I messaggi obliqui che Mino Pecorelli mandava dalle pagine di O.P. diventano graziosi esercizi di enigmistica se confrontati a quelli che Giuliano Ferrara manda dalle pagine de Il Foglio, e insomma Pecorelli ci guadagna profilo da avventuroso mascalzoncello, forse mezzo matto ma in fondo galantuomo, come dimostra il fatto che fu sempre un morto di fame, e morì senza aver messo un soldo da parte. Ferrara, invece, non l’ammazza nessuno, e mangia, e matto non è, e ci guadagna profilo da mascalzone di ventura.
“Con una mossa che appare quantomeno irrituale, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ieri ha invitato i presidenti di Camera e Senato a valutare iniziative parlamentari dopo l’allargamento, giovedì, della compagine di governo a nove nuovi sottosegretari tutti provenienti da forze politiche oggi all’opposizione…”.
“Quantomeno irrituale”, sennò cosa? Il presidente della Repubblica sfiora l’illegittimità? Non esagerasse, sennò Il Foglio lancia uno dei suoi famosi appelli per chiederne l’impeachment, raccoglie le più importanti firme dell’intelligenza nostrana, che trovano sempre irresistibile quel genere di appello, e mette in serio imbarazzo il Quirinale.
Se ne avverte la smania, ultimamente, nelle vignette di Vincino: attaccano Napolitano con argomenti che stanno appena un po’ di al di qua di quelli usati da Sallusti e Belpietro, che però non finalizzano nell’insulto, concesso alla satira.
“Per una mancanza di comunicazione preventiva tra Quirinale e maggioranza, ieri il Pdl ha in prima battuta interpretato le parole del capo dello stato come un invito a chiedere un voto di fiducia. La reazione del Pdl, già impegnato nella campagna elettorale per le amministrative (Silvio Berlusconi sarà a Napoli il 13), è stata infatti di nervosa sorpresa”.
Napolitano avrebbe dovuto preventivamente comunicare a una parte del Parlamento quello che intendeva comunicare all’intero Parlamento. Non chiedete il perché: o avete un’intelligenza all’altezza di Giuliano Ferrara, e allora capite senza aver bisogno di chiedere, o vi fottete, e rimanete a brancolare nel buio.
Aspettate, ché vi faccio luce: quella nota del Quirinale doveva essere inviata alla sola maggioranza del Parlamento, dandole così la possibilità di eluderne il contenuto, evitando un grosso imbarazzo al governo. Ora, si sa, chi imbarazza questo governo non può essere che un comunista e Napolitano cos’è? Prego, Vincino, chiarisci il concetto.
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Il vecchio comunista dopo una riunione di cellula:
Compagni lavoratori, abbattiamo il governo della reazione |
“In realtà l’iniziativa del capo dello stato mirava a marcare una distanza avvertibile dalla manovra inclusiva della maggioranza nei confronti dei nuovi esponenti di governo. Un’operazione forse considerata trasformista dalle parti del Quirinale. Un segnale, quello di Napolitano, che gli ambienti del centrodestra più sensibili agli umori presidenziali non ritengono comunque di secondaria importanza”.
In realtà, Il Foglio è in grado di rassicurare Napolitano che il centrodestra potrebbe non chiederne l’impeachment. Sì, nella maggioranza c’è chi vorrebbe chiederlo, ma, se il presidente della Repubblica fa il bravo e promette di non rompere il cazzo, Giuliano Ferrara può impegnarsi a fare sensibile tutto il centrodestra agli “umori presidenziali”. Non è stata umorale, forse, l’iniziativa di Napolitano? Mica sollevava una questione di procedura istituzionale, macché, dava sfogo a umori. Probabilmente, poi va’ a sapere cosa dia realmente corpo a un umore, gli sarà andato di traverso qualcosa: visto che il governo deve prestare giuramento nelle mani del presidente della Repubblica (Costituzione, art. 93), trovarsene sotto gli occhi uno tanto diverso da quello d’inizio legislatura deve averlo turbato. Si sa, è anziano, trova difficoltà a masticare la Costituzione materiale.
Cioè, non proprio. Quando vuole, sa masticarla.
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Perché quando D’Alema fece il governo
con gente eletta con i fascisti? Io zitto allora |
“D’Alema fece il governo con gente eletta con i fascisti”? Ma di chi parla, Vincino? Starà mica alludendo a Lamberto Dini? Non importa. Non importa neanche che allora non fosse capo dello stato. Importa che il messaggio obliquo arrivi. Perché, sia chiaro, “il premier intende proseguire con la politica dell’allargamento, ma il precedente di ieri con il capo dello stato complica la manovra”. Napolitano vuole complicazioni?
Pecorelli aveva un altro stile. Sarebbe stato più criptico, e quindi la minaccia sarebbe stata più garbata, al punto che neanche si sarebbe capito subito chi gliel’avesse commissionata. Anzi, poteva anche venire il sospetto che non gliel’avesse commissionata nessuno, che si facesse usare a gratis da qualcuno che neanche sapeva bene chi fosse. Ferrara, no. Si capisce a nome di chi minaccia, si capisce cosa ci guadagna.