martedì 13 maggio 2014

Tutto sommato, un soffio


L’editoriale che apre l’ultimo numero de Le Scienze (n. 549, maggio 2014 – pag. 7) non riesce a dissimulare un più che comprensibile entusiasmo dietro un severo richiamo alla prudenza: quasi contemporaneamente – scrive Marco Cattaneo – in Europa e negli Stati Uniti prendono avvio due poderosi programmi di ricerca che, pur con approcci diversi, sono complementari e promettono, anche se non in tempi brevi, di offrirci la piena conoscenza dei meccanismi cerebrali che generano il pensiero e la coscienza; potrebbero volerci venti, trenta, cinquant’anni, e l’esito è tutt’altro che scontato, ma «in realtà – e qui il fervore prende il sopravvento – è solo questione di tempo».
Qualche mese fa, su queste pagine, esprimevo analogo concetto, ma senza troppe carinerie: «Verrà giorno – scrivevo – che la neurologia prenderà a calci in culo la metafisica», ma, nell’aggiungere che «fino ad allora dovremo pazientare come l’uomo pazientava nella scimmia», usavo un «noi» diacronico e diatopico che, anche senza troppa applicazione, è riconoscibilmente un maledetto vizio d’astrazione. Marco Cattaneo evita un tal genere di infortunio e risolve la questione facendo cenno a quel «patto tra generazioni che, in fondo, è una delle peculiarità che ci rende umani». Molto bello, devo dire. Per di più, è soluzione lessicale che dà al «pazientare» una dimensione lirica, perfino epica.
Le generazioni – dovremmo usarle come unità di misura per esser fieri del cammino fatto, dovremmo usarle al posto dei decenni, per riuscire a pazientare meglio, senza lasciarci andare così spesso a tanto scoramento. La specie umana ha un’età che approssimativamente è di mezzo milione d’anni: calcolando che fino a poco tempo fa ci si riproduceva intorno ai vent’anni, non siamo vecchi più di venticinquemila generazioni o giù di lì. Appena cinque o sei generazioni ci separano da Porta Pia, non più di una trentina dalla scoperta dell’America, poco più di cento dall’eruzione che seppellì Pompei, e poco più di duecentocinquanta dalla prima forma di scrittura, in attesa della quale hanno pazientato ventiquattromilasettecentoedispari generazioni, e senza mugugnare.
Una o due generazioni, dunque, ci separano dal poter prendere a calci in culo la metafisica: pazientare – tutto sommato, un soffio. 

8 commenti:

  1. Quanta ingenuità. E' vero, dai tempi in cui le saette erano un chiaro segno di Zeus incazzato causa sindrome premestruale di Era alla teoria delle stringhe un po' di terreno la religione l'ha ceduto, ma solo sul piano del come, mai del perchè.
    Ci fosse anche un neuroscienziato che mostrasse dati alla mano che esiste un'area precisa del cervello deputata a creare il 'divino', pensa che non salterebbe fuori un tizio vestito in modo strambo gridando 'è la prova del Disegno, l'Onnipotente ci ha plasmati perchè credessimo in Lui'?
    Non si può dimostrare l'errore di un postulato indimostrabile, hanno vinto, da sempre e nei secoli dei secoli.
    Mi accontenterei solo che la smettessero di scassarmi i marroni.

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    1. Soffio. E per rispetto al patto generazionale, soffio per i figlio che non ho. Se non per i marroni miei, almeno per i loro, e che cacchio.

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  3. In aggiunta, e senza la pretesa che mi segua in questo intento, mi permetto di soffiare per prendere a calci in culo il capitalismo. Attenzione: come non possiamo sapere come esattamente vivranno le prossime generazioni senza l'intralcio della metafisica (presumo meglio), così pure non mi slancio nel prevedere come esse gestiranno produzione e consumo e, soprattutto, il lavoro.

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    1. Sto pensando al tipo di contorsionismo per prendere a calci in culo il capitalismo vivendoci dentro mentre soffiamo.
      Continuiamo a soffiare anche per le prossime generazioni, anche per quelle prossime più in là è ovvio, ma forse la metafisica non sarà probabilmente tra gli intralci principali.
      Mentre le big sciences si stanno occupando di individuare i vari strati di coscienza, le esortiamo nel contempo ad occuparsi di temi di dettaglio quali le tecniche di bonifica della merda nel casertano e del fondo del Mediterraneo per esempio. Cose modeste ,da suggerire poi alla Politica.

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  4. Sei un illuminista vecchio stampo. Mi accodo al primo conmento di Stefano, l'idea di Dio è irriducibile. Appunto il lavorio della modernità è quello di slegarla dalla pretesa di fornire un'etica che limiti i nostri poteri, ma ci è giá riuscuta.

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  5. Io credo che queste illusioni ("siamo vicini a...") siano dovute a livelli di marketing esterno e propaganda interno raggiunto dalla big science che non hanno nulla da invidiare a quello delle grandi ideologie. I profani se la bevono gioiosamente perché hanno una concezione magica della scienza, che non produce conoscenza ma solo un'altra narrazione della realtà. Il sistema di promozione scientifica è basato sulla scrittura di progetti di ricerca stilati a suon di parole altisonanti, ma che spesso nascondono poca sostanza scientifica. La produzione scientifica si basa sulla pubblicazione di risultati eclatanti e pretenziosi su riviste di alto impatto come Nature (da cui attingono a cascata le riviste di diffusione (Science etc.) e poi i quotidiani), dove anche le cose più banali vengono vendute come rivoluzionarie, se si è abbastanza bravi a raccontarla. Il tutto all'insegna di un riduzionismo disarmante e di una sistematica mancanza di una visione olistica dei fenomeni. Lo stato di avanzamento della scienza sembra eccezionale, ma a ben guardare di grandi idee non se ne vedono da decenni. Forse tra due generazioni avremo qualche informazione in più su come certi parametri correlano con certe sensazioni, ma io non credo che ne sapremo nulla di più della "coscienza" e delle sue cause. Prima o poi la fuffa viene spazzata via, vedete che cosa sta succedendo alla teologia delle stringhe.

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  6. La mia impressione é che la metafisica in filosofia sia morta da un pezzo. Se si parla invece di religione credo che le ambizioni metafisiche qualora ancora presenti, si riducono a una ridicola facciata che nasconde a chi non vuole vedere quello che sono in realtà: strumenti di potere fondati sulla superstizione e/o la tradizione.

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