Caro
Malvino, […] mi aspettavo che sparassi a zero sul World Congress of
Families che sta per tenersi a Verona […]
Roberto
Russo
Sparare?
Vada per il figurato, caro Russo. E dunque.
Per
quindici anni da quest’abbaino ho cecchinato in difesa del
principio che «su
se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è
sovrano»:
chierico o laico che lo mettesse in discussione – bang! –
sparavo.
Scelta
obbligata, quella del cecchinaggio, mai stato in grado di piegarmi
alle logiche dell’esercito regolare – una paga, una divisa, un
generale che ti dice a chi sparare, e a chi no, e quando sì, e
quando no, che poi semmai sorprendi pure a cena col nemico, e neanche
puoi sputargli in faccia, perché andarci a cena è parte di un
disegno tattico che non ti è dato di poter capire, zitto, rientra
nei ranghi e fa’ finta di non aver visto – e chi poteva
sopportarlo? Non io.
Mi
è mancato il calore umano che in trincea allevia i rigori della
guerra? Onestamente, no. Sempre stato molto diffidente su quel tipo
di calore, e poi la solitudine non mi ha mai fatto paura, anzi, son
sempre stato io a cercarla.
Sì,
non c’è bisogno che me lo ricordi, per qualche anno ho militato
sotto le insegne di una colonna partigiana, ma dovresti sapere che è
durata poco, giusto il tempo per capire che era una banda di sfessati
agli ordini di un guardatemi-guardatemi che, al confronto, D’Annunzio
era un austero von Clausewitz.
Cecchino,
dunque, e in anni in cui non c’era giorno che si potesse stare a
guardar nuvole o ad annaffiar gerani: Ratzinger, la Cei di Ruini, gli
atei devoti, il referendum sulla legge 40, il dibattito sulla Ru486,
quello sulle unioni civili... Occhio incollato al mirino, dito
attaccato al grilletto – bang! bang! bang! – più di 11.000
post, quasi 15 milioni di battute spazi esclusi, e in testa sempre lo
stesso chiodo fisso: «su
se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è
sovrano»,
chi lo metteva in discussione era un pezzo di merda, andava
eliminato. Ma ovviamente – si diceva – siamo nel figurato.
Labile
il confine tra perseveranza e ossessione, caro Russo, ancor più
labile quello tra senso del dovere e compulsione, sicché io stesso
mi son chiesto spesso in questi quindici anni: ma
’sto Malvino
è rigoroso o coatto? Non riuscendo a dare una risposta, mi son
risolto a credere che la domanda andasse posta in altri termini: ma
su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, ’st’individuo
vuol essere sovrano? Qui la risposta era facile: a volte sì e a
volte no. Sicché pretendere che lo sia sempre è fargli violenza,
buttargli addosso una responsabilità che non sa reggere.
E
dunque spara, Malvino,
ma non sentirti eroe: non sei un sangiorgio, e poi manco sei donna,
manco sei gay, nessuno ti discrimina per quel che sei, tutta
’st’abnegazione
per una questione di principio non ti puzza di liberalità da
gentiluomo di campagna?
Guarda:
il referendum sulla fecondazione assistita va deserto, ma dagli
abbaini che hai d’intorno non s’ode uno sparo, campioni
olimpionici di tiro libero fanno playlist e recensiscono l’ultimo
iPhone, l’ultimo serial, l’ultimo film. Ergo, rifatti la domanda:
è rigoroso o coatto, ’sto Malvino?
Ecco, vedi, ora ti è chiaro: è coatto.
Quella
sua fottuta acribia sulle encicliche (via, a chi possono mai
interessare le encicliche?), sulle battaglie culturali de Il
Foglio
(ormai lo legge solo lui, è una fissa), sulle grandi e piccole
schifezze de L’Osservatore
Romano
e di Avvenire
(ma vuoi vedere che qualche salesiano l’ha
molestato da bambino?): coatto, coatto, i sintomi c’erano
tutti, ho fatto mia la diagnosi.
E
ora? Ora, per piacere, se questo World Congress of Families vi sembra
un Medioevo, sparate voi. Sentirete risuonarci dentro encicliche,
editoriali di Ferrara, fondi di Vian e di D’Agostino,
e in sottofondo – ma solo ad averci orecchio – sentirete la
spenta eco dei miei bang!, e solo quella: tanto ho cecchinato, e
guadagnandoci solo una diagnosi di sindrome ossessivo-compulsiva, che ora
lascio, sparate voi, vediamo quanto siete bravi, io mi limiterò a guardare. Se fate cilecca, da quest’abbaino sentirete una risata.