lunedì 7 ottobre 2013

Corrispondenze


È bastato un grottesco articolo pubblicato su Lercio per far emergere la vera natura di tanti Italiani, che si professano animalisti ma non sanno neppure dove stia di casa l’antispecismo. Perché non si può essere antispecisti e razzisti contemporaneamente. Su tanti forum e pagine Facebook che affrontano problematiche animaliste spuntano, come funghi dopo una settimana di pioggia, le accuse contro la Kienge, contornate da epiteti che mi vergogno di riportare. «Kienge shock: prendiamo cani e gatti degli Italiani per  sfamare gli immigrati», titola l’articolo. Ma basterebbe leggere due o tre righe avanti per capire che si tratta di una burla, come tutti i testi pubblicati da Lercio. Invece, oltre che un popolo con spunti di razzismo, siamo anche pigri e ignoranti, perché non ci soffermiamo sui contenuti. Eppure, basterebbe guardare l’url: www.lercio.it. Come si può dare credibilità a un sito che si chiama Lercio?
E ora ci ritroveremo questo articolo che circolerà per decenni, come il famoso Bonsaikitten che proponeva gatti in bottiglia a forza di fotomontaggi. Nonostante siano passati quasi 3 lustri, ogni tanto se ne riparla.
Vita dura da oggi in poi per la Kienge, che un giorno dovrà spiegare alle future generazioni di nipoti e pronipoti, indignati da una nonna tanto malvagia, che quelle parole non le ha mai dette e forse, neppure pensate.
E io? Mi sento indignato, certo, ma anche divertito da tanta superficialità.

Luigi Civita


Quello che dovrebbe muoverci a preoccupazione, più che a indignazione, è la notevole caduta della qualità del falso, in generale: sempre più spesso il registro ironico, anche quando trascende nel grottesco, assume carattere assertivo. Si riesce a vendere tavoli rivestiti di formica come scrittoi Luigi XV.  

1 commento:

  1. normale conseguenza della rivoluzione digitale. Se un tempo il problema era la raccolta delle informazioni, mentre le fonti erano per la maggior parte autorevoli, ora la raccolta è facilissima, manca la verifica di autorevolezza delle fonti.

    Ecco perchè nelle scuole sarebbe meglio dare in mano un ipad al bambino, e spiegargli che la vera sfida non è sapere l'anno della scoperta dell'america, cosa che con uno smartphone si può trovare in 5 secondi netti, ma accorgersi che il primo sito che si visita e che riporta '1892' è una ciofeca.

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