Meotti ha ragione: la gran parte degli alti prelati in Terrasanta e dintorni rimproverano ai “sionisti” di “occupare” la Palestina e di fare “pulizia etnica”; il Sinodo speciale sul Medio Oriente dello scorso ottobre sembrava un meeting filopalestinese; i più importanti giornalisti cattolici diffamano Israele; La Civiltà Cattolica schizza fiele; e insomma pare che la Santa Sede preferisca stare dalla parte dei “devoti della morte” contro gli israeliani, dei quali dovrebbe essere invece “naturale alleata”. Non c’è una comune radice giudaico-cristiana? E allora è sacrosanto il richiamo alla coerenza che Meotti rivolge a Benedetto XVI: “Pope Benedict should now reverse the tragic wave against Israel and the Jews – which its enemies want to annihilate – with the same powerful determination with which he raises his voice in defense of the «nonnegotiable» principles concerning human life. Israel is also not negotiable”.
“Should”, mica “would”. “Now”, mica “sooner or later”. Schiena dritta, insomma, mica come quel semigenuflesso del signor direttore. Bravo Meotti, è così che si trattano i pontefici!
Sì, il richiamo è in inglese, perché è rivolto dalle pagine del Jerusalem Post. E qui viene spontaneo chiedersi: Lungotevere Raffaello Sanzio dista meno di due chilometri da Piazza San Pietro, perché andarglielo a consigliare da Gerusalemme, a più di 2.000 chilometri di distanza? Da così lontano, siamo sicuri che il Papa senta, si penta e cambi strategia in Medio Oriente?
Mi sembra appropriato che tra le righe di uno dei più radicali critici delle curie di tutto il mondo si possa leggere la speranza in una sacra alleanza, con il Papa in persona!, per la determinazione di una supremazia israeliana in Palestina "non negoziabile". Non fa una grinza: quelle (poche) volte che non apprezzo il contenitore, contesto anche il contenuto.
RispondiEliminaIn effetti un'alleanza tra i due maggiori stati confessionali del pianeta sarebbe naturale.
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