“Sono un convinto anarchista. Mi sono formato su Errico Malatesta
e Michele Bakunin. Ma il meridionalismo di matrice liberale di
Giustino Fortunato e socialista di Rocco Scotellaro e Gaetano Salvemini
è all’origine del mio pensare politico. Ho una formazione strana.
Non sopporto la sinistra corretta, non sopporto il sinistrume
alla «noi siamo i sani, gli altri i corrotti e infami».
Anche nella scrittura o nel giornalismo detesto la figura del redentore
che attraverso la sua inchiesta e il suo editoriale stigmatizza il male
e si mostra come nuovo indicatore di giustizia”
Roberto Saviano, 28.8.2006
Sarà mica infallibile? Bene, se concedete che anche Saviano possa commettere un errore, io direi che l’ha commesso. E ho una mezza idea sul perché gli sia potuto capitare. Ma andiamo con ordine.
A Vieni via con me (Raitre, 15.11.2010) Saviano espone una teoria: la Lega interloquisce con la ’ndrangheta. Ora, nessuno nega che la ’ndrangheta abbia profondamente radicato nelle “regioni verdi” e nessuno nega che qualche malavitoso calabrese possa aver avuto qualche favore da qualche amministratore leghista, tuttavia questo è poco per dimostrare l’esistenza di un sistema che abbia un dato strutturale nell’interlocuzione, almeno per come questa sarebbe da intendersi nella suggestione offertaci da Saviano. Pensare, poi, di poter avallare la teoria di una interlocuzione strutturale tra Lega e ’ndrangheta con quella frase di Gianfranco Miglio (che è del 1999, quando già s’era consumata da tempo la rottura tra Bossi e il professore) è di una ingenuità che mi lascia senza parole, e mi fa venire il sospetto che non sia affatto ingenua.
Perché è accaduto? Seguo Saviano da prima di Gomorra, da quando scriveva recensioni per Pulp Libri, e mi è sempre stato simpatico, quindi cercherò d’essere mite nel giudizio: non è di sinistra, ma si è trovato ad avere un pubblico di sinistra al quale pensa di dover dare delle garanzie di fedeltà. E questo, duole dirlo, comporta sempre dei rischi.
Sarà il caso di citare due articoli che possono spiegare perché Saviano si sia sentito obbligato a esagerare per fidelizzare quel “sinistrume alla «noi siamo i sani, gli altri i corrotti e infami»” che stigmatizzava nel 2006.
“Il sindaco di Treviso e segretario veneto del Carroccio Giampaolo Gobbo lancia sul Gazzettino la proposta di candidare lo scrittore Roberto Saviano con la Lega alle elezioni europee, in Campania o anche in un’altra circoscrizione: «In un Paese in cui dopo 60 anni ancora si parla di camorra e di mafia, in cui in tanti hanno pagato con la vita, Saviano ha lanciato un messaggio importante»” (la Repubblica, 2.4.2009).
“Tra Vincenzo Consolo e Roberto Saviano, scrittori meridionali, siciliano di Sant’Agata di Militello il settantasettenne autore del «Sorriso dell’ignoto marinaio», campano di Napoli il trentunenne autore di «Gomorra», il rapporto è stato intenso per anni sul piano professionale come umano. […] La mina tra i due esplode il 24 dicembre scorso, quando «Panorama» pubblica un’intervista a Saviano di Pietrangelo Buttafuoco. E, subito dopo, Consolo chiede indietro la sua introduzione, già consegnata, a un cofanetto Einaudi Stile libero, in uscita tra due mesi, con il dvd dello speciale di «Che tempo che fa», un’ora e mezza con Saviano princeps, andato in onda in novembre. È solo nei giorni scorsi che la questione diventa pubblica, quando «il Giornale» la tira fuori, adducendo la reazione di Consolo a sdegno per i nomi di intellettuali di destra che Saviano nell’intervista ha citato tra le sue letture. È vero? Chiediamo a Vincenzo Consolo. «Non aggiungo una parola. Tutto è dipeso da quell’intervista...» replica. Ma poi prosegue: «Un’intervista con Pietrangelo Buttafuoco, che è un fascista, facendo l’elogio del ministro Maroni...»” (l’Unità, 29.1.2010).
A mio parere, l’altra sera, Saviano è stato vittima di se stesso. Il pubblico è una bestia, non bisogna mai accontentarlo. Come lo accontenti, non sei più tu. E sbagli.
> nessuno nega che qualche malavitoso calabrese possa aver avuto qualche favore da qualche amministratore leghista, tuttavia questo è poco per dimostrare l’esistenza di un sistema che abbia un dato strutturale nell’interlocuzione
RispondiEliminaCredo che la tesi di questo libro
http://www.fnac.it/Ndrangheta-padana-CICONTE-ENZO/a556233
(che ho appena iniziato a leggere) sia che dalle indagini su cui si basa anche la ricostruzione di Saviano emerga un nesso strutturale, basato su una prassi opaca della gestione degli appalti da parte delle giunte leghiste, specie in quelle piccole amministrazioni di provincia che occupano con percentuali bulgare, e da una voluta (e innegabile) cecità nei confronti del problema. Magari ci torno su quando ho finito il libro.
L'aforisma finale me lo segno. Perfetto.
RispondiEliminaIl pubblico è un mostro che mi fa paura (cit.)
RispondiEliminaA Vieni via con me (Raitre, 15.11.2010) Saviano espone una teoria: la Lega interloquisce con la ’ndrangheta.
RispondiEliminaErrore. Non è una teoria di Saviano, è quanto emerge da inchieste di diverse Procure.
E comunque il sistema di amministrazione locale leghista ha molti punti in comune con il sistema mafioso (meno lupara ma stesse intimidazioni) e chi vive nel nord, in paesi piccoli dichiarando apertamente il proprio dissenso, sente sulla sua pelle e a proprie spese. Io ho pagato 5000 euro di oneri di urbanizzazione non dovuti, sotto ricatto di non avere il rinnovo di una licenza. La Procura non indaga e la mia auto si è già trovata con vetri rotti, gomme a terra e sfregi vari. I simpatici padani non mi fanno mancare niente.
Comprenderete l'anonimato.
Secondo me sei stato vittima di te stesso, anonimo.
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