Translate
Google, saprete, consente di tradurre un testo da una lingua a
un’altra delle 103 che elenca nella sua homepage, tra le
quali trovate pure il Malgascio, il Tagiko e l’Uzbeco,
l’Esperanto, il Maori e il Punjabi, ma non il
Pretenzioso e il Troglodita, il che è un vero peccato,
perché basterebbero due click per constatare quanto i pomposi
pipponi che Ferrara ci ha inflitto per anni corrispondano in tutto e
per tutto ai cupi rutti che oggi ci infligge Salvini: lingue diverse, ma idem sentire, a piacere, su famiglia tradizionale e declino
demografico, multiculturalismo e politicamente corretto, islam e
radici cristiane, «abbasso la droga!» e «giù le tasse!», la
magistratura che fa politica e la Costituzione un po’ troppo
comunista. C’è che però Ferrara riusciva a tirarsi dietro solo due dozzine di disadattati, mentre Salvini catalizza tra un quarto e un terzo del paese. Tutta colpa della lingua utilizzata, perché quello italiano è un popolo alla buona, così, se per dire che sei contro il matrimonio gay, citi il Simposio di Platone, il Liber Gomorrhianus di Pier Damiani e la Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali del cardinal Ratzinger, non puoi aspettarti l’ovazione che invece puoi essere sicuro ottieni con un bel «cazzo in culo non fa figlio, solo sugo di coniglio». A un popolo così sai quanto gliene può fregare che la religio che proponi ad instrumentum regni non è depositum fidei ma dimensione etico-estetica, collante comunitario, retaggio di cultura e gusto: guarda quanti rosari pendono dallo specchietto retrovisore delle utilitarie parcheggiate sotto casa, calcola che neppure il 5% di chi le guida saprebbe recitarti per intero un Pater noster dall’inizio alla fine, così capisci che il cattolicesimo puoi proporlo solo come feticcio, perché come feticcio funziona, non come milieu esistenziale. Poi c’è che Ferrara è venuto prima, ma dalla sua nicchietta non è riuscito mai ad uscire, un Crippa a preparargli la tisana e un Cerasa a porgergli il portapillole, e ora ecco che arriva questo zotico, incolto, irsuto e gradasso, e dai balconi gli piovono petali di rosa, sbarbine gli strusciano le tettine sulla panza, giovanottoni palestrati lo chiamano «capitano», e ingozza tutto il bendidio di lipidi e carboidrati che a te, dopo quel mezzo coccolone, hanno vietato... Un pizzico d’invidia, un velo di risentimento, via, ci sta. E allora fiato al trombone: «I
cattolici democratici ci esorcizzavano e scomunicavano
come una nuova Action française, e attribuivano oscure trame fra
trono e altare alla ricercata “rilevanza” ruiniana di una fede
capace di ragione, e ora si ritrovano sbertucciati sulla pubblica
piazza, e fischiati, da presunti cristiani devoti, in realtà
feticisti e ubriachi, che smerciano in politica le litanie dei santi
sul palco patibolare di una strana internazionale nazionalista che
porta la mozzetta del cardinale Burke»
(Il Foglio, 21.5.2019). O moesta senectus, povero Ferrara!
«Scopata anziana, scopata sana»
RispondiEliminaTratto dal film 'Berlinguer ti voglio bene' di Benigni il Giovane, ghibellino. Da non confondere col parente guelfo Benigni il Vecchio da Leopolda "Il nome di Dio è misericordia" - Il cristianesimo è gioia - Roberto Benigni alla presentazione del libro del Papa
Mai confondere il popolo democratico di quel Matteo con il popolo alla buona di questo Matteo, la mamma del mostro con l'amato figlio, la costruzione del mostro e il mostro stesso, nato da una costola secondo il profeta