Mi
pare che sull’iniziativa
promossa dal Ministero della Salute sotto il logo di Fertility
Day si
sia detto quasi tutto. Alcuni – Eugenia Roccella
su l’Occidentale,
per esempio
– hanno sostenuto che il fine fosse legittimo e il mezzo fosse
corretto. In questo caso si è trattato di voci isolate, perché pressoché unanime, invece, e
particolarmente severa, è stata la disapprovazione degli strumenti
comunicativi impiegati, in questo caso considerati inappropriati
anche dalla gran parte di quanti solitamente ritengono che nessuna obiezione di
principio si possa sollevare al fatto che lo Stato interferisca in
scelte tanto delicate come quelle relative al riprodursi o meno, che
per altri, al contrario, dovrebbe rimanere nella piena libertà di
ciascuno, dove alla pienezza di tale libertà concorrerebbe pure il
diritto di non esser fatti oggetto di qualsivoglia forma di
condizionamento o di pressione. Sono proprio questi ultimi ad aver
fatto sentire con più forza la propria voce, coprendo tutto l’ampio
spettro dell’atteggiamento
critico, dallo sdegno allo scherno, dalla denuncia, spesso anche
vivacemente colorita, di quello che da alcuni è stato interpretato
come un ridicolo tentativo di ingegneria sociale fino alla condanna di
quella che ad altri è parsa un’intollerabile
intrusione da parte dello Stato nella sfera più intima di un
individuo.
Senza rinunciare a esprimere sulla vicenda la mia
personale opinione, ma lasciandola a quanto il lettore penso potrà
agevolmente trarre da quanto segue, qui mi soffermerò solo su un
aspetto della questione, che sta – mi si conceda l’espressione–
in un default semantico nel quale è incorsa la quasi totalità dei
commentatori, dal più pensoso degli editorialisti al più cazzaro
dei twittaroli, e affermo questo dopo opportuna verifica su tre o
quattro motori ricerca:
«campagna
demografica»
è locuzione cui stranamente si è fatto solo sporadico ricorso per
definire l’iniziativa
del Ministero della Salute (solo 3 casi su le oltre 1.200 pagine che
toccavano l’argomento),
eppure era pacifico che di campagna demografica si trattasse, come
almeno a chi l’ha
polemicamente accostata a quella promossa dal regime fascista nel
1927 non poteva sfuggire. Fuor di dubbio che fosse una «campagna»:
un Piano
Nazionale per la Fertilità
(tutto in maiuscolo), un calendario di manifestazioni pubbliche a
sostegno, un apposito sito web e una nutrita batteria di spot –
limitandoci alla parte visibile della macchina – non dovrebbero
sollevare obiezioni all’affermazione
che si fosse di fronte a un «insieme
di azioni volte a un determinato fine, economico, igienico, politico,
scientifico»
(Treccani). Fuor di dubbio, altresì, che alcuni obiettivi del Piano
Nazionale per la Fertilità
(«informare
i cittadini sul
ruolo della fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come
proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio»,
«fornire
assistenza sanitaria qualificata per
difendere la fertilità, promuovere interventi di prevenzione e
diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell’apparato
riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinare la
fertilità naturale»
e «sviluppare
nelle persone la conoscenza delle
caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare
scegliendo di avere un figlio consapevolmente ed autonomamente»)
siano esplicitamente finalizzati a «operare
un capovolgimento della mentalità corrente volto
a rileggere la fertilità come
bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società»,
dunque dichiaratamente piegati a strumenti propagandistici
nel momento stesso in cui si assume che informazione e assistenza non
possano servire altro interesse che quello di una crescita
demografica.
E allora perché tanta fatica – sia da chi l’aveva
promossa, sia dai pochi che l’hanno approvava in toto, sia dai
tanti che ne hanno contestato il mezzo e/o il fine – a
parlare di «campagna
demografica»? Sembrava che tutti l’avessero sulla punta della lingua, ma non usciva dalle labbra. Perché la più appropriata formulazione tecnica di un tal genere di
operazione propagandistica non ha trovato modo
di offrirsi come oggetto della questione nell’esatta
portata del significato che nel suo significante trova piena
rappresentazione della crescita demografica come fattore geopolitico?
