Ieri:
«Non metto il link per risparmiarvi la pubblicità di un
preservativo che si piglia un terzo della pagina, il banner sotto la
testata sul quale scorrono i prezzi di caffè, prosecco e detersivo
distribuiti da un ipermercato e il pop-up che reclamizza una società
di spedizioni, che è quello che dà il maggior fastidio perché
bisogna chiuderlo due volte ogni dieci secondi, però volevo
segnalarvi lo stesso...» (Malvino,
5.12.2014).
Da
oggi in poi, non più: nel caso dovessi commentare un post de Il
Post, potrò linkarvelo
tranquillamente, perché, andando di là, non troverete più
l’impiastro
che descrivevo quattro anni e mezzo fa. Prima, però, c’è
da sbrigare una piccola formalità: 80 euro. Proprio così, per
soli 80 euro all’anno
(in alternativa, 8 euro al mese) Il Post
vi sarà offerto «senza nessun annuncio».
[Qui immagino che al solito grammar-nazi venga d’istinto:
«Semmai “senza alcun annuncio”».
A torto, stavolta, perché a «senza nessun annuncio»
segue «salvo in qualche occasione particolare»:
la doppia negazione, dunque, qui non casca male, via.]
Com’è
venuta, ’st’ideona?
Il malpensante azzarderà che la baracca stesse a far acqua, ma ci
mettiamo un niente a scornarlo: «Mi
fermavano per strada –
rivela Luca Sofri – per
chiedermi come mai non avessimo ancora lanciato gli abbonamenti».
[Forse voi no, perché siete aridi dentro, ma io non faccio alcuna
fatica a immaginarmela, la scena: «Ohilà,
Sofri, com’è
che posta a gratis? Quelle delizie di soggetto-virgola-verbo, per
esempio, non crede sia venuto il momento di farcele pagare?»;
e lì il povero Sofri a capitolare: «Ok,
ok, vedrò di accontentarla, caro fan!»;
giorni a pensarci, e infine – riverbero renziano, eureka! – 80
euro.]
Abbonamento,
dunque, ma a una versione
spot-free,
perché «dal
2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a
tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona
che sa delle cose in più, e migliora il mondo».
Tutto sta a voi, dunque. Non avete voluto sganciare 60 euro all’anno
per continuare a far vivere Radio
Radicale,
e vabbè, avevate visto giusto, è quasi fatta, la convenzione sarà
rinnovata, e continuerete a godervela a gratis, non era il caso di
fare neanche il gesto di metter mano alla tasca. Ma qui c’è
uno che da nove anni migliora il mondo e, abbonamento sì o
abbonamento no, assicura che continuerà a migliorarlo: non vi viene
di getto un gesto di liberalità? Ma allora siete bestie, fatevelo dire.
Non crede che l'immagine postata sia di cattivo gusto?
RispondiEliminaDio mio, non avrà mica pensato che la simpatica bestiola volesse alludere alla fisiognomica di qualcuno? Si tratta di un carlino, come ben vede, e l'allusione è a Il Resto del Carlino, quotidiano bolognese che deve il suo nome al prezzo che costava originariamente, giacché il carlino era la moneta dello Stato Pontificio in corso al momento della sua fondazione. L'immagine sta a dire: da oggi in poi, il giornalino costa un carlino intero.
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