorno alle nove, nell’anticamera di un fotografo: una signora in vestaglia, prima, e poi un grosso signore anziano in pigiama, e poi una giovane ragazza in accappatoio, e poi ancora una signora zoppa molto in là cogli anni, tutti con un bicchiere, uno spazzolino da denti e un tubetto di dentifricio in mano, sortivano via via da una tenda di percalle a fiori, d’un lato, per passare ad una stanza affianco, l’unico bagno dell’appartamento, che aveva cinque vani e nel quale vivevano otto persone, fra cui il fotografo. È questi che spiega all’ospite italiano la situazione: «Certo, siamo fitti come le sardelle, ma possiamo dirci fortunati: c’è chi sta peggio. La noia più grossa è quella del bagno, al mattino. Ma ognuno di noi ha il suo turno. L’importante è aver grazia nel disagio».
Erano gli anni in cui la Germania usciva dal baratro in cui era precipitata una decina d’anni prima, ma il Wirtschaftswunder non faceva ancora sentire i suoi effetti sulle condizioni di vita dei tedeschi, che in gran parte continuavano a subire le pesanti conseguenze di una guerra persa, e persa nel peggiore dei modi. Di lì a poco avrebbe preso il via uno dei più poderosi piani di edilizia civile mai visti sul continente, ma intanto quello degli alloggi era uno dei problemi più grossi, e l’appartamento in cui Leo Longanesi era capitato quel mattino ne era esempio eloquente. Quello che maggiormente lo colpiva era che l’andirivieni per il bagno non solo era ordinato, ma anche dignitoso, e annotava: «Queste parole mi restano nell’orecchio per tutto il giorno: grazia nel disagio. Vorrei che a Roma qualcuno le comprendesse».  
Questo, credo, sia l’unico commento possibile al distillato di risentimento nei confronti della Germania che sta ubriacando la campagna elettorale in corso: nel bollitore il Wille zur Macht di Nietzsche, il Neue Ordnung di Hitler, perfino il Faust di Goethe, e dalla serpentina, goccia a goccia, pura germanofobia. Dovremmo prendere esempio dai tedeschi, in realtà avremmo dovuto farlo per tempo, ma non ne abbiamo la tempra, mai avuta. Così, a considerare il degrado in cui anneghiamo, ci torna utile credere che sia l’effetto delle mire egemoniche che la Germania non avrebbe mai smesso di coltivare. Ieri coi blindati, oggi coll’euro: questa è la vulgata che ci è stata offerta dai demagoghi di casa nostra, e sembra torni comoda, nel disagio, a gente che non ha mai mostrato alcuna grazia neppure nel benessere.   

28 commenti:

  1. Senza voler entrare nel merito dell'antigermanismo attuale, vorrei dire solo che è un po' poco liquidare la questione con una semplice riflessione sulla disciplina che storicamente contraddistingue i tedeschi, e che è stata applicata in frangenti della loro storia sia positivi che estremamente negativi.

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  2. http://www.youtube.com/watch?v=YWh1SqZB_m0
    Rogra

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    1. Sì, gli antecedenti culturali sono questi.

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    2. Dopo Grillo e la Germania, per il "triplete", un post sulle gesta della Juventus.:)
      Rogra

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  3. posso chiederle a quali economisti si appoggia per avere una visione così diversa da quella attualmente condivisa?

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    1. Francamente non saprei, ma lei ha notizia di economisti che riescano ad addebitare alla Germania e ai tedeschi il nostro debito pubblico e tutto quanto c'è d'attorno in termini di arretratezza? L'Italia e gli italiani erano destinati all'odierno degrado ben prima che si parlasse di euro e di Bce: sono le conseguenze di decenni e decenni di errori commessi da una classe politica pienamente legittimata a commetterli dal consenso popolare. Dinanzi alla Germania avremmo solo da toglierci il cappello.

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    2. so che ci sono convinti sostenitori della tesi: "tedeschi che ci vogliono invadere con la finanza perchè non lo possono fare con le armi" e le dirò, ero arrivato anche io a pensarla quasi in questa maniera.
      le porgo quindi altre due domande: il fatto di non poter svalutare, favorendo l'esportazione tedesca, non è stato calcolato dalla Germania stessa nel momento della creazione dell'euro?
      all'atto della nostra entrata, invece, con i conti sfalsati come dimostrato da economisti tedesche di cui ora non ricordo i nomi, i tedeschi non ci hanno lasciato entrare apposta per il motivo di cui sopra?

