Qualche
notte fa ho scoperto che, dall’una
alle cinque, La7 manda in replica le puntate di Ottoemezzo,
L’aria
che tira
e Tagadà
andate
in onda il giorno prima, e probabilmente la percezione sarà stata
amplificata dall’effetto
di compressione causato dal guardarle di seguito, ma ho trovato
estremamente fastidiosa, fino a punte di forte irritazione, la
faziosità di Lilli Gruber, Myrta Merlino e Tiziana Panella, una
faziosità insopportabilmente sfacciata per quel certo maldissimularla che mi è parso fosse
intenzionale, studiato, quasi a voler suggerire al telespettatore
che, anche a cercare di imporsela per salvare le apparenze,
l’imparzialità
rispetto alle due opposte posizioni da moderare in sede di confronto
fosse umanamente insostenibile, anche se formalmente rispettata.
Nello specifico, mi è parso che, con un insistente ricorso a
spudorati ammicchi, didascaliche smorfiette e battutine del cazzo, le
tre signore intendessero comunicare al telespettatore qualcosa del
tipo: è pacifico che il referendum sulle riforme costituzionali sia
una sfida tra il coraggio dell’innovazione
e l’ottuso
istinto di conservazione, ma a me tocca, e che fatica, trattare alla
pari entrambi i contendenti che oggi ho invitato nel mio salottino.
Così per le faccende riguardanti il M5S: caro telespettatore, fosse
per me, nemmeno l’avrei invitato questo bifolco d’un grillino, ma
qui mi sta a rappresentare un terzo dell’elettorato e devo impormi
di trattarlo alla pari dei rappresentanti degli altri due terzi, ed è
dura, sono certa che comprenderai quanto mi costa.
Un renzismo così
odiosamente strisciante, quello delle tre signore, che il renziano di
turno, pur ributtante com’è per la media dei renziani che in tv ripetono a pappagallo gli hashtag del capo, finiva regolarmente per
risultarmi assai più dignitoso della conduttrice di cui era ospite (e
in un caso si trattava di Fabrizio Rondolino, il che è tutto dire).
Quattro ore di propaganda di regime malcamuffata da equilibrato
confronto tra le parti, e con la quasi compiaciuta strafottenza sulla pessima qualità del camuffamento. E non si tratta della Rai ormai per tempo
militarmente occupata dagli sgherri di Matteo Renzi, né si tratta delle reti Mediaset che ormai da mesi sembrano seguire più la linea
di Denis Verdini che quella di Renato Brunetta: si tratta di La7,
quella che il giovedì manda in onda Corrado Formigli, e il martedì
Giovanni Floris, che risaputamente non smuovono un voto, ma che cinque giorni a settimana, nelle ore in cui
trent’anni
fa la Fininvest preparava casalinghe e pensionati a diventare
elettorato di Forza Italia, regala un spot di quattro ore al Partito della Nazione.
Anche qui si sbaglia. La RAI fu già renziana prima che Renzi ci mise i suoi. C'è chi pagherebbe per vendersi, credo sia di Hugo.
RispondiEliminaIn RAI c'è già chi si prepara al draghismo.
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EliminaNon vedo l'ora di gustarmi la RAI grillina. Fazio che intervista la Taverna facendola sembrare la Montalcini, Vespa che invita Bagnai a parlare di economia, Rocco Casalino all'approfondimento politico di RAI2. Roba che potrei perfino comprare una TV.
Leggo su Wikipédia che la Merlino è moglie di un boiardo di Stato, ciò la renderà sempre governativa, a prescindere dall'identità dell'inquilino di Palazzo Chigi.
RispondiEliminaNel mio caso non c'è solo 'forte irritazione', ma autentico, totale disgusto.
RispondiEliminaQuando qualche settimana fa, a proposito di come si fa 'informazione' su Roma e sul mostro-Raggi, annotavo che non siamo di fronte a una stampa 'semplicemente' orientata che distorce i fatti in modo strumentale, ma a vero e proprio killeraggio, intendevo proprio questo: killeraggio pressoché collettivo.
Poi però c'è Formica: che parla di "tutta la realtà umiliata nel Pd e soprattutto [di] quella, grande, stomacata. Che è la realtà vera dei 5 stelle"; e che aggiunge:"quello di oggi invece è uno spettacolo triste perché è sfacciatamente sprezzante nei confronti degli imbrogliati".
Ecco, appunto.