Per dirla in modo più semplice: com’è
che a nessuno è venuto in mente di far presente che, dagli attuali 7
miliardi di abitanti sulla Terra, nel 2050 passeremo comunque ai 9,
anche se in proporzione gli italiani dovessero essere assai meno, e
che dunque il bisogno di infoltire la popolazione della Penisola non
è al servizio di alcun dettato etico, non risponde ad alcuna premura
relativa alla specie umana, ma è semplicemente una residuale forma
di nazionalismo? Credo che tutto questo trovi ragione in un limite culturale assai più diffuso di quanto sembrerebbe lecito immaginare. Insomma, non siamo poi così al sicuro: l’avventurismo di marca sciovinista non ci è precluso del tutto.
Dotto' ho il coglione sinistro rialzato, turgido, al tatto nodoso e dolorante;
RispondiEliminaTemo possa trattarsi di varicocele e tremo per l'Italia.
Potrebbe anche trattarsi - da sola o in associazione (non di rado frequente) proprio al varicocele di cui lei sospetta - di un'(orchi-)epididimite, soprattutto se associata a vaginalite e ad estensione del processo flogistico al tratto funicolare del deferente, ovviamente a voler escludere, come tuttavia sembrerebbe possibile, ogni altra ipotesi (diamo per scontato che la patologia non sia di pertinenza oncologica: siamo certi che non si tratti di una subtorsione funicolare? possiamo escludere un'ernia inguinale? ha pregressi di prostatite?), anche se è proprio da questo modo di procedere che prendono il via le storie cliniche meno fortunate. Per assecondare il malvezzo della diagnosi a distanza cui mi tenta, direi tutto dipenda in primo luogo dal tipo di dolore (è urente? pulsante? costrittivo? trafittivo?), ma non sarebbe affatto superfluo - vi sappia leggere l'eufemismo - uno straccetto di anamnesi familiare e personale, remota e prossima (fra i suoi parenti ci sono maschi che abbiano sofferto di varicocele? è un longitipo, lei? soffre di emorroidi o di varici agli arti inferiori? passa gran parte della giornata in piedi? le capita spesso di sollevare pesi?).
EliminaIn conclusione: tremare per l'Italia - a qualsiasi titolo - le fa onore, ma questo non la solleva dal farsi vedere da un urologo.
E anche di corsa, ché la clessidra va svuotandosi, ormai.
EliminaEh... http://www.weissbach.it/blog/?p=513
RispondiEliminaForse, la fatica (o l'impedimento) a parlare esplicitamente di «campagna demografica» è dovuta al fatto che il nazionalismo «residuale» non è ancora in grado di edificare un altare su cui apporre il sacrificio di gestante e nascituro.
RispondiEliminaNon sono d'accordo: credo che dietro ci sia molta incompetenza e un serio problema socioeconomico, ma nessun nostalgico retaggio nazionalista.
RispondiEliminaDa un lato c'è una popolazione che invecchia sempre più al punto da costringere i demografi a inventarsi un nuovo paradigma per definire il nostro (futuro) profilo demografico: entro il 2025 passeremo da una "Mature Structure Country" a una "Aged Structure Country", ovvero ad un Paese che ha (come tutti quelli industrializzati) bassi tassi di mortalità e fertilità e dove (in genere e nel nostro caso specifico) il numero delle nascite e calato al punto da non sostenere il pareggio demografico, si aggiungerà il fatto che più di metà della popolazione avrà più di 50 anni. Ovvero il definitivo collasso di un welfare che è già allo stremo e che, soprattutto per quanto riguarda le pensioni, ha di fronte a sé solo ipotesi di soluzioni draconiane. Per alleviare il problema tutto fa brodo, compreso il cercare di sollevare (per quanto pateticamente) il Tasso di Fertilità.
Dall'altro lato, al netto di una campagna pubblicitaria affidata a degli inetti, c'è un ministero così incompetente da non sapere cosa sia il Tasso di Fertilità, trasformando un problema sociologico in una emergenza sanitaria: alla stessa Ministra (o a chi per lei) devono aver mostrato delle slide esplicative un po' imprecise e di conseguenza si è partiti in quarta per la tangente: la fertilità (biologica) è davvero un problema di salute tale da giustificare una giornata e una campagna ad hoc? Non ce ne sono di più importanti? Anche perché il problema demografico è così complesso da richiedere una certa coordinazione tra ministeri, se non addirittura degli interventi strutturali.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole: solo il solito governo di cazzari all'opera, non scomodiamo il nazionalismo.
