lunedì 22 novembre 2010

Che vi dicevo?


Che vi dicevo? Nessuna “storica apertura”. Era questione secondaria, dunque, se Benedetto XVI avesse detto “prostituto” o “prostituta” (*) e padre Federico Lombardi nemmeno sfiora la faccenda, ma si precipita a precisare che quanto detto sul preservativo è stato formulato “in una forma colloquiale e non magisteriale”. L’ortodossissimo pontifex.roma.it commenta in modo ancora più brutale: “Il Papa ha detto certe cose non in qualità di magistero (sarebbe stato allora ex cathedra e dunque atto infallibile), ma in forma discorsiva e dunque criticabile sia pure con il dovuto garbo”. Proprio come vi anticipavo: “Non si tratta di un’affermazione tratta da un’enciclica pontificia, né da un documento ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede sottoscritto dal Papa, né da un testo che abbia forza di emendare il magistero [...] Non è stato il Papa a dire che «vi possono essere singoli casi giustificati» di uso del preservativo, ma Joseph Ratzinger, e l’ha fatto nel corso di una conversazione privata, anche se destinata a diventare pubblica”.
Resta il fatto che siamo dinanzi all’ennesimo infortunio mediatico, mai visti tanti in un solo Pontificato. Anche stavolta è Benedetto XVI a provocarlo, ma non mancherà chi si arrampicherà sugli specchi per dimostrarci che è stato vittima di chi ha voluto fraintenderlo. Intanto, mentre ingenui e sprovveduti plaudono alla “svolta rivoluzionaria”, la Santa Sede va in affanno a smentirla con un distinguo che difficilmente sarà ben compreso dai semplici: il magistero della Chiesa continua ad essere irremovibile sul preservativo e il Papa, che ne è la più autorevole espressione, non può che esservi pienamente aderente, mentre Joseph Ratzinger può risultarne scollato fino al punto da essere “criticabile”. Vallo a spiegare ai poveri di spirito. 

(*) Sono passate 12 ore da quando Paolo Ferrandi ha segnalato che sui media in lingua inglese e francese la frase di Benedetto XVI fa riferimento a un “un prostituto” (“a male prostitute”, “un homme prostitué”), indicandola come versione errata; 10 ore da quando Giuseppe Regalzi ha segnalato che era così anche nella versione in tedesco messa in rete il 17 novembre da kreuz.net (“ein Prostituierter”), indicandola come possibile versione esatta; 5 ore da quando Ansa dà notizia che tutto si è chiarito (Sua Santità intendeva dire “prostituto”); e alle 23.00 di domenica 21 novembre su vatican.va si legge ancora quanto era sull’edizione cartacea de L’Osservatore Romano: “… quando una prostituta utilizza un profilattico…”. Forse nemmeno provvederanno alla correzione, pare non faccia grossa differenza. A rigor di logica la farebbe?
Regalzi scrive: “Se il papa avesse parlato di prostituta, al femminile, ci troveremmo di fronte a una radicale innovazione nel magistero ecclesiastico, che finora ha sempre condannato il profilattico e gli altri mezzi anticoncezionali in quanto impediscono all’atto sessuale di raggiungere la sua «finalità intrinseca» (cioè la procreazione), senza mai porsi il problema del male minore. Sembra chiaro che ciò che si applica alle prostitute dovrebbe a maggior ragione applicarsi anche alle coppie sposate, e che dunque l’uso del profilattico sarebbe adesso considerato tollerabile per prevenire l’Aids: una vera e propria rivoluzione, per la Chiesa. Ma se, come sembra, il papa ha parlato di prostituti, al maschile (e riferendosi, beninteso, alla prostituzione omosessuale), ci troviamo in un caso in cui di procreazione non si può assolutamente parlare, e l’apertura papale diventa assai marginale”. Non troppo marginale, direi.
Direi che anche qui siamo di fronte ad un peccato mortale (qui è un atto omosessuale, lì è un rapporto sessuale fuori da matrimonio: entrambi violano lo stesso comandamento, il sesto); anche qui è in discussione la “giustificazione” dell’uso del preservativo finalizzato ad impedire il contagio tra chi si prostituisce e il suo cliente; anche qui saremmo di fronte a “un primo atto di responsabilità” che si configurerebbe come scelta del “male minore” (che la dottrina morale della Chiesa non contempla come opzione valida). Anche la variante con “prostituto”, dunque, non è priva di problematicità. Ma  si è detto – Joseph Ratzinger parlava a titolo personale, e comunque non ex cathedra. Non poteva essere una svolta storica.

