lunedì 8 novembre 2010

A margine

“Una barzelletta che circola tra ecclesiastici narra
che un giorno vengono ritrovati i resti di Cristo.
Imbarazzo, poi si studiano le contromisure...” *

Maurizio Ferraris, Il bello del relativismo, Marsilio 2005



Qui cerco di chiarire a diciottobrumaio e a lector quanto, a mio umile parere, sta in premessa ad ogni discussione su quanto il mito possa aver preso dalla storia, e stiamo parlando di Gesù di Nazareth (GdN): anche se fosse buona la tesi di Luigi Cascioli – GdN non è mai esistito, la sua figura è stata ricreata a calco di un tal Giovanni di Gamala (GdG), zelota vicino agli esseni, del quale non sappiamo quanto il mito abbia preso dalla storia  – avremmo un GdG che (almeno in parte) sarebbe storia. Voglio dire – spero di non fare scandalo che l’esistenza storica di GdN non mi pare il problema centrale del cristianesimo: il mito di GdN avrà sempre in sé una parte di storia e, anche se la sua predicazione e la sua morte sono storicamente (almeno in parte) di GdG, è la resurrezione che sta al centro di tutto, di là da ogni probabile, fuori dalla possibilità di storia. Non è nell’esistenza di un nuclearità storica (anche plurima) di un GdN che si gioca la credibilità dell’evento, ma nella resurrezione di un qualsivoglia umano, ovunque sia, chiunque sia. Quand’anche fosse provato un GdN proprio così come ci è descritto dalle favole scritte non prima di mezzo secolo dopo la sua morte, la questione sulla quale il cristianesimo tiene o cade è la sua resurrezione. Poi, certo, abbiamo Loisy, Mead e ora anche Freeman a tentare di spiegarci come è nato il mito, ma il nucleo storico che fa la credibilità di GdN è se, due millenni fa o giù di lì, un qualsivoglia umano sia risorto o no: tutto il resto è archeologia e filologia, tutta roba assai interessante, ma senza un tizio che risorge il cristianesimo non è più evento (come tengono a ripetere i cristiani più furbi che addirittura rifiutano di metterlo fra le religioni), ma costruzione letteraria, e dunque ha davvero poco importanza quanto di realmente storico vi sia nel protagonista. Fra persone di buon senso, è ovvio, non si perde tempo a discutere di resurrezione, ma si passa allarcheologia e alla filologia: in questi ambiti si possono rintracciare gli elementi psicologici che concorrono alla costruzione del mito e, rintracciati quelli, il cristianesimo è destrutturato. Che importa se rimane un GdN, un GdG o un altro? È dinanzi alla eventualità che vengano ritrovati i suoi resti che ogni contromisura favorirebbe la destrutturazione del cristianesimo, di fatto a buon punto.



* La citazione mi serviva solo per introdurre la questione, tutta nel prologo della barzelletta. Non riportarla sarebbe un crimine:  “Un giorno vengono ritrovati i resti di Cristo. Imbarazzo, poi si studiano le contromisure. I Francescani propongono di adoperarli per cavarne reliquie da vendersi nei giorni di festa; i Domenicani suggeriscono nuove ermeneutiche della scrittura volte a far quadrare i conti; e i Gesuiti, stupefatti, esclamano «ma allora esisteva davvero!». I tre ordini manifestano i tre ingredienti fondamentali del post-moderno: la Secolarizzazione (i Francescani), l’Ermeneutica (i Domenicani), il Nichilismo (i Gesuiti)”.

5 commenti:

  1. Provo una risposta. La tua osservazione è pertinente: il cristianesimo senza resurrezione cade, la fede è inutile, come avverte distintamente lo pseudo san Paolo. In questa presa d’atto è reso esplicito che senza una resurrezione “storicamente avvenuta e constatata” (papa GP II, udienza del 25-1-1996), il dogma resta tale, ottimo per gli alienati del puro spirito, ma non sufficiente per le moltitudini che vivono la loro fede nel dubbio, da Anjeza Gonxhe Bojaxhiu al medico mio vicino di casa. Il dogma non bastava a convincere nei primi secoli del cristianesimo, epoca di proselitismo e di concorrenza, e tanto meno oggi, laddove il cosiddetto bisogno religioso libero e volontario si basa sulla consapevolezza e la coscienza individuale.

