È
bastato un grottesco articolo pubblicato su Lercio per far emergere la vera
natura di tanti Italiani, che si professano animalisti ma non sanno neppure
dove stia di casa l’antispecismo. Perché non si può essere antispecisti e
razzisti contemporaneamente. Su tanti forum e pagine Facebook che affrontano
problematiche animaliste spuntano, come funghi dopo una settimana di pioggia,
le accuse contro la Kienge, contornate da epiteti che mi vergogno di riportare.
«Kienge shock: prendiamo cani e gatti degli Italiani per sfamare gli immigrati», titola l’articolo. Ma
basterebbe leggere due o tre righe avanti per capire che si tratta di una
burla, come tutti i testi pubblicati da Lercio. Invece, oltre che un popolo con
spunti di razzismo, siamo anche pigri e ignoranti, perché non ci soffermiamo
sui contenuti. Eppure, basterebbe guardare l’url: www.lercio.it. Come si può
dare credibilità a un sito che si chiama Lercio?
E ora
ci ritroveremo questo articolo che circolerà per decenni, come il famoso
Bonsaikitten che proponeva gatti in bottiglia a forza di fotomontaggi.
Nonostante siano passati quasi 3 lustri, ogni tanto se ne riparla.
Vita
dura da oggi in poi per la Kienge, che un giorno dovrà spiegare alle future
generazioni di nipoti e pronipoti, indignati da una nonna tanto malvagia, che
quelle parole non le ha mai dette e forse, neppure pensate.
E io?
Mi sento indignato, certo, ma anche divertito da tanta superficialità.
Luigi
Civita
Quello che dovrebbe muoverci a preoccupazione, più che a indignazione, è la notevole caduta della qualità del falso, in generale: sempre più spesso il registro ironico, anche quando trascende nel grottesco, assume carattere assertivo. Si riesce a vendere tavoli rivestiti di formica come scrittoi Luigi XV.
normale conseguenza della rivoluzione digitale. Se un tempo il problema era la raccolta delle informazioni, mentre le fonti erano per la maggior parte autorevoli, ora la raccolta è facilissima, manca la verifica di autorevolezza delle fonti.
RispondiEliminaEcco perchè nelle scuole sarebbe meglio dare in mano un ipad al bambino, e spiegargli che la vera sfida non è sapere l'anno della scoperta dell'america, cosa che con uno smartphone si può trovare in 5 secondi netti, ma accorgersi che il primo sito che si visita e che riporta '1892' è una ciofeca.