Pare che quanto è accaduto in Norvegia non sia da attribuire a fondamentalisti islamici. Già pronti, ieri sera, a tirar fuori i soliti arnesi propagandistici, i neocon de noantri sono visibilmente stizziti: con l’islam che ci aggredisce perché abbiamo tradito le nostre radici cristiane, e non facciamo più figli, e siamo tutti froci, e aveva ragione l’Oriana, e Ratzinger l’aveva detto a Ratisbona, potevano sentirsi vivi per almeno tre o quattro settimane. Se poi si tiene conto del fatto che l’autore del massacro di Oslo è fierissimamente occidentale, conservatore e cristiano, e insomma è una specie di neocon de noantri, solo un po’ più esagitato, senza essere capace di fermarsi alle chiacchiere e alle inconcludenti crociate culturali di Pera, Ferrara e affini, si capisce che la stizza sia un po’ scomposta e perfino rabbiosa.
Ne dà prova un post di Christian Rocca: “L’idiozia di chi ora paragona il terrorista «cristiano» a quelli islamici, confondendo per ignoranza o malafede casi rari, isolati e scollegati da dottrine religiose o chiese o scritture con la potenza geometrica di una teologia politica, ideologica e temporale viva, presente nella società, diffusa da governi, scuole, università, televisioni e autorità religiose sulla base di un’interpretazione nemmeno tanto eterodossa di uno dei più potenti testi politici della storia” (Camillo, 23.7.2011).
In via preliminare, c’è da sottolineare che si tratta di un anacoluto: “L’idiozia di chi, eccetera”, cosa? Siamo dinanzi ad una incazzatura che non trova linearità sintattica, che rimane sospesa e si ripiega in un anapodoton, come di chi tenta un insulto in forma di sputo, ma non riesce a sputare più in là della punta dei suoi mocassini. In sostanza, il poveretto tenta di scoraggiare gli sberleffi che, oggi, piovono su chi, ieri, dal fronte permanente della conservazione dell’occidente cristiano, strepitava“mammaliturchi!”, e senza uno straccio di conferma che l’attentato fosse opera di al Qaida (vedi Libero o Il Foglio).
Brucia un po’ il culo anche a Christian Rocca, che diffida chiunque sia tentato dal fare paralleli tra il fanatismo cristiano e quello islamico, e dal rispedire al mittente – da Oslo – la chiamata alle armi sotto i gonfaloni crociati.
Il fanatismo cristiano – dice – si manifesta in “casi rari, isolati e scollegati da dottrine religiose o chiese o scritture”, mentre quello islamico ha “la potenza geometrica di una teologia politica, ideologica e temporale viva, presente nella società, diffusa da governi, scuole, università, televisioni e autorità religiose sulla base di un’interpretazione nemmeno tanto eterodossa di uno dei più potenti testi politici della storia”.
Sì, mantenendoci al presente, può darsi, perché quando il cristianesimo aveva la stessa età dell’islam si macchiò di crimini anche peggiori. Ma, anche oggi, quando agiscono fanno morti entrambi e non c’è molta differenza tra i morti dei quali è responsabile un musulmano che del Corano trascura i passi che invitano alla tolleranza, per preferire quelli che esortano all’jihad, e i morti dei quali è invece responsabile un cristiano che nei Vangeli trova che il versetto più eccitante sia “chi non è con me è contro di me”. Si pensi, per esempio, al Salmo 138, che qui citiamo solo perché è il preferito da Benedetto XVI per quel molto lirico “sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre” (v. 13). Bene, poco più avanti recita: “Ah, se Dio sopprimesse i peccatori! […] Non odio forse, o Signore, quelli che ti odiano e non detesto forse i tuoi nemici? Li detesto con odio implacabile come se fossero miei stessi nemici” (vv. 19-22).
L’intolleranza è intolleranza, e i morti sono tutti uguali, e in ogni religione c’è la radice della violenza. Ma se lo fai presente a Christian Rocca, si scompone, s’incazza, insulta, sbava. Troppo tempo alla catena di Ferrara, fa così per riflesso pavloviano.