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  4. Esperienza personale che mi è rimasta impressa. Più o meno l'anno 1975, La ditta dove lavoravo come capo officina acquista in Germania delle macchine utensili, centri di lavoro per lavorazione di pressofusioni in alluminio, dalla Leitz per la precisione. Per la messa in opera viene in Italia un ingegnere, c'era già stato molte altre volte, sempre per il lavoro, che messa la tuta monta ed avvia le macchine e fa il relativo collaudo. Il lavoro richiede un paio di settimane e naturalmente si parla anche del più e del meno col tedesco. Fra i tanti discorsi un giorno mi lamento per i bassi stipendi in Italia e lui risponde che sarà anche vero però come mai non ha mai visto al suo paese così tante donne con pellicce bellissime, eppure la fa molto più freddo che in Italia.

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  5. Non condivido la tua stima dei tedeschi; hanno sulle spalle la responsabilità di un conflitto mondiale e di un eccidio di proporzioni notevoli, a cui hanno approcciato con modalità e atteggiamenti rispetto ai quali quella "grazia nel disagio" si trova in perfetta continuità.
    Come le formiche, sopperiscono ad una congenita mancanza di brio con una organizzazione perfetta che non ha mai fruttato loro nessuna vittoria durevole, e nessuna sconfitta spettacolare.
    Non ho motivo di pensare che siano cambiati più di tanto.
    Sono stato a Napoli nei giorni scorsi per turismo, e ho avuto conferma di quanto pensavo; una città splendida. Saranno mai capaci i tedeschi di produrre città cosi? Non credo.
    Se poi invece il tuo discorso andasse inteso in una prospettiva individualistica, laddove tu ritenessi più facile essere tedeschi che napoletani, pur non condividendo neanche questo approccio, potrei capire.

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    1. Io condivido invece la stima che Malvino manifesta nei riguardi dei Tedeschi. Dopo due sconfitte rovinose, per la terza volta in un secolo li troviamo di nuovo in piedi, e di nuovo in una posizione di predominio continentale. Qualcosa vorrà pur dire, in termini di valore di un popolo. Per essere più chiari, Deutschland über alles parrebbe, a questo punto, un mero dato di fatto più che una manifestazione di principio.
      Se poi iniziamo a parlare di responsabilità nell'inizio di un conflitto o di eccidi più o meno notevoli, ogni nazione ha i suoi scheletri nell'armadio. Tanto per restare solo alle imprese patrie, in tempi non molto lontani noi italiani ci siamo distinti nell'aggressione all'impero turco nel 1911, perchè anelavamo alla "quarta sponda", e nell'invasione dell'Etiopia nel 1935, perchè rivendicavamo il diritto di un "posto al sole", ed in quell'occasione, per citare anche l'argomento degli eccidi, notevoli o meno, abbiamo pure introdotto l'uso del gas contro le popolazioni civili inermi.
      Comunque, credo che effettivamente i Tedeschi non saranno mai capaci di "produrre" una città come Napoli. Perchè credo che non siano interessati a "produrre" città come Napoli.
      E, infine, se vogliamo parlare di prospettiva individualistica, il problema non è se sia più facile essere Tedeschi o Napoletani. Il problema, ed è un problema solo nostro, non certo loro, è che i Tedeschi ragionano in termini di interesse della collettività, mentre nel Bel Paese non si esce da questa prospettiva individualistica. Con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

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    2. Mi permetta di comprendere, ma la popolazione tedesca odierna sarebbe responsabile di quale conflitto mondiale? Se parla della II Guerra Mondiale vorrei comunicarle che la quasi totalità della popolazione tedesca attuale non era nata durante quel conflitto - compresa l'attuale cancelliera. I tedeschi, oso dire, non hanno quindi alcuna responsabilità riguardo quel conflitto.
      In merito alle bellezze di Napoli e la presunta incapacità dei tedeschi di produrre una città del genere, mi permetta di risponderle con: e chi se ne frega? Oggi, e sottolineo quell'oggi, i tedeschi sono una potenza economica. Ieri, e sottolineo quel ieri, gli italiani hanno prodotto oggetti di eccezionale valore artistico. Ma oggi, e sottolineo quell'oggi, gli italiani cosa fanno? Cosa sono? Perchè le bellezze di Napoli appartengono ad un passato per cui noi italiani non abbiamo alcuna responsabilità, nessun merito. Esattamente come i tedeschi non sono responsabili di ciò che è avvenuto durante la II Guerra Mondiale.
      Non intendo vivere nel passato. Se lei gradisce, rimanga pure a crogiolarsi in meriti non suoi.

