giovedì 14 febbraio 2019

Cos’è il risentimento?


Cosè il risentimento? Per il Devoto-Oli è l«atteggiamento di avversione o animosità verso qualcuno per unoffesa o un affronto ricevuto», ma la definizione che forse coglie qualche sfumatura in più, cosa di notevole importanza quando si parla di uno stato danimo, mi pare quella del De Mauro, che lo descrive come «sentimento commisto di animosità, rancore e desiderio di rivalsa, provocato da un comportamento altrui ritenuto ingiusto, offensivo o ingiurioso», perché qui l«avversione» è meglio caratterizzata in «rancore»l«atteggiamento» esprime la sua più distintiva peculiarità nel «desiderio di rivalsa», il tratto soggettivo dello stato danimo è significativamente rimarcato dal fatto che posso anche aver solo «ritenuto» di essere stato oggetto di un affronto, non necessariamente averlo realmente «ricevuto»; meglio ancora, però, il Sabatini Coletti, per il quale è quel «sentimento dato da un misto di rabbia e desiderio di rivalsa, protratto nel tempo, che si prova come conseguenza di un torto o frustazione subìta, sia essa reale o immaginaria», dove «rabbia» e «frustrazione» danno il colore più appropriato al «sentimento», di cui si coglie al meglio il tono sottolineando quanto di essenziale assume dallessere «protratto nel tempo». «Una rabbia che si fa cronica e perdura nel tempo», dunque, come in unintervista di qualche tempo fa lo definì Ian McEwan, che precisò: «Può essere fredda, non esplicitata, oppure diventare calda, fare grande rumore e trasformarsi in violenza».
Tutto ciò mi pare rappresenti al meglio cosa sia il risentimento, ma ancora non ci dice nulla dei moventi, che è chiaro debbano essere diversi nel caso in cui il «torto» subìto, e la «frustrazione» che ne consegue, siano «reali o immaginari». Siamo comunque dinanzi a un meccanismo di difesa, infatti, ma è evidente che nel primo caso ci è lecito mettere in discussione solo il perché della sua scelta, e ovviamente quanto esso poi risulti essere efficace, se e quanto in grado di mettere riparo a un danno concreto, mentre nel secondo siamo chiamati ad indagare sul processo che produce lallucinazione del «torto» subìto e sulla dimensione psicopatologica del momento reattivo. Così, volendo prendere sul serio unaffermazione come «l’Italia è oggi una Repubblica fondata sul risentimento» (*), dobbiamo in primo luogo chiederci: questo risentimento risponde a uningiustizia reale o immaginaria? In altri termini: siamo davanti a un «desiderio di rivalsa» che ha una qualche legittimità o a quanto fa sintomo di unestesa patologia di massa, eventualmente ad un connaturato vizio morale che segna il grosso della nazione? Nel primo caso, siamo costretti a fare i conti con lingiustizia che ha dato moventi al risentimento, considerare se abbia natura contingente o di sistema, individuarne i responsabili, ipotizzare soluzioni alternative alla violenza per rimuoverla...
Un lavoraccio, senza dubbio. Che però si può scansare nel caso in cui il risentimento sia un disturbo psichico o un vizio morale. In tal caso, è tutto facile: la psicoanalisi fornisce ottimi modelli per rappresentarci il risentito, lo apparenta al narcisista ferito e allinvidioso... La tentazione di risparmiare fatica è forte e, voilà, «“risentimento” is the new “invidia”»: così, la rabbia per lingiustizia subìta, che Silvio Berlusconi ci suggeriva di interpretare come invidia, diventa frutto di una disposizione danimo che pesca nel fondo limaccioso della natura umana, dove sonnecchia il mostro dellegoismo. Il gioco è fatto: ogni ragione del risentimento diventa un alibi. E questo è fare un altro torto, muovere unaltra offesa, infliggere unaltra ingiustizia.

2 commenti:

  1. Voglio riprendere il suo stile, e andare a cercare la definizione di “bullismo” nel dizionario. Per un anglicismo, nulla di meglio del Merriam–Webster disponibile in rete; ne ho tradotto la definizione. Bullismo è “abuso e maltrattamento di una persona vulnerabile da parte di qualcuno più forte, di maggior potere, etc.” Allora: Mantellini è mite, palliduccio, triste, provinciale, radiologo, piddino frustrato, sfibrato intellettualizzatore, porgitore di altre guance, aspirante londinese. In una parola: vulnerabile.
    Allora, poche balle: prenderlo per il culo è bullismo.

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    1. Ahahahah! Buona questa, chi credi di prendere per il culo?Mantellini?

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