martedì 23 novembre 2010

I “mitologici under 40”



Caro lettore, di tutto ciò che in qualche modo ci dovrebbe o potrebbe unire perché in comune a me e a te, l’età è la più aleatoria e più aleatorio di tutto è il legame per fascia d’età. Se siamo entrambi del 1957, già possiamo essere irreparabilmente distanti perché totalmente diversi, ma è pura follia pretendere che ci sia qualcosa in comune tra noi due per il solo fatto di essere nati entrambi negli anni ’50. Più che da folle è da idiota, poi, pensare che qualcosa accomuni me, te e tutti quelli che hanno più di 50 anni – e fino a un condiviso sentire (o sentir d’essere) – perché nati tutti prima del gennaio 1960. Però è ancor più che da idiota – direi sia da cretino senza speranza di un riscatto – pensare che si possa avere in comune abbastanza per il solo aver meno di un tot d’anni. Ma forse sono troppo lapidario, e allora diciamo che fino a una certa età, diciamo fino ai 15-16 anni, sentire un vincolo anagrafico è da minus habens in senso lato; dopo quella età è da minus habens in senso stretto.
Ciò detto, ci sarebbe da commentare l’uscita in edicola del primo numero di un “settimanale immaginato, diretto, scritto, impaginato e comprato dagli italiani nati dopo il gennaio 1970”, i “mitologici under 40”. Qui la cretinaggine mostra tutta la sua disperazione nel fatto che a pensare e realizzare una roba del genere è quel Mario Adinolfi che di lustro in lustro alza la soglia sopra la quale tutto è mito: under 30, under 35, adesso under 40, probabilmente nel 2050 sarà preso da qualche brillante iniziativa da proporre ai “mitologici under 80” (probabilmente si tratterà di rottamare gli ultracentenari dirigenti del Pd).
Non nuovo a questo genere di fanfaronate – un quotidiano chiuso dopo pochi mesi di vita – l’esuberante Adinolfi annuncia: “Ci abbiamo lavorato tanto che ora, eccoci qui: giovedì 25 novembre usciamo in edicola in anteprima nazionale a Roma, come fossimo un film”. Vietato ai maggiori di 40 anni, perché troppo impressionabili.

10 commenti:

  1. ma non occorrono nuove iniziative editoriali per addattare l'età a quella di Adinolfi. Il giornale è per quelli nati dopo il 1970 mica per gli under 40.

    RispondiElimina
  2. Mettiamola così: uno del '57 tra trentacinque anni sarà morto. Io no.

    Francamente a me non piace sapere che la politica del mio paese è in mano ad un uomo che tra dieci anni sarà in una bara.


    (Tutto ciò per dire che forse non è un discorso così idiota)

    RispondiElimina
  3. Se ti impegni, per quando sarò morto potresti arrivare a capire che hai detto una cazzata. Però ti devi impegnare.

    RispondiElimina
  4. sono in piedi da circa otto minuti. ad applaudirti.

    RispondiElimina
  5. Dottore, da buon meridionale, lei è scaramantico e fa di tutto per augurarsi lunga vita.

    RispondiElimina
  6. Parlar bene del padrone in casa sua è cosa da poco, però Castaldi (almeno, mi pare fosse lui) una volta ha scritto una cosa illuminante che suonava circa così: I trentenni che frignano perché non gli viene lasciato il potere sono ridicoli. Il potere si conquista e nessuno te lo regala. I loro padri, quelli a cui ora viene chiesto di farsi da parte, se lo sono preso. Quindi si dessero una svegliata.

    Ecco, è incontestabile.

    RispondiElimina
  7. Alcuni di quelli che se lo sono preso, il potere, lo hanno fatto a mano armata. E sono stati i primi a usufruire di un condono bipartisan. Ecco perchè oggi è difficile chiedere responsabilità e certezza della pena.
    Ma concordo il potere va concquistato. Ma una rocca irta come quella da cui il potere acquisito controlla la sua rendita di posizione è difficile da prendere. Occorrono guastatori. Invece i giovani sono si e no dei guastafeste.

    RispondiElimina
  8. Anni e anni passati nei seggi elettorali da banale scrutinatrice mostrano che i "giovani" non votano. Quando votano, spesso manco sanno che stanno facendo (sono più spersi i trentenni dei cinquantenni).
    Berlusconi è poi (purtroppo) entrato in politica ben più che quarantenne con molti voti di persone "giovani".
    Quindi, mi sembra, questi cosiddetti giovani hanno esattamente ciò che si cercano: un paese patetico in cui la maggior parte dei giovani (come la maggior parte dei vecchi) non contano alcunché.
    Solo che loro danno la colpa al mancato ricambio generazionale (mitizzato, non mi risulta che le redini siano mai state tenute dai giovani: forse ci vorrebbe un'influenza come nel '18 per far fuori i vecchi... poi però i ragazzotti che studiano master su master per poi scrivere solo a base di "ke" e faccine chi li mantiene?)

    RispondiElimina
  9. Segnalerei il gustoso sgarbo nei confronti del Sig. Claudio Anastasio, a quanto pare fondatore di The Week (http://www.thedailyweek.it/fondatori), nato il 31 dicembre 1969. Visto la già citata attitudine a spostare sempre più in alto l'asticella, avrebbero potuto abbondare di un paio di giorni e mettere in copertina "Il settimanale degli italiani nati dopo il 30 dicembre 1969". Dobbiamo dedurre che ad Adinolfi sia rimasto qualche grammo di senso del ridicolo?

    RispondiElimina
  10. Concordo, più o meno gli stessi concetti che ho espresso nel mio blog:)

    RispondiElimina