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    3. se avessi un figlio, e questo, in eta' adulta, maturo e conoscitore del mondo, se ne uscisse con questi triti e ritriti luoghi comuni dei deteschi eterni carnefici e del sud italia umano e un gran bel posto... beh, starei malissimo, penserei ad un figlio sul demente andante.
      liquidare cosi' un popolo, oggi, che siano i tedeschi o i napoletani, e' atto piuttosto inadeguato e fuori tempo massimo. abbiamo tantissimi strumenti di conoscenza e le possibilita' di adoperarli per comprendere che queste porcate, espresse cosi', sono una pena immonda.
      napoli la conosco benino, ci sono stato tre o quattro volte. adoro, certo, tante espressioni di umanita' che quotidianamente mi vengono rivolte, ma allo stesso modo non ritengo assolutamente tollerabili atti di totale incivilta' e sopraffazione urbana che sono ben piu' che frequenti.
      a napoli non vorrei mai allevare ed educare mio figlio. lei, signor Ugolino, lo farebbe? ma neppure nella tanto umana (ma lurida, non solo dal punto di vista dell'igiene urbano) bari, o nella lussureggiante (ed estremamente viscida) calabria.
      per contro, nella bellissima e monumentale monaco di baviera ci farei ben piu' che un pensierino. cosi' come lo farei a dresda, spettacolare fuoco sacro di vita giovane, libera iniziativa e vivace piccola imprenditoria intellettuale. o amburgo, capitale dei media tedeschi, affascinante e culturalmente stimolante.
      che esempio ho dato? di partigianeria, nei gusti e nelle espressioni, come lei signor Ugolino, e probabilmente le sono risultato stucchevole quanto lei lo e' stato a me.
      percio' smettiamola di esprimerci in questi modi cosi' assoluti, quasi che la verita' ce la si abbia in tasca, e rallegriamoci se nostro figlio torna a casa e ci notifica che ha intenzione di capire meglio, di saperne di piu', e che leggera' "i volonterosi carnefici di hitler", ad esempio, o altro, per crescere e sviluppare quel senso critico che tutti noi dovremmo coltivare ogni giorno.
      e' un dovere farlo. e lei, ugolino, con questa sparata su quanto son cattivi i tedeschi e quanto bella napoli, non adempie a questo IMPRESCINDIBILE dovere, e da cattivo esempio a me, a chi la legge, ai nostri figli, e a se stesso, gongolandosi nelle sue convinzioni, acritiche convinzioni. amen.

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    4. se avessi un figlio, e questo, in eta' adulta, maturo e conoscitore del mondo, se ne uscisse con questi triti e ritriti luoghi comuni dei deteschi eterni carnefici e del sud italia umano e un gran bel posto... beh, starei malissimo, penserei ad un figlio sul demente andante.
      liquidare cosi' un popolo, oggi, che siano i tedeschi o i napoletani, e' atto piuttosto inadeguato e fuori tempo massimo. abbiamo tantissimi strumenti di conoscenza e le possibilita' di adoperarli per comprendere che queste porcate, espresse cosi', sono una pena immonda.
      napoli la conosco benino, ci sono stato tre o quattro volte. adoro, certo, tante espressioni di umanita' che quotidianamente mi vengono rivolte, ma allo stesso modo non ritengo assolutamente tollerabili atti di totale incivilta' e sopraffazione urbana che sono ben piu' che frequenti.
      a napoli non vorrei mai allevare ed educare mio figlio. lei, signor Ugolino, lo farebbe? ma neppure nella tanto umana (ma lurida, non solo dal punto di vista dell'igiene urbano) bari, o nella lussureggiante (ed estremamente viscida) calabria.
      per contro, nella bellissima e monumentale monaco di baviera ci farei ben piu' che un pensierino. cosi' come lo farei a dresda, spettacolare fuoco sacro di vita giovane, libera iniziativa e vivace piccola imprenditoria intellettuale. o amburgo, capitale dei media tedeschi, affascinante e culturalmente stimolante.
      che esempio ho dato? di partigianeria, nei gusti e nelle espressioni, come lei signor Ugolino, e probabilmente le sono risultato stucchevole quanto lei lo e' stato a me.
      percio' smettiamola di esprimerci in questi modi cosi' assoluti, quasi che la verita' ce la si abbia in tasca, e rallegriamoci se nostro figlio torna a casa e ci notifica che ha intenzione di capire meglio, di saperne di piu', e che leggera' "i volonterosi carnefici di hitler", ad esempio, o altro, per crescere e sviluppare quel senso critico che tutti noi dovremmo coltivare ogni giorno.
      e' un dovere farlo. e lei, ugolino, con questa sparata su quanto son cattivi i tedeschi e quanto bella napoli, non adempie a questo IMPRESCINDIBILE dovere, e da cattivo esempio a me, a chi la legge, ai nostri figli, e a se stesso, gongolandosi nelle sue convinzioni, acritiche convinzioni. amen.

