È mia abitudine dare uno sguardo ai blog che hanno linkato lo stesso articolo dal quale ho preso spunto per un mio post, lo faccio per controllare se per caso ho preso qualche abbaglio, e oggi è stato il caso di quello che Maurizio Molinari ha firmato ieri per La Stampa (“Eletto Ratzinger gli americani sono sotto choc”). Scopro che l’ha citato pure, fra gli altri, Paolo Rodari, vaticanista de Il Foglio, che così commenta: “Si capisce bene come i diplomatici Usa (e le loro fonti in Vaticano) si basassero per le proprie previsioni esclusivamente sulla lettura dei giornali senza alcuna capacità di andare oltre le aspettative di questi”. Può anche andare: considerazione banale, ma può andare.
Quello che non va è che fra i commenti trovo un certo T. Harver che accusa Rodari di aver copia-incollato da un post de Il Sismografo nove decimi di ciò che ha scritto. Vado a controllare ed è proprio così. Ciò che però è davvero notevole sta nella risposta di Rodari: “E allora? Io cito chi voglio e quando voglio”. Tanto notevole che mi sento in dovere di dire la mia: “Gentile Rodari, forse T. Harver intendeva dire che è scorretto farlo senza virgolettare e senza citare la fonte”. Bene, passano alcune ore e i tre commenti spariscono. Non la trovo cosa carina, ecco.
Aggiornamento Rodari ritiene opportuna una spiegazione (troppo onore, troppo onore), che però non convince: perché cancellare il commento di T. Harver? Tuttavia ammette: “Tutta la prima parte del post l’ho copincollata dal sito Il Sismografo. L’ho fatto perché mi sembrava una buona sintesi. Capita che a volte prendo pezzi da agenzie o da altri siti. Se sono esaurienti mi fanno guadagnare tanto tempo. Non sempre cito la fonte”. Ecco, vergogna.