domenica 2 giugno 2019

Morettiana





In Isole, secondo episodio di Caro diario (Nanni Moretti, 1993), c’è un indimenticabile Antonio Neiwiller nei panni del sindaco di Stromboli, un sindaco animato da un entusiasmo prossimo all’esaltazione, che senza sosta partorisce visionari progetti di valorizzazione delle bellezze paesaggistiche del luogo, robe del tipo «chiedere a Morricone una musica da diffondere per tutto il giorno come colonna sonora del paese», «la luce dell’isola a cura di un grande maestro della fotografia: Storaro che cura l’illuminazione e i tramonti di Stromboli», in un più vaste programme che mira a «un nuovo modo di vivere, una nuova luce, nuovi abiti, nuovi suoni, un nuovo modo di parlare, nuovi colori, nuovi sapori, tutto nuovo», insomma, «ricostruire da zero Stromboli», peraltro con l’aspirazione a ben più ampi orizzonti – «ricostruire da zero l’Italia» – fino ad offrirsi da modello al mondo, come d’altronde ben promette il fatto che «sta per arrivare dal Giappone lagronomo responsabile dei 28.000 ettari che circordano Tokyo, vuole parlare con me, dei miei progetti, vuole capire il segreto del nostro equilibrio tra crescita e benessere». È un sindaco, quello interpretato da Neiwiller, che però vive il dramma di non riuscire a trasmettere il suo entusiasmo agli isolani, che a tanto fuoco sacro sembrano opporre un’apatia altamente ignifuga, insensibili a tante geniali idee, forse perfino un po’ terrorizzati da tanto anelito palingenetico: «eppure il materiale umano ci sarebbe», ma niente, «tante potenzialità vanno sprecate», e il poveretto deve dolorosamente prendere atto che «qua sono tutti così ostili», ma senza riuscire a farsene una ragione – «perché sono tutti così ostili?» – senza poter far altro che abbandonarsi ad uno sconsolato «che peccato!».

Cambiando quel cè da cambiare, lapologo morettiano calza come un guanto alla parabola di Mimmo Lucano. Da cambiare cè che, pur non sapendo se il sindaco di Stromboli sia poi stato rieletto, Nanni Moretti ce ne fa fortemente dubitare, mentre la narrazione che i media hanno costruito attorno allormai ex sindaco di Riace ci rende inspiegabile perché il 26 maggio sia stato così crudelmente trombato: chi ci ha illustrato la sua grande passione, le sue ottime intenzioni, le sue geniali idee, chi ha esaltato lesempio di accoglienza da lui realizzato a modello da adottare in tutta Italia e in ogni paese meta di migranti, chi è arrivato addirittura a immaginarlo come leader di un centrosinistra che aveva da espiare la tavolata di un Salvatore Buzzi e un Giuliano Poletti, l«aiutiamoli a casa loro» di un Matteo Renzi, le derive securitarie di un Marco Minniti, non ha saputo darci neanche come lontana ipotesi che alle Comunali di Riace, lo scorso 26 maggio, Mimmo Lucano avrebbe preso solo 21 voti, né oggi sa darcene spiegazione. Nemmeno tenta, in realtà, e preferisce tacere. E più di tutti tace chi di Mimmo Lucano ci ha offerto una narrazione prossima allagiografia di un santo che aveva compiuto il gran miracolo di cavare una formidabile opportunità da due enormi problemoni come lemergenza posta dallarrivo dei migranti in Italia e la drammatica crisi economica, demografica, culturale, eccetera, di tanti paesini del profondo Sud. È a quella fonte che ci eravamo precitati ad abbeverarci, ma siamo rimasti a bocca asciutta.

