Non ho visto la puntata di Dr. House – Medical Division che ispira il post di Berlicche, ma credo sulla parola a quanto scrive: “Dal punto di vista medico il plot è così implausibile da affondare nel ridicolo”. È il motivo per il quale ho smesso di seguire la serie a metà della sua seconda stagione e non faccio fatica a immaginare che, ormai alla settima, gli autori possano aver toccato il fondo dell’inverosimile, infatti – è vero – “cure di staminali embrionali non ne esistono, figuriamoci una in grado di rimettere in piedi in un giorno”. Tutto il resto, però, mi pare regga.
Non è affatto inverosimile, innanzitutto, che un cattolico si faccia crocifiggere. Due anni fa, per esempio, solo nelle Filippine furono in 29. La Chiesa ufficialmente disapprova, è opportuno dirlo, ma l’usanza è radicata in parecchi paesi, soprattutto fra sudamericani e latinos, con qualche sporadico caso anche in Europa.
La fede di chi si fa crocifiggere sarà malata? Senza dubbio, ma è proprio questo il caso in Piccoli sacrifici (Italia 1, 4.3.2011), dove il crocifisso è latino e affetto da patologia neurologica (“sclerosi al cervello”, leggo): nulla di inverosimile, dunque. È inverosimile, invece, che Berlicche scriva: “La fede raffigurata nel telefilm è la sua caricatura: una convinzione cieca, senza argomentazioni”, perché la fede è questo, anche quando non è caricaturizzata: sennò come si argomenta, di grazia, la resurrezione di un morto, la verginità di una puerpera, la sua ascensione in cielo, ecc.? E tuttavia son dogmi, bisogna averne convinzione cieca, sennò non ci si può dire cattolici. E qui mi limito a dire che Berlicche dovrebbe sorvegliare di più il lessico.
Che c’è di inverosimile, poi, in un cattolico che preferisca morire piuttosto che salvarsi con mezzi moralmente illeciti? La Chiesa non fa sante le donne che rifiutano l’aborto anche sapendo che la gravidanza le ammazzerà? È proprio il caso del latino che rifiuta la cura di staminali embrionali prescritta da House. Che c’è di inverosimile? Che c’è di implausibile?
Ma non è tutto. Berlicche scrive che, per guarire lo sclerotico contro la sua volontà, House “lo inganna facendogli perdere la fiducia in Dio”. Questo è doppiamente odioso, convengo. Anzi, ritengo sia del tutto speculare all’arbitrio del medico cattolico che commetta analoga ingiustizia nei confronti del paziente senza speranze, che vorrebbe essere lasciato morire in pace piuttosto che essere fatto appendice di una macchina. Ma Berlicche non darebbe dell’assassino al medico che staccasse la spina? E allora perché trova odioso l’arbitrio di House? Probabilmente – vado a naso – la ragione sta solo nel fatto che qui lo scopo – lo stesso scopo – sia raggiunto facendo perdere la fede al paziente.
Insomma, parrebbe che per Berlicche ci sia paziente e paziente: se è credente, la terapia dovrà badare innanzitutto a non fargli perdere la fede, anche a costo di lasciarlo morire; se invece non è credente, la terapia dovrà assecondare la fede del medico, anche costo di tenere in vita il paziente contro la sua volontà.
Di più: il medico non credente dovrebbe comportarsi come un medico credente anche dinanzi a un paziente non credente, meglio se per legge. Berlicche non lo scrive, non in questo post. Quando affronterà la questione del ddl sul fine vita che è in discussione in Parlamento, vedrete, non mancherà.