venerdì 2 gennaio 2015

«Si sa»

Che scenda dall’alto o che salga dal basso, la violenza che si fa autorità ha bisogno di una legittimazione che abbia l’impronta del divino, sennò non regge a lungo, tanto meno può diventare istituzione. Quando scende dall’alto, viene da chi, per meriti particolari, anzi, potremmo dire peculiari, Dio avrebbe investito di un potere speciale, assoggettarsi al quale sarebbe dunque cosa naturale, visto che è Dio ad aver dato legge alla natura. Ma la regola vale pure per la violenza che sale dal basso: anch’essa, per legittimarsi come autorità, deve ammantarsi di divino («vox populi, vox Dei»). C’è un punto, tuttavia, in cui la violenza che scende dall’alto s’incontra con quella che sale dal basso per fondersi in quel «si sa» che introduce sia la fallacia ad auctoritatem sia quella ad populum: «si sa» – dice chi, a corto di argomenti, vuole infliggerci violenza nella sua forma più insidiosa, che è quella dell’imbroglio – ma in realtà non si sa la cosa più importante, cioè donde venga l’autorità dell’affermazione che segue, se da quanto Dio ha concentrato nelle sentenze dei primi o da quanto ha diluito nei luoghi comuni degli ultimi. «Si sa», dice, e in questo modo non è neanche più tenuto a spiegare per quale via la verità gli esca di bocca. «Si sa», e non si capisce se quanto segue sia distillato della sapienza cumulata da dinastie di élites o folgorante scintilla che sprizza del deposito di buonsenso custodito nei secoli dalla plebe. A meno che non venga usato in modo ironico – proprio a mettere in discussione l’autorità che non ammette discussione – guardiamoci dal «si sa».
Esempio (in coda ad una lunga lista di «si sa» che stipano un editoriale su Il Foglio di venerdì 2 gennaio): «Si sa che l’omosessualità è creativa ed eccitante variante della condizione umana, ma non è naturale e non è incline a stabilire solidi legami famigliari o educativi». «Si sa» perché sta scritto nel Levitico o perché da che mondo è mondo si pestano i ricchioni? Che importa, «si sa», e tanto basti a fare argomento. 

6 commenti:

  1. Editoriale a firma di chi?

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  2. Senza firma, ma lo stile fa pensare al signor direttore.

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  3. Quest'opera di debunking quotidiano di Ferrara è insieme folle e imprenscindibile.

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  4. l'uso della categoria teologica "naturale" (che meritrebbe una pernacchia automatica solo a sentirla nominare) lascia pensare che quel "si sa" faccia riferimento a qualche bella pensata scritta da un fine indagatore della trascendenza.

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  5. Beh, si sa che sul Foglio si scrivono solo cazzate!

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  6. "si sa" che è creativa ed accitante? Io non lo sapevo, ma ora che lo so, vado subito a dare via il c... Grazie Ferrara!

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