Condivido. Aggiungo tuttavia che l'episodio è riconducibile anche alla ricorrente, incontenibile pulsione di molti apparati statali alla retorica catto fascista della "famiglia". Retorica consolidata di di provenienza notoria origine clericale, a fronte delle cui estrinsecazioni purtroppo nessuno ha mai il coraggio di replicare riaffermando anche la sola circostanza che la "famiglia" non è un soggetto giuridico e direi nemmmeno sociale, nessuno essendosi mai azzardato a definire anche solo sommariamente il termine, né di riferire ad essa un codice di comportamento univoco o sufficientemente condiviso. Che a rispondere civilmente, penalmente e mettiamoci pure moralmente del proprio operato è il singolo soggetto e nessun altro.
EliminaMi pare che anche nei giudizi più critici ci sia una sopravvalutazione. Nel descrivere l’attività di un ministero, l’unica visione realistica è qualunquista: c’è un ministro incompetente, e una torma di burocrati attenti (nella migliore delle ipotesi!) a schivare le responsabilità. Ogni tentativo di spiegarne l’attività in termini di visione, strategie, obiettivi, e loro conseguente realizzazione, sopravvaluta il soggetto, sovrapponendo le idee dell’osservatore a quelle del soggetto, il quale di idee non ne ha. La strategia non è conservatrice o progressista, non è nazionalista o internazionalista. La strategia non c’è, o, più precisamente, non è.
RispondiEliminaE’ normale che , nel vuoto di contenuti, la comunicazione esterna assuma, pur nella sua inconsistenza, un peso relativo spropositato. Ed è normale che la comunicazione sia mal fatta, e non solo perché affidata, probabilmente, agli amici degli amici: quando mai un pubblicitario è riuscito a fare bene il suo lavoro se il cliente non ha approfondito i contenuti che vuole comunicare?
Troppa gente, nemmeno la libertà di starsene in mutande fra un pò, bella roba il progresso
RispondiEliminaA me pare che il dato più significativo sia la definizione della fertilità come "bene comune", con la quale si uniscono la classica visione per cui ciò che avviene in una vagina non sia di esclusiva pertinenza della proprietaria della vagina stessa ma riguardi l'insieme del consesso sociale, e il modello di campagna demografica a cui si fa riferimento, per cui è interesse collettivo che si facciano più figli.
RispondiEliminaIl fatto che tutto questo venga espresso con la più trita e triste formula inventata in questi tristi e triti anni dalla sinistra italiana, mi sembra poi ulteriormente significativo: da un lato conferma quanto una formula scarsamente definita ben si presti a essere utilizzata in modi assai diversi, anche per finalità ideologicamente opposte a quelle di coloro che l'hanno inventata, e dall'altro trova la maniera di opporre, ancora una volta, il bene comune alla sovranità individuale. Che ciò avvenga nella comunicazione di un governo e di un dicastero che si spendono quanto più possono per garantire il massimo di potere e di risorse ai soggetti privati, è ulteriore prova di come un certo modello di ipercapitalismo faccia tutt'uno con la cancellazione della sfera più privata, il corpo e i vissuti. La fertilità come bene comune, amministrato da una sanità sempre più privatizzata: ecco come si chiude il cerchio della grande appropriazione.
Preziosa ed utile, almeno per me, la lettura della terminologia clinca, per le sue capacità e precisione descrittiva; allo stesso modo di quella botanica, del resto. Saluti. Emilio
RispondiEliminaCorreggo il refuso: "clinica", naturalmente; impreciso. Emilio
RispondiEliminaE anche con questo post, gentile dottore, ha addensato il suo nugolo di clientes che, eccetto forse uno, fanno a gara a darle ragione nel modo più originale e forbito possibile. Il migliore mi pare sia quello che per applaudire lei applaude anche sé stesso, linkando un post che aveva scritto otto anni e mezzo fa e che, purtroppo, in tutto quel tempo nessuno si era filato – forse perché si capisce che c'entrava là né che c'entra qui.
RispondiEliminaNon ci metto alcuna intenzione, d'altronde preferisco commenti critici quando corretti nella pertinenza, nell'argomentazione e nei toni. Il suo, per esempio, non è pertinente al tema trattato, nulla contesta nel merito di quanto ho scritto e, cosa alquanto fastidiosa, cerca di essere insolente. Fa niente, le riuscirà meglio la prossima volta, sono certo.