    Ben sappiamo che l’insistenza con cui la Chiesa posa il proprio sguardo sulla storia, sull’”avvenuto” e “constatato”, non è casuale, perché è sulla commistione tra fede e ragione che essa ormai può sperare di intrecciare ancora la trama della sua menzogna, anche nei riguardi di chi non cura una conoscenza approfondita della storia, anzi proprio verso costoro.

    Pertanto, ritornando sulla resurrezione come tema sicuramente centrale del cristianesimo, osservo che se la fede non ha senso senza la pasqua, il presupposto di questa è l’avvento. Solo dopo aver stabilito la realtà storica del presepio, la buona novella può incominciare e l’indagine soggettiva arrivare a quantificare il numero dei testimoni a favore della resurrezione: 500!

    Oggi noi ridiamo degli dèi, delle credenze degli antichi. Non si tratta semplicemente di negare le vicende straordinarie degli dèi e i loro supposti poteri divini; per la coscienza moderna è risibile solo l’accenno alla loro pretesa realtà storica. Eppure la loro influenza, il loro regno nella dimensione reale dei comportamenti umani di allora (in generale non meno razionali dei nostri), è stato ben presente e duraturo, almeno quanto quello del cristianesimo in seguito. E nemmeno il racconto del loro mito, in certi casi, è troppo dissimile da quello evangelico. Il cristianesimo può vantare però, e questo fa la differenza, il quasi universale riconoscimento, perfino da parte degli ebrei e degli islamici e di molti non credenti, dell’esistenza storica del suo fondatore, cioè di un uomo chiamato Gesù o con esso in qualche modo identificabile. In questo insiste la Chiesa fin dalla nostra infanzia, sapendo bene che solo dopo viene il momento della nostra incommensurabile stanchezza, quando, rassegnati e messa da parte ogni illusione sulla razionalità del mondo e il senso della vita, ci si aggrappa alla consolante certezza di questa figura umana interiorizzata fin dall’infanzia, nella speranza, mai del tutto e fino in fondo fugata, che essa fosse anche un’entità divina effettivamente risorta dopo la morte.

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  2. Lo spartiacque è Paolo. Prima abbiamo il Gesù della storia, quale che fosse il suo nome e sempre che sia effettivamente esistito un nucleo di riferimento per tale figura. Poi abbiamo il Gesù del mito. Si tratta di due, anzi di tre campi d'indagine separati, in cui il secondo costituisce il trait d'union tra il primo e l'ultimo.
    Ciò che segnalavo a Diciottobrumaio, era l'assunzione aprioristica dell'elemento "alfa" - ossia GdN tale e quale descritto dalla tradizione cristiana, rispetto ai successivi sviluppi di tale religione - da parte di alcuni autori, nonostante l'esistenza d'una critica piuttosto autorevole a tale assunto ed antecedente la loro opera.
    Tanto precisato, concordo pienamente con quanto scrivi.

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  3. Esatto. Il punto non è se sia esistito un tizio di nome Yeoshua, 2000 anni fa in Palestina, che affermava di essere il messia e che è poi finito male. Probabilmente ce n'erano a dozzine. Ma se sia esistito QUEL Yeoshua, quello che camminava sull'acqua, che resuscitava morti, che guariva paralitici, ciechi e infermi a centinaia, a migliaia, che mentre moriva in croce faceva oscurare il cielo, tremare la terra, camminare i morti per le strade di Gerusalemme e tutto quanto senza che nessun cronista o annalista se ne accorgesse, visto che, a parte i vangeli, di quanto sopra non è rimasta traccia scritta. E qui che comincia la fiaba, cheincanta da secoli bambini e adulti mai cresciuti.