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  6. Casualmente frugando nel tuo blogroll:

    "Se la Germania oggi non deve ricorrere agli stessi mezzi adoperati nel passato per ottenere i suoi scopi, è perché essa non ha più bisogno, così come le altre grandi potenze, di avere il possesso diretto del suo spazio vitale, essendo sufficiente mantenerlo sotto controllo economico e finanziario, nel quadro di un’alleanza strategica con la più forte potenza militare del pianeta. Ciò almeno fino a quando gli interessi in gioco non diventeranno troppo forti per essere gestiti con accordi pacifici. Allora, come ama ripetere in ogni occasione l’attuale cancelliere, accadrà l’inevitabile."
    http://diciottobrumaio.blogspot.it/2014/05/linevitabile.html

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    1. "Sono forti in quasi tutto e vogliono comandare. Lo faremmo anche noi se fossimo nelle medesime condizioni. Il mondo non è una confraternita di mutuo soccorso. Real politik".

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  7. "Francamente non saprei, ma lei ha notizia di economisti che riescano ad addebitare alla Germania e ai tedeschi il nostro debito pubblico e tutto quanto c'è d'attorno in termini di arretratezza?"
    Eh, Brunetta, per esempio, quello che stava per prendere il Nobel, ah ah ah ah...
    (Perdona, non sono riuscito a trattenermi da questo lazzo)

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  8. Sono d'accordo sull'argomento e cioè che i tedeschi se la saranno anche guadagnata sul campo la loro egemonia economica e la retorica antitedesca spesso copre responsabilità proprie. Quello che credo dia più fastidio è che questa legittima egemonia economia si è tradotta automaticamente in dominazione politica e fiscale senza che nessuno gliene abbia dato di fatto facoltà, ma qui credo sia un problema di come è stata impostata questa grande chimera che è l'Europa Unita, in cui non si sa bene chi deve comandare e in che modo. Noi andiamo a votare, e poi? Deciderà sempre la Germania. Più che investitura popolare pare sia una governace che si basa sul censo, più che democrazia pare plutocrazia (ironia della sorte), ammesso che la democrazia abbia ancora un senso o sia di fatto svuotata delle sue ideali prerogative. Insomma: chi glielo da alla Germania il diritto di dirigere la politica fiscale dei membri dell'Unione? Se sono le leggi dell'economia a decidere allora tanto vale andare a votare, sei d'accordo?

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    1. La via per reggere alle sfide della globalizzazione è quella tedesca, bastano i risultati ottenuti a darne ampia ragione. Più che naturale, allora, che nell'ambito dell'Unione Europea cui diciamo di voler far parte sia la Germania a dettare il modello. Che è difficile da seguire per chi abbia le nostre ataviche deficienze, mi rendo conto, ma non penso ci siano alternative: o dentro, con quelle regole, o fuori, alla deriva. E deciderà la Germania fino a quando non ci sarà qualcuno che saprà far meglio. Il guaio è che le chiediamo di farsi carico, almeno in parte, dei debiti che i Piigs hanno cumulato in decenni di allegra sconsideratezza, e non mi pare affatto crudele che su questo la Germania non ci stia affatto. In quanto alla relazione tra politica ed economia, da quando in qua sono due cose distinte? La forza economica di un paese serve a rendere forte la sua politica nei rapporti con gli altri paesi: piaccia o non piaccia, non è così da sempre?

