Non
date retta a chi vi dice che con l’età
s’impara a tollerare tutto. Non
so quanto possa valere in generale, ma direi che accada proprio il
contrario, e non parlo per me solo, perché pure in molti miei
coetanei, conoscenti e amici, scopro tratti di rigida inclemenza,
spazientita insofferenza, ipersensibile tigna, alle quali manca solo
la sventatezza della gioventù per appiccare fuochi e scatenare
risse. Date retta a me: più si va avanti negli anni, meno si tollera.
Sembra tolleranza, ma è stanchezza. La voglia di sfregiare con un
coccio di bottiglia chi ti sta sul cazzo è intatta, ma la fiacca ti
scoraggia, l’impeto che avrebbe dovuto
farti gonfiare il petto riesce solo a farti fare spallucce, e chi ti
osserva fraintende: «L’età lo ha reso conciliante – pensa – e
quello che un tempo gli avrebbe fatto commettere un omicidio, guarda,
ora gli dona quell’adorabile ironia». Stronzo. Non ha
capito niente.
Ma che volevo dire? Ah, ecco, quasi dimenticavo.
Volevo dire: passi che un giornalista raccolga in un volume i propri
articoli invece di lasciarlo fare ai posteri, nel caso, ma quello che
firma articoli che sono stralci tratti da un suo volume? Madame
Bovary e I fratelli Karamazov furono dapprima pubblicati a
puntate sulle pagine di un quotidiano, poi raccolte in un volume: non
sarebbe stato ridicolo accadesse il contrario? E parliamo di Flaubert
e Dostoevski, di due capolavori della letteratura d’ogni
tempo, ma che dire di Filippo Facci che da quattro o cinque settimane
firma per Libero degli articoli che sono dei copia-incolla dei
capitoli del suo Misteri per orchestra (Mondadori, 2011)?
Dice: vabbè, però alla serie è dato il titolo del libro. E chi
lo sa che è il titolo del libro? Al lettore non lo si è detto, né
alla pubblicazione del primo degli articoli, né a quella dei
successivi. Dice: vabbè, ma questo non può essere che un pretesto,
dicci cos’è che ti ha fatto
girare i coglioni; e poi perché venircelo a dire solo adesso? Perché
ha twittato il link alla pagina di Dagospia che riportava il
testo del suo articolo pubblicato su Libero? Ti sta sul cazzo
Libero? Ti sta sul cazzo Dagospia? Ti sta sul cazzo chi
da Twitter rimanda a ciò che ha scritto altrove? Un po’,
un po’ e un po’,
ma, più di tutto, il fatto che stavolta l’articolo era il
copia-incolla delle cazzate scritte su Wagner: avevo letto il libro –
trovato su una bancarella di libri invenduti a un euro e cinquanta –
e rileggere quel capitolo su Libero mi ha fatto venire
l’eczema scrotale.
Wagner era
persona detestabile, e Facci non ne fa mistero, anzi, riporta in
sintesi assai brillante, grano dopo grano, tutto il rosario della sua
carriera da mascalzone patentato, però con palpitante simpatia per
le sue sconce malefatte. Tutto già noto dai tempi in cui fu
pubblicata la monumentale biografia di Robert W. Gutman (Richard
Wagner – The Man, His Mind, and His Music – 1968), sicché
non si capisce che senso avesse aprire Misteri per orchestra
scrivendo: «Questo
libro è frutto di ricerche personali e di qualche viaggio».
Dice: vabbè, però dev’esserci
dell’altro, è Facci che ti sta
sul cazzo? Tutt’altro. Mi piace
la sua scrittura, mi piace il suo caratterino, mi piace la sua pettinatura... No, sul cazzo mi
stanno Wagner e tutti wagneriani. Musica scritta per lo stomaco, che
ormai dovrebbe avere mero valore storico-documentale. In un secolo dall’aria
greve per il continuo ruttare dello Spirito quella di Wagner era
l’equivalente della nostra
musica da ascensore. Merda, Wagner è merda. E vedere gente che
ancora si diverte a metterci le mani dentro per farci pupazzetti in cui insufflare i propri tiramenti esistenziali – ma quale tolleranza, ma quale amabile
ironia?