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  4. Sicuramente il cristianesimo pone la sua ragion d'essere nella resurrezione. D'altro canto, condizione necessaria per l'avvenuta resurrezione è l'essere nati. Quindi se esistesse una dimostrazione inconfutabile della non esistenza di Gesù, almeno di quello raccontato nelle novelle, automaticamente non esisterebbe più la chiesa (poiché se anche qualcuno fosse ipoteticamente risorto, questo costui non avrebbe detto e fatto le cose raccontate).

    Da un altro punto di vista si corre comunque il rischio di venire strategicamente fraintesi da chi, opponendosi a questa versione dei fatti, pretendesse che avendo dimostrato la storicità di Gesù egli ha anche dimostrato che egli risorse dai morti.

    Paradossalmente, uno storico serio non potrebbe che partire dal dato che Gesù non risorse, e casomai stabilire chi egli fu e cosa realmente fece. In caso contrario, se lo storico non ponesse questa considerazione a monte, sarebbe giocoforza costretto ad ammettere possibilità soprannaturali in ogni luogo e tempo, a partire dal considerare gli dei greci come realmente influenti nella storia greca, come personaggi realmente esistiti e realmente risiedenti nell'Olimpo, realmente arbitri delle guerre documentate (questo solo per fare un esempio).

    Concludo dicendo che lo diceva lo stesso Paolo: che se ciò di cui parla (la resurrezione) non è un fatto realmente accaduto, allora tutto quello di cui si parla non ha più senso.

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  5. @ incubomigliore

    parliamoci chiaro, non ci sono prove "inconfutabili" quando si ha a che fare con la fede (p.es: ci sono in circolazione milioni di creazionisti). altro paio di maniche è considerare secondario questo aspetto rispetto ad un altro, pur fondamentale ma connesso (molto più della problematica realtà storica di Gesù) eminentemente alla fede e perciò insensibile a ogni rilievo critico.

    tuttavia, posto che su questi temi la fede fa premio su tutto il resto, avvalorare la storicità di gesù, da parte della chiesa, è un punto dirimente, soprattutto oggi, poiché si tratta di offrire una base "scientifica" all'impostura, dotare di una motivazione "oggettiva" e "storica" quegli elementi dubbiosi di un gregge che non è più compatto e ubbidiente come un tempo.

    Naturalmente, come detto, ciò non basta, ma è una premessa imprescindibile per elevare alla dignità dell'oro il proprio prodotto di bassa estrazione, per il riconoscimento di un marchio di garanzia. e sono molti coloro ben disposti a riconoscerglielo. è sulla base di questo accreditamento che essa può giocarsi le sue chances.

    questo ho inteso dire, con i miei modesti mezzi, nella chiacchierata amichevole con malvino.

    N.B. Gli dèi hanno agito REALMENTE nella storia dell'evo antico, così come il CRISTO ha agito REALMENTE in quella successiva, almeno fino all'epoca moderna. allah agisce come entità reale anche negli eventi dell'islam moderno, almeno nell'interpretazione e negli indirizzi dei suoi "sacerdoti" che tanto effetto producono nei comportamenti singoli e collettivi.

    dio esiste nel momento stesso in cui lo evochiamo, così nella nostra coscienza fin da bambini religiosamente istruiti.

    la stessa cosa succede per tutte le ideologie, non solo per quella religiosa, ovvero anche per coloro che tentano di fondare l'immediatezza di un paradiso in terra. dio e gli dèi sono stati fatti ad immagine della nostra alienazione; dal momento che per molti di noi essi sono morti, rivendichiamo una emancipazione assoluta, che data la materia di cui siamo fatti ed è fatta questa società, è solo illusione per i modi ed i termini in cui fino ad ora è stata prospettata. Tutto ciò, però, non vuol dire rassegnazione, rimanere prigionieri della caverna e delle sue ombre.

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