venerdì 5 febbraio 2016

Non si può escludere che

Il professor Giovanni Corsello, presidente della Società Italiana di Pediatria, corre subito a precisare di essere stato frainteso. Aveva detto: «Non si può escludere che convivere con due genitori dello stesso sesso non abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell’età evolutiva». Ora spiega che questo «non significa affermare che due soggetti omosessuali non possano garantire a un bambino affettività e standard educativi in linea con uno sviluppo normale». A rigor di logica si dovrebbe ritenere superflua questa precisazione, già tutta implicita nella formula scelta per la sua sortita: «non si può escludere che non», infatti, è cosa ben diversa da «è certo che», «è altamente probabile che», «cè il ragionevole sospetto che», ecc.
Se non è chiaro, mi si consenta un esempio. Mettiamo caso dicessi (ipotesi del terzo tipo): «Non si può escludere che la formula “non si può escludere che” sia stata la scelta un po’ furbetta, ma intellettualmente assai disonesta, per offrire a quanti sono contrari alla stepchild adoption un argomento che sembrasse vestire i panni d’una qualche autorevolezza, ma in modo che questa non potesse essere messa in discussione nel merito, come d’altronde sarebbe possibile, e in forza di opinioni assai più autorevoli, peraltro assai meglio argomentate». Ho detto che l’uso di quella formula è stato un volgare trucchetto per attribuire valore scientifico a un becero pregiudizio senza poi dover essere chiamato a risponderne sul piano scientifico? Manco per niente. Anzi, formalmente nemmeno l’ho insinuato. Di più: avendo usato anch’io la stessa formula, neanche potrei essere accusato di averne avuto l’intenzione.
Ma alla precisazione il professor Giovanni Corsello ha voluto aggiungere – bontà sua – le ragioni che l’hanno portato a sortire in questione: «Ciò che è rischioso – ha detto – è un dibattito teso a promuovere situazioni simili come assolutamente fisiologiche. Si voleva semplicemente sottolineare che su questioni di tale complessità, che implicano valutazioni fortemente individualizzate, sarebbe meglio evitare scelte determinate da norme di legge vincolanti, procedendo con equilibrio e competenza sulla base delle peculiarità di ogni situazione per garantire al meglio la tutela dellinteresse del bambino».
Se le parole non sono vento per dar aria alla bocca, il professor Giovanni Corsello ha ritenuto necessario intervenire per segnalare il rischio che «situazioni simili» passino per «assolutamente fisiologiche» in forza di «norme di legge vincolanti». È evidente che egli ritenga non lo siano sempre, e su questo come è possibile dargli torto? D’altronde questo è assicurato a un bambino allevato da una coppia eterogenitoriale, e per la sola ragione del fatto che si tratti di una coppia eterogenitoriale? No di certo, né che si tratti in entrambi i casi di genitori biologici, né se il genitore biologico è uno solo dei due, né se entrambi sono genitori adottivi. Allo stato, e in tutti e tre i casi, si dà per scontato che sussistano le condizioni «assolutamente fisiologiche», salvo il doverle escluderle, con quanto ne consegue per laffido del bambino a unaltra coppia. Ma perché con coppie di persone dello stesso sesso dovremmo adottare misure inverse? Cosa solleva la coppia eterogenitoriale dallonere della prova che invece dovrebbe essere imposta, caso per caso, alla coppia omogenitoriale? In altri termini, quale sarebbe il fattore che assicura una maggiore probabilità di condizioni «fisiologiche» nella prima rispetto alla seconda? È una supposta patologia della condizione omosessuale a sostenere questa inferenza?
Si tratta di domande alle quali chiunque può rispondere attingendo al bagaglio dei propri pregiudizi per potersi trovare concordi allimpostazione data dal professor Giovanni Corsello, sta di fatto che il professor Giovanni Corsello interviene del dibattito come pediatra, anzi, come presidente della Società Italiana di Pediatria, unendo così allautorità delluomo di scienze il prestigio di una carica significativamente rappresentativa. Può, dunque, intervenire, ma rispondendo del peso che le sue affermazioni pretendono di avere. Il problema è che da uomo di scienze non ha nulla al quale appendere le proprie affermazioni: gli studi scientifici sullo sviluppo psichico e relazionale dei bambini allevati da coppie omogenitoriali non rivelano alcuna significativa differenza rispetto a quello dei bambini allevati da coppie eterogenitoriali. Non meno grave che se avesse detto: «Non si può escludere che i vaccini provochino lautismo», cosa che gli sarebbe costata cara. Non si può escludere, invece, che la sua uscita sullomogenitorialità gli tornerà assai utile. Né si può escludere che quello fosse il calcolo. 

5 commenti:

  1. Un po' in ritardo: bentornato.

    RispondiElimina
  2. Quando ho letto quella frase ho pensato tre cose. La prima è esattamente quello scritto da lei nel post, ovvero la poca scientificità di quell'affermazione e il fatto che fosse stata pronunciata da un medico.
    "Non si può escludere che abitare vicino a un impianto di risalita in Val Gardena aumenti il rischio di cancro alla prostata" è un'affermazione tutto sommato valida, se la pronunciasse un panettiere tutti se ne sbatterebbero, se la dicesse Veronesi credo che gli abitanti maschi della Val Gardena andrebbero almeno a farsi mettere un dito in culo.
    La seconda è il silenzio dei colleghi. Il furbacchione ha parlato a titolo personale, non ha citato una mazza di studi e non ha specificato che quello è il parere della Società Italiana di Pediatria. Fossi stato un collega, magari non l'ultimo degli stronzi, una chiacchierata con qualche giornalista l'avrei fatta, giusto così per precisare.
    La terza: cosa cazzo c'entra la Cirinnà con le adozioni gay o monogenitoriali?

    RispondiElimina
  3. Bentornato Malvino! Anche io in ritardo... ma mi sono letto tutti gli arretrati.

    RispondiElimina
  4. Tra l'altro "Non si può escludere che non" contiene ben tre negazioni, di cui una implicita nel verbo escludere. Vai tu a pretendere di dimostrare cosa intendesse davvero. Lo dimostra il fatto che tutti hanno capito il contrario di quel che dice (forse era questo lo scopo): come se mancasse il secondo "non".

    RispondiElimina