EliminaNarno, invece rispetto a noi lei è veramente un'anima eletta. L'incrocio tra Mercuzio e il puffo brontolone.
EliminaQuindi le campagne pro-natalità che si fanno, che so, in Svezia sono figlie del nazionalismo svedese? Per favore dottore.
RispondiEliminaIl problema c'é e queste cose si fanno ovunque in occidente.
E non tiri fuori l'apocalisse della bomba demografica globale, la transizione é quasi finita, siamo in cima alla curva nei prossimi cento anni cresceremo molto meno di quanto non siamo cresciuti negli ultimi cinquanta, e dopo forse non cresceremo più. Le persone non sono solo lavoratori facilmente trasferibili, l'immigrazione ha un costo sociale alto.
Insomma se i giovani dal terzo mondo non li vogliamo (o non ne vogliamo troppi), e vogliamo che qualcuno ci paghi le pensioni bisognerà fare qualche figlio in più. Detto da uno che di figli ne ha zero.
Io ne ho tre e potrei limitarmi a risponderle: bene, si dia una mossa. In quanto alla Svezia, che suppongo lei immagina uguale a quella degli anni Sessanta, lei ha notizia del consenso che attualmente colà raccolgono partiti come il Movimento di Resistenza Svedese e il partito dei Nazionaldemocratici? Certo, la campagna pro-natalità anche lì è promossa dal governo, ma la crisi della democrazia spinge i governi non a guidare, ma a rincorrere.
EliminaNessuno ci pagherà le pensioni, si rassegni.
EliminaCosa mai ci sarebbe di tanto scandaloso nel ritenere che le scelte e le campagne governative svedesi siano mosse da intenti di sapore nazionalistico? Non dimentichiamoci che la Svezia (con Norvegia e Danimarca), anche senza entrare formalmente e/o completamente nel conflitto, aderì al nazismo, alle sue guerre e alle sue persecuzioni in modo più ideologico di quanto non fece lo stesso popolo tedesco, che qualche transfuga e qualche oppositore al nazismo riuscì a contarlo tra le sue fila. Ricordiamo anche che essa praticamente non pagò il più piccolo dei dazi per questa gravissima colpa storica e che anzi - e qui la responsabilità è anche della nostra dabbenaggine - negli anni '60-'70 riuscì ad accreditarsi quale campione delle liberalità di ogni sorta, anziché di pulsioni, mai sopite da quelle parti, tipo il nazionalismo e il razzismo, come risulterebbe assai più giustificato e appropriato in base ai fatti di allora e e la realtà odierna.
EliminaE' pur vero che, attualmente, non c'è governo in Europa (e pochissimi ne troveremmo al mondo) che non impronti la sua azione, praticmanete in ogni campo, ad intenti di sapore reazionario e protezionistico. Persino quello francese ha provato a vietare alle donne di farsi il bagno con addosso qualcosa più di un bikini, giustificandosi in modo goffo e con sommo disprezzo del ridicolo con le esigenze di difesa della cultura nazionale. Fino a tirare in ballo niente meno che le zinne della Marianna a sostegno di una simile minchioneria.
Mi perdoni ma "persino" associato al governo francese, toglie credibilità a tutto lo scritto attorno...
RispondiEliminaLa crescita della destra europea giustifica anche le campagne pro-natalità che si facevano quando i nazionalisti stavano nelle fogne?
RispondiEliminaMi sembra davvero poco convincente sul punto, come sulla sua tesi in generale. Parla di crescita demografica quando il punto é la riduzione della decrescita e il riequilibro tra le fasce di età della popolazione. Quando il fascismo voleva fare della demografia un'arma i tempi e i numeri erano ben diversi. Nessuno con un minimo di materia grigia in Europa pensa a questo. Esistono invece governi che si sono posti il problema economico delle conseguenze di un crollo demografico in congiunzione con un invecchiamento della popolazione. Nessun imperativo etico.
L'imbarazzo di chiamare questa campagna per quello che é non glielo so spiegare io, é certo talmente ridicola e inconsistente che chiamarla campagna demografica avrebbe dato un esilarante gusto di fanfaronata.