Democrazia
è termine ambiguo, tutto sta nel significato che si dà a demos, che a volte è plethos,
a volte è ochlos, a volte non si sa cosa accidente sia. Quando poi a democrazia
si dà un aggettivo, le cose si complicano, e di molto: anche kratos si fa
elastico nei suoi sinonimi e tra un sistema democratico ed un altro può
arrivare ad esserci più differenza che tra una tigre e un gattino, che pure
sono tutte e due felini. Parafrasando quel furbastro di Agostino, potremmo
liquidare la questione dicendo che la democrazia è quella cosa che, se non mi
chiedi cos’è, so bene cosa sia, ma smetto di saperlo appena me lo chiedi. Di
certo, tuttavia, c’è che oggi avremmo seria difficoltà nel definire democratica
la democrazia che vide luce nell’antica Grecia, dunque siamo dinanzi a uno di
quei tanti termini che non trovano piena ragione nella loro etimologia e che hanno
avuto sorte travagliata col dissolversi del contesto nel quale hanno visto la
luce.
Qui, per inciso, metto un mea culpa. Un giorno, sul Riformista, Antonio
Polito scrisse che la democrazia era nata nell’Inghilterra del diciottesimo
secolo. «Come no, basta pensare alla sua etimologia – gli scrissi – Come tutti
sanno, “democrazia” viene dall’inglese “team of crazies”». Battuta scema, aveva
ragione lui, ma La democrazia di Luciano Canfora (Editori Laterza, 2004) sarebbe uscita solo alcuni mesi dopo.
Chiusa parentesi: la
democrazia o è liberale o non è. E questa era la premessa.
Oggi,
su Avvenire, a pag. 23, c’era un bel titolone: «La democrazia? È nata nel
Medioevo». Sommario: «Chi ha detto che i “secoli bui” non furono democratici?
Anzi, proprio grazie ai meccanismi elettivi degli abati benedettini e dei
grandi ordini monastici poté svilupparsi “l’arte di governare senza che nessuno
possa aggrapparsi al potere”. Parla il medievista francese Dalarun».
Prim’ancora
di leggere l’intervista, ho capito che doveva trattarsi del solito bislacco
apologizzare di un Antonio Socci o di un Francesco Agnoli che da anni cercano
di convincersi che dobbiamo tutto al cristianesimo, anche ciò che il
cristianesimo ha strenuamente combattuto. È il tentativo di nuotare nella
secolarizzazione come se fosse il brodo del cristianesimo e non il sangue del
suo svenamento. Si arriva anche al ridicolo, e c’è riesce a trovare il
messaggio cristiano nei Simpson e nei Beatles (memorabili certi contorcimenti de
L’Osservatore Romano, che con Gian Maria Vian è diventato una imitazione de Il Foglio, dacché Il Foglio cercava di imitare
L’Osservatore Romano
di Mario Agnes), chi riesce a trovare il larvato cattolico nell’ateo
dichiarato (operazione che riesce meglio con l’ateo famoso e defunto), perfino
chi prova a trovare la femminista in Teresa di Lisieux e Gioacchino da Fiore in
Occupy Wall Street. Niente di male, ovviamente, se si trattasse di un gioco da
salotto, fatto sta che queste operazioncine pretendono l’attenzione dovuta allo
scoop culturale. Così il Dalarun, non nuovo al tentativo di illustrarci quelli
medievali come Secoli dei Lumi.
L’intervista
scorre e, di prove che i benedettini confetturassero democrazia, neanche l’ombra.
Sicché il povero intervistatore, che dovrà pur giustificare il titolo che già è
stato deciso in redazione, è in affanno: «Ma fu vera democrazia?», chiede. E
qui si resta a bocca aperta, perché il «noto medievista» risponde: «Ho avanzato
un interrogativo e un’idea che possono sembrare fragili, ma ai quali tengo
molto: in tali comunità, non si è forse inventato qualcosa che assomiglia alla
democrazia? Certo, il medioevo non è stato affatto il regno della democrazia
come sistema di governo, ma ha conosciuto abbozzi ed esperimenti di questo tipo». Roba fragile, ma ci si è affezionato al punto che democrazia, no, ma abbozzi,
volendo… E lui vuole.
E quali sarebbero, questi abbozzi? «Certe assemblee
locali in Scandinavia», «certe regole di funzionamento dei Comuni italiani».
Sì, ma i monaci? In quale Regola monastica ha intravisto i germi della
democrazia? Non lo dice. Però, «visto che i francescani furono pure archivisti
nei Comuni…». Collegamento esile come il prepuzio di un cherubino, senza uno
straccio di argomentazione a supporto, ma tant’è: «L’influenza non fu
immediata, certo, ma verosimilmente giocò un effetto analogico…», voilà, la democrazia
è nata nel Medioevo: «verosimilmente», per «effetto analogico», il Dalarun vuole vederci l’«abbozzo».