Può
darsi sia l’età a ingannarmi, ma a me pare che i gonzi di una volta fossero più
furbi dei gonzi d’oggi. Sempre gonzi erano, sia chiaro, ma mi sembra che sapessero
difendersi meglio da chi intendesse infinocchiarli. Non di troppo, a dire il
vero, ma mi pare che la differenza sia sensibile, e cosa faccia questa
differenza, è presto detto: dinanzi a un tentativo di infinocchiamento non del
tutto consentaneo, i gonzi di una volta presentivano d’esserlo, subodoravano –
poi, semmai, serviva a poco, ma chi voleva infinocchiarli doveva metterci più
impegno, e almeno la partita diventata interessante – mentre quelli d’oggi
respingono con forza ogni presentimento, consentendo che l’infinocchiamento sia
comunque efficace, e spesso allora non c’è partita. Direi che i gonzi d’oggi,
insomma, siano più gonzi di quelli di un tempo perché peccano di un maggiore orgoglio
e che questo – paradossalmente – dipenda dai deleteri effetti di quella che si
è solita chiamare istruzione di massa, che poi è cosa che con l’istruzione c’entra
poco, tanto meno con l’intelligenza, men che meno con l’intelligenza che riesce
a dare la misura dei propri limiti, riducendosi per lo più all’acquisizione di
quell’illusoria sensazione di una padronanza di se stessi che nei fatti
accentua la vulnerabilità ai congegni persuasivi dell’infinocchiatore: il gonzo
di una volta era ignorante, e sapeva di esserlo, e non aveva nessuna difficoltà
ad ammetterlo, e questa consapevolezza si traduceva in una maggiore cautela;
oggi, invece, il gonzo fa difficoltà ad ammettere i propri limiti anche se
stesso, e ostenta sicurezza, con quanto ne consegue nel darsi interamente al
proprio istinto, che ovviamente è l’istinto del gonzo.
Prendete, per esempio,
la questione del volontariato. L’istruzione di massa ha convinto il gonzo che
lo stato non può – e forse neanche deve – far fronte ai bisogni essenziali dei
miserabili, e che a questo può – addirittura preferibilmente deve – supplire l’attività
benevolente del volontariato, che tuttavia non può farsene interamente carico,
sicché necessita di un aiuto, e da chi se non dallo stato? Al gonzo si fa
credere che questo si traduca comunque in un risparmio, e il gonzo, oggi, ci
crede. Al gonzo d’una volta, invece, mancava il concetto di sussidiarietà: alla
richiesta di denaro pubblico per fare beneficenza avrebbe drizzato le antennine,
fottendosene altissimamente di poter apparire cinico, ancor meno di rivelarsi
ignorante sul ruolo dei cosiddetti corpi intermedi. Il gonzo d’oggi non se lo
può permettere.