Parlo di Propaganda live, che di Mimmo Lucano ci ha offerto il dittico in gloria e in martirio. Sapre la puntata del 27 maggio, quella dello speciale post-elettorale, e il duetto iniziale tra Diego Bianchi e Marco Damilano nutre qualche speranza che la spiegazione venga data.
D.B.: «Si è votato, e ne dobbiamo parlare. Non vedevamo lora, no? Del resto, finché le cose vanno così, ce nè da dire, ce nè da fare. Allora cominciamo con il buon vecchio spiegone di Marco Damilano...»
M.D.: «Sì...»
D.B.: «... se ancora ne ha da spiegare...»
M.D.: «No, spiegare no... Qualcosa...»
D.B.: «No, devi spiegare, bisogna spiegare un sacco di cose. Please, on stage!»
Ok – uno si dice – da Diego Bianchi nessuna spiegazione, ma questo è comprensibile, perché da cocchiero del carrozzone satirico antigialloverde gli spetta di diritto limitarsi allarguta glossa di contorno, come da regola introdotta da Serena Dandini alla guida dei carrozzoni antiberlusconiani, e ormai diventata canone del bon ton che caramella ogni palla di letame antigovernativa. Poi Diego Bianchi è meglio non sazzardi a fare lanalista, scivolerebbe ineluttabilmente negli sdoppiamenti in cui si produceva nei video dei suoi esordi: «ce nè da dire, ce nè da fare», ma, beninteso, da topo nel formaggio. E allora porgiamo orecchio a Marco Damilano, che non rimuove, anzi, dà conto che di Stromboli ce nera più duna, e che per tutte è stata una Riace: «Pioveva... “acqua di spilli fitti / dal cielo e dai soffitti”... a Lampedusa è arrivata prima la Lega di gran lunga, con il 45%... la Lega ha conquistato il Comune di Ventimiglia... e poi ha preso il 35% a Rosarno... e anche nella Riace di Mimmo Lucano ha preso il 30%...». Ok, ma perché? Niente, è che «cè un vento che soffia in tutta Europa e poi arriva anche nei posti dove meno te lo aspetteresti... e allora ti dici “ma da dove arriva tutto questo?”... perché non lhai sentito arrivare?...».

Capisci che neanche da Marco Damilano potrà venirti una spiegazione seria: dice che a Riace il vento è arrivato da fuori, risulta assai più acuto Nanni Moretti, che non si nascondeva le ostilità degli stromboliani alle progressistissime levate di genio del loro sindaco. Ma gli sia dato modo di spiegarci il vento e la pioggia: dove nascono, come nascono? Zero, nessuna spiegazione, passiamo a consolarci con lo scoppolone preso dal M5S. Che di voti ne ha persi sei milioni. Che non sono certo defluiti tutti nel Pd. Che, anzi, a dispetto del suo 22,7%, ha perso in assoluto un bel po di voti rispetto alle Politiche dellanno scorso. Sei milioni di voti in parte andati a Salvini e in parte rifugiati nell’astensione. Per i primi, non vale la pena di darsi troppo pensiero: sottoproletariato e piccola-borghesia, roba fascistoide di suo. Per gli altri, poco male, perché è dall’astensionismo – ci assicura Wu Ming  che arriverà la rivoluzione. Tutto bene, dunque, se non sarà sereno si rasserenerà, passiamo al varietà. Ohi, gente, avreste dovuto vedere la faccia di Giggino agli exit poll e, a seguire, proiezione dopo proiezione... Prego, Makkox, vai con una delle tue, e che sia bella puntuta, così la Constanze può regalarci il suo squillante coccodè!
Ora, sia chiaro, non è che uno si aspetti da Propaganda live una seria e approfondita analisi di cosa sia l’Italia dell’Anno Domini 2019, di come la sinistra abbia sbagliato tutto nel declamare dai Parioli la bellezza di un’integrazione da promuovere però a debita distanza dai suoi viali alberati dove la differenziata e la paletta per la pupù dei cani sono undicesimo e dodicesimo comandamento, sì da poterne trarre grato compiacimento dal reportage di Zoro in terra di Calabria, in cui è evidente quanto il bonghetto del ghanese piaccia alla vecchina di Riace. Il guaio è che pure il re cui Propaganda live fa da giullare non sa darsi spiegazioni diverse da quelle di Marco Damilano: “acqua di spilli fitti / dal cielo e dai soffitti”, prima o poi passerà, da fuori è venuto il vento e fuori andrà.
Nanni Moretti? Un gigante. E perciò da tempo tace. 


Nota Mia moglie, che è la più severa critica delle mie riflessioni ad alta voce, poi riversate in pagina, dice che ultimamente sono in preda ad uno scrupolo cui andrebbe bene la definizione di «le ragioni del nemico», me lo ripete dopo aver letto questo post, ed è da qui che preferisco risponderle: se al posto di ragione ci va ratio, accetto la critica, il «nemico» va innanzitutto capito, non lo si può liquidare come incarnazione del Male o come parentesi regressiva in un ineluttabile cammino verso un radioso avvenire. 