A parte  Immancabile chi non ha capito un cazzo.

8 commenti:

  1. Più che un infortuno mediatico mi pare un'efficace trovata per pubblicizzare il libro che arriverà in libreria fra due giorni.
    La dottrina ufficiale non cambia, Ratzinger per una volta tanto è stato presentato dai media in veste quasi positiva ed il volume è atteso con curiosità nelle sue diverse traduzioni. Meglio di così ...

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  2. Mi permetto di dissentire. La precisazione della Sala Stampa Vaticana spegne ogni aspettativa: nessuna svolta rivoluzionaria, nessuna storica apertura, il preservativo resta il modo sbagliato di prevenire la diffusione dell'Aids, solo che il Papa ha un'opinione personale, anche criticabile, che non è pienamente aderente al divieto, che resta inderogabile. Qualche delusione per i cattolici che possono aver sperato e soprattutto tanta confusione per chi non riuscirà a cogliere il distinguo tra opinioni personali del Papa e primato del magistero petrino. Se pure questo servisse a vendere qualche copia in più - ma è poi possibile che un Papa persegua mire tanto miserabili a discapito della chiarezza del suo insegnamento? - il risultato sarà analogo a quello già ottenuto coi numerosi precedenti e rafforzerà l'immagine, ormai generalmente consolidata, di un Benedetto XVI capace solo di raccattar grane.

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  3. Il papa ha una opinione personale che non è pienamente aderente al divieto e farebbe più che bene a dirla ex cathedra, così, fomentato dai movimenti LGBTQ che si ostina a non frequentare, magari salva qualche povero stronzo dall'HIV.

    Il divieto di "spargimento, dispersione" del seme è un precetto ebraico del vecchio testamento, mai ripreso da GC nel vangelo.
    Ora, delle due l'una:
    - o GC è figlio di dio e ha stabilito nel vangelo la nuova legge divina, e in questa non vi è traccia quindi non vi è damnatio della pianificazine delle nascite e affini;
    - o GC è un ebreo che ripete pari pari la legge del VT e quindi non ha dato il via ad alcuna religione.

    Tertium, fortasse, non datur.

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  4. Piccola postilla per A***: non esiste un vero e proprio "divieto di spargere il seme" nella legge ebraica. L'episodio di Onan si riferisce alla pratica del salto della quaglia da parte del re, che si trombava (su decreto divino) la vedova del fratello ma che non la voleva ingravidare dal momento che, secondo la discendenza matrilineare ebraica, i suoi figli avrebbero regnato perpetuando la discendenza della linea principale, e Onan voleva dare inizio a una nuova dinastia. L'Onnipotente se l'è presa come suo solito, e ha incenerito Onan senza pensarci troppo.
    Esiste nel Levitico un preciso divieto dell'omosessualità (Lv 18,22 e 20,13), ma verso contraccezione e aborto le posizioni sono molto più elastiche di quelle cristiane, anche tra gli ultraortodossi. Semmai, l'omosessualità per i cattolici è peccato nei confronti della legge divina, mai abolita dalla novella cristiana se non nei punti in cui viene espressamente trasformata, nonché della stessa legge naturale, e pertanto resta, oltre che peccato mortale per i fedeli, disordine grave per tutti.
    Quello che non mi torna è un'altra faccenda: come mai l'uso del preservativo durante il rapporto omosessuale (o durante qualsiasi rapporto non vaginale, detto per inciso) dovrebbe essere vietato? A rigor di logica, se la sessualità non naturale è male di per sé, proprio perché non può portare il cosiddetto dono della vita, l'uso del preservativo non ha alcuna finalità contraccettiva ma, appunto, solo profilattica. Dunque, la profilassi sarebbe un male ulteriore? E che c'entra tutto questo con la faccenda della sessualità naturale?

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  5. Grande disamina Malvino! ti ho riportato anche sul mio blog! (ho fatto un sunto dei due post) spero non ti dispiaccia!

    saluti

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  6. "Ma – si è detto – Joseph Ratzinger parlava a titolo personale, e comunque non ex cathedra."
    A parte tutto, il dato è comunque assai significativo. Sta a dimostrare che anche Sua Santità non crede alle puttanate che spara quando parla "ex cathedra".
    Ergo, perché dobbiamo crederci noi?

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  7. Dal sito che linki, dicendo che non hanno capito nulla: «Se c'è veramente in queste parole un'apertura verso le prostitute - precisa Covre - sottolineo che Gesù l'aveva già fatta 2 mila anni fa».
    Mi piace sia il se iniziale, sia il commento.

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