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    2. E' così da sempre ma allora inutile nasconderci dietro la foglia di fico delle europee. Che la democrazia ci sia concessa per bon ton o per questioni di etichetta ci sia palesato con chiarezza, in fondo la democrazia pare stare in piedi solo per evitare di ammettere che si è svuotata delle sue prerogative. Poi anch'io sono d'accordo che la competizione si doveva giocare sul piano economico e che la politica non ha saputo dirigerci in questa direzione, perché ci sarebbe stato da sostenere lo sviluppo di una nazione. L'esempio emblematico è quello della Cina che ha voluto farsi capitalista ma a direzione statale, l'unico ircocervo che funziona, il che dimostra come la democrazia non sia necessaria per lo sviluppo, basta un buon consiglio di amministrazione. Io capisco la tua posizione liberale e cioè che è la sola economia che può garantire sviluppo e felicità sulla terra, ma dunque coerentemente diamo in mano le redini del mondo agli specialisti e facciamo spending review sulla democrazia. Secondo te che ruolo ci può essere garantito oggi all'interno della democrazia, solo quello di specialisti economici? Perché pare non ci sia concesso diversamente (ed è su questo punto che poi fanno leva i vari movimenti pentastellati e compagnia bella, l'illusione del ritorno a una democrazia diretta che non si è mai vista ed è pure impensabile senza un demiurgo che ne diriga demagocicamente le istanze).

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  9. Al bancone del bar Sport nella discussione mancano solamente 'ho avuto tempo fa una ragazza di Amburgo con gli occhi azzurri, era molto brava ma preferisco le mediterranee' e 'a Monaco fanno una lager eccezionale ma non è come il nostro prosecco'. Se vogliamo aggiungere un'altro spottino industriale, ho costruito pentole in acciaio e stampi speciali che spedivo oltreconfine e poi ritornavano in Italia etichettati made in Germany, tuttora nel bresciano si costruiscono particolari meccanici per notissime ditte tedesche perchè così li sappiamo fare meglio noi. Loro hanno la Mercedes e noi la Ferrari. Siamo più bravi perchè abbiamo costruito Napoli,Venezia e Roma ?; però ha fatto bene Lutero a mollarci perchè i papi magnavano e scopavano e lui no. Avanti così ad libitum.

    Sono sistematici, prussiani, l'Heimat è un loro copyright. Sono forti in quasi tutto e vogliono comandare (certo che Benito gli ha tirato un bel bidone) - lo faremmo anche noi se fossimo nelle medesime condizioni. Il mondo non è una confraternita di mutuo soccorso. Real politik. Del resto basta leggere attentamente i documenti di Maastricht e Lisbona.

    Obiettivamente il confronto diventa curioso,almeno sotto il profilo del costume, se si pensa ad un Paese che spedisce a casa un ministro perchè ha copiato un brano della tesi dal Bignami e l'altro dove un pluricondannato tratta le regole del gioco con il Presidente della Repubblica, dopo aver fatto le corna in una riunione internazionale e aver dato 'della culona, a Frau Merkel come fosse una comune olgettina.
    Disanima economica e Longanesi a parte, gli diamo certi assist !! O no ?


    PS Nella disanima delle situazioni di abitazioni collettive si possono prendere in considerazione anche le Kommunalka sovietiche e postsovietiche.

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    1. più che il confronto colpisce il risultato. Lei ha citato la Mercedes e la Ferrari, ma facciamo il confronto con la Lancia, che è un competitor. Un operaio della Mercedes, dopo qualche anno di lavoro una classe E se la può comprare. Un operaio della Fiat, per comprarsi una Thema deve necessariamente fare il rapinatore come secondo lavoro.
      Posto che giudico una stronzata spendere la propria RAL (almeno due per l'operaio italiano) per un aggeggio facilmente deperibile che mi può portare dal punto A al punto B più o meno come farebbe una Panda, è anche troppo facile dare la colpa ai sindacati o al cuneo fiscale, molto simile nei due paesi tra l'altro.
      Per creare mercato interno devi dare possibilità ai lavoratori di comprare ciò che producono. Eccetto per i dipendenti Ferrari, vabbè.

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  10. "gente che non ha mai mostrato alcuna grazia neppure nel benessere." questa è favolosa.
    Ad ogni modo non condivido quanto scritto più giù, ovvero
    "La via per reggere alle sfide della globalizzazione è quella tedesca, bastano i risultati ottenuti a darne ampia ragione."