10 commenti:

  1. certo, le ragioni dell'avversario andrebbero capite, ma in questo caso credo sia vano sperarlo. Stiamo parlando di gente che da decenni vive su puttanate tipo "l'immigrato è (sempre) una risorsa" oppure "Europa bella/Italia brutta", capire (cioè ammettere pubblicamente) le ragioni dell'avversario equivarrebbe ad ammettere la propria inconsistenza. Se vai troppo oltre con le puttanate arriva sempre prima o poi un momento in cui non puoi più tornare indietro.

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    1. Raffaele Simone, L'ospite e il nemico, Garzanti
      se non l'hai ancora letto, lo leggerai
      i più sinistri dicono l'autore sia di destra, anzi, di estrema destra
      lasciamo perdere, m'interessa la ciccia, che nel libro c'è e spiega quello che gli "addetti" non sanno e non vogliono spiegare
      il radioso avvenire non c'entra nulla con costoro, è solo un modo stereotipato di rappresentarsi come con la t-shirt e la foto scattata da Korda

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  2. Ho pensato che del caso Riace sapevo molto meno di quanto credessi, dopo aver sentito (per circa 7 minuti, da 26' a 33') qualcuno che pare sapere di cosa parla, tale Tonino Perna:

    https://www.raiplayradio.it/audio/2019/05/TUTTA-LA-CITTAapos-NE-PARLA-4c8d834f-0e9f-4e43-882c-cc4647835263.html

    Un caro saluto.

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    1. La favola dei buoni sentimenti, dunque, sta in piedi solo fino a quando è tenuta su coi soldi dello stato? Ma a decidere su quelli è chiamato chi vince le elezioni. Di là dalle intenzioni, mi pare che questo Perna mi venga a dire che Riace fosse una bolla sentimentale.

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    2. si parte da un dato vero: lo spopolamento delle zone rurali dell'appenino calabrese. arrivano gli immigrati, in proporzione demenziale rispetto alla popolazione autoctona, i quali vivono sostanzialmente di sussidi statali; sospesa l'erogazione dei sussidi viene a galla la verità.

      chiedo: è in questo modo che vogliamo far fronte alla questione demografica e dello spopolamento delle zone rurali? una volta che queste masse d'immigrati si sposteranno dalle campagne ai centri urbani più importanti, che cosa succederà?

      se continuiamo a ragionare in questo modo, ossia come fa il signor Bergoglio e la "sinistra", la Lega farà il pieno di voti per decenni.

      saranno contenti solo coloro che impiegano questi poveracci in nero e con bassissimi salari, come nel settore dell'edilizia o della ristorazione. è l'offerta che fai alla forza-lavoro che crea la domanda: se mi paghi 700 euro il mese preferisco emigrare a mia volta che fare lo schiavo 10 ore il giorno per 25-30 euro.

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  3. "ormai diventata canone del bon ton che caramella ogni palla di letame antigovernativa". Dichiaro la mia invidia, e lei sa quanto mi costa. Io non sarei stato capace di inventarmelo.

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  4. @ Malvino

    così la Costanze può regalarci il suo squillante coccodè!

    A me pare inelegante paragonare la giornalista Constanze (non "Costanze") Reuscher a una gallina.
    Se la sente di fare pubblica ammenda chiedendo scusa?

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    1. Subitamente passo a correggere il nome, grazie per la correzione. In quanto al resto, lei mi attribuisce un'ineleganza che non era affatto nelle mie intenzioni: infatti paragonavo la risata a un coccodè, non la giornalista a una gallina. E' solo la sua malizia a vedere l'indebita inferenza, e questo non è bello.

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    2. @ Malvino

      Bene, allora sarò io a fare pubblica ammenda e a chiedere scusa per la mia malizia.

      Il fatto è che avevo ridotto tutto a una semplice proporzione:
      risata sta a coccodè come "chi fa la risata" sta a "chi fa coccodè". Come giornalista sta a gallina.

      E ciò che mi era parsa un'ineleganza, mi sembra sempre di più una cafonaggine.

      Ma, visto che mi assicura che l'inferenza è indebita, allora mi sarò sbagliato.

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    3. Accetto le sue scuse. Pensi che per dimostrarle la mia buona fede stavo scaricando da Youtube una puntata di Propaganda live per estrarne una risata della Constanze e mostrarle una comparazione grafica col verso della simpatica bestiola da cortile servendomi dell'equalizzatore di Audacity. Grazie di avermi risparmiato la fatica.

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