    vero, se lei intende l'alta specializzazione (loro di fantasia non ne hanno, usano la precisione), solo da noi c'è la pretesa di fabbricare bulloni anonimi in concorrenza perfetta con un'analoga fabbrica in Bangladesh, e, qualora inspiegabilmente l'azienda italiana non risultasse molto competitiva, tenerla aperta con l'ossigeno possibilmente statale.
    Falso, se pensa che l'austerity sia un buon modo per uscire dalla crisi. Anche le aziende con problemi di liquidità o di debiti possono sforare e indebitarsi ulteriormente, previa presentazione di un adeguato piano industriale che convinca gli investitori presenti o aggiuntivi.
    Chiaro: non ho nessun dubbio che se si alzasse il rapporto deficit/pil, la prima mossa di Renzi (mettiamoci pure X, dove X è un qualunque leader di una qualunque coalizione italiana) sarebbe fare piovere un po' di soldini ai potenziali elettori. Però gli attuali parametri sono talmente fissi e imbecilli (valevano 15 anni fa, ora no) che nemmeno con un buon piano di rilancio sarebbero negoziabili.

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  11. "Dovremmo prendere esempio dai tedeschi, in realtà avremmo dovuto farlo per tempo, ma non ne abbiamo la tempra, mai avuta".
    Questa è una frase che dovremmo inciderci a fuoco sulla fronte, noi italiani.
    Per ricordarcene ogni volta che cerchiamo di attribuire a qualcun altro l'origine delle nostre miserie.

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  12. Il Ministero della Verità in Italia applica un principio collaudato da secoli: trovare sempre qualcuno a cui dare la colpa, e in questo frangente tocca alla Germania.
    Per mostrare quanto la propaganda antitedesca sia completamente falsa, basti ricordarsi tre fatti, che sono a disposizione di tutti, e che appartengono a una storia sufficientemente recente da non richiedere particolare acribia per essere acclarati:
    1. la lira era divenuta una valuta pressoché insostenibile per la sua fragilità strutturale (inflazione, debito pubblico, politica monetaria ostaggio delle convenienze politiche del momento) e ciò imponeva costi di cambio spaventosi alle imprese e tassi di interesse enormi per il debito pubblico;
    2. l'ingresso nell'euro ha permesso di risolvere con uno schiocco di dita questo problema, ma ha definito dei parametri ragionevoli di equilibrio dei conti, necessari a mantenere la solidità della valuta comune;
    3. l'Italia ha avuto vent'anni buoni per mettere ordine nei suoi conti e non l'ha fatto, convinta che ci sarebbe sempre stato qualcun altro a provvedere.
    Insomma, l'Italia ha ceduto la propria sovranità monetaria senza alcun problema, perfettamente in linea con una tradizione che dura almeno dalla discesa di Carlo VIII di Francia e che vede gli italiani sempre disponibili a sottomettersi a un padrone, a patto che se ne stia lontano e che lo si possa fregare in qualche modo.
    Il problema è che i tedeschi non vogliono essere padroni di nessuno, se non altro perché hanno capito che non gli conviene. Dopo aver metabolizzato in vent'anni la riunificazione, aver rifondato il loro stato sociale e organizzato il modello economico in modo tale da essere la sola grande economia manifatturiera occidentale competitiva su scala globale, e dovendo affrontare una crisi finanziaria che ha avuto pesanti ripercussioni anche per loro, hanno deciso di non voler condividere i rischi derivanti dalla debolezza degli altri partner.
    Ciò non significa tanto imporre l'austerity: la Merkel non si è mai messa a dire agli altri cosa fare, e del resto non ne avrebbe avuto né l'intenzione né la possibilità. Quello che la Germania (per meglio dire, la Bundesbank) ha fatto è stato rifiutare gli Eurobond e imporre il cosiddetto bail-in per le banche in difficoltà. Per meglio dire, hanno fatto dipendere la gestione comune del debito sovrano dall'introduzione di una politica fiscale comune, il che è perfettamente sensato, e hanno escogitato un sistema assai efficace per evitare che le perdite bancarie venissero coperte con soldi pubblici, mettendo istantaneamente fine a un giochetto perverso che ha messo il mondo in ginocchio dal 2008 in poi.

    Quanto alla retorica dominante, mi sembra che il suo unico punto di interesse stia nella nuova formulazione che assume una celebre massima: se prima il patriottismo era l'ultimo rifugio delle canaglie, ora lo è degli incompetenti,

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  13. A parte il mio sincero piacere ad autocitarmi, può essere una occasione per far luce su alcuni dei ragionamenti che stanno alla base del mio atteggiamento.
    Adolf Hitler. Familienperspektiven

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  14. Ma pare che lei sia abbia una concezione alquanto generosa del ragionamento. Sarà che l'eccesso di suocera ioni nuoce alla vista.

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