a M.B.
È vergognoso che i responsabili della morte di Stefano Cucchi restino ancora impuniti. Ciò detto, è così difficile aggiungere che è vergognoso pure ciò che ha fatto sua sorella? Beh, pare lo sia, e le ragioni che ella ha addotto a spiegazione del suo gesto, risibili a ogni onesto intelletto, trovano un’indulgenza che mai ti aspetteresti dal fior fior di garantisti che son pronti a bacchettarti senza pietà se neghi la presunzione d’innocenza pure a chi è stato sorpreso in flagranza di reato.
«Volevo
farmi del male, volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati
di aver pestato mio fratello, coloro che si sono divertiti a farlo.
Le facce di coloro che lo hanno ucciso».
Neanche c’è
stato il primo grado di giudizio, e già siamo sicuri che a pestarlo e
ucciderlo sia stato chi Ilaria Cucchi è convinta l’abbia
fatto. Possiamo esserne convinti anche noi, ma siamo certi che in
attesa della condanna sia opportuno esporlo alla gogna per poi far
finta di essere sorpresa e dispiaciuta che su di lui sia piovuto il
peggio del peggio? «Volevo
vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio
fratello»,
ma evidentemente non bastava averle viste, era necessario darle in
pasto alla bestia.
«Volevo
farmi del male»?
Ma non diciamo sciocchezze, a premere era l’urgenza
di avere un acconto di risarcimento per il dolore provato. E sì che
«chiedo
scusa per aver fatto una stronzata» sarebbe stato tanto più
dignitoso.
Macché, «se
volete bene a Stefano vi prego di non usare gli stessi toni che sono
stati usati per lui»,
come a declinare ogni responsabilità per ciò che nella migliore
delle ipotesi era stata una leggerezza.
«Noi
crediamo nella giustizia e non rispondiamo alla violenza con la
violenza»,
ma «noi»
chi? Se gli insulti e le minacce che non sono tardati a gonfiare la
pagina dei commenti sono violenza in risposta alla violenza, quale
potere pretende di poter avere, Ilaria Cucchi, nel neutralizzarla
dopo averle dato la più irresistibile delle occasioni per
scatenarsi?
E che cazzo di spiegazione è quella che offre alla
decisione di postare una foto del carabiniere indagato per la morte
del fratello? Ha
detto che intendeva mostrare al gentile pubblico di un social network
«la
fisicità e la mentalità di chi ha fatto del male».
Dalla «fisicità» è possibile dedurre la «mentalità»? Non lapideremmo chiunque
cercasse di convincerci che è dall’aspetto fisico di Tizio che
possiamo attribuirgli o meno questo o quel particolare vizio morale?
Ma sia,
concediamo a Ilaria Cucchi tutte le attenuanti del caso: ha fatto una
stronzata, non è stata capace di riconoscerla in quanto tale, nel
caso sarà chiamata a risponderne nelle sedi deputate. A far girare i
coglioni, tutto sommato, non è lei, ma quello che è potuto uscir di
penna a chi si è affrettato a indossar la toga per difenderla.
Tralascio le arringhe di Mantellini e di Capriccioli – per una
volta la veritas si fotta perché Plato resti amicus – e prendo
in considerazione solo quella di Manconi.
«Non
è accaduto a me che uno stretto familiare trovasse la morte in un
carcere... dunque, non posso e non devo — e non voglio —
valutare...». Ma che cazzo stai a di’, Manco’? Perché non hai
mai subito la perdita di un familiare messo sotto dall’auto guidata
da un rumeno ubriaco, ti astieni dal giudizio su chi l’ha subita e
chiede che il colpevole sia condannato a morte? Non ti ci vedo
proprio.
«Viviamo
in un paese dove alcuni sindacalisti felloni e pavidi, che dicono di
rappresentare le forze di polizia perché ne difendono gli esponenti
più criminali, da anni oltraggiano i familiari delle vittime. E in
un paese dove politici senza vergogna e senza Dio così hanno
definito Stefano Cucchi: “tossicodipendente anoressico epilettico
larva zombie”; e un pubblico ministero, responsabile della prima e
sgangherata inchiesta sulla morte del giovane geometra, invece di
perseguire i responsabili così parlava della vittima:
“tossicodipendente da quando aveva 12 anni”. E ora tutti questi
sono lì, col ditino alzato e l’aria severa, che impartiscono
lezioni di galateo a Ilaria Cucchi. È davvero irresistibile la
voglia di mandarli, come minimo, al diavolo».
Beh, Manco’,
da un fine polemista come te, sempre così attento alle fallacie
altrui, non mi aspettavo una confutatio così grossolana.
È come
dici, non c’è
dubbio, per coerenza ’sta
manica di stronzi non dovrebbe aprir bocca. Ma un’affermazione
non dovrebb’esser
vagliata indipendentemente da chi l’ha
fatta? Chi è d’accordo
con la tua rappresentazione del paese, chi ritiene che i colpevoli
della morte di Stefano Cucchi debbano pagare per quanto hanno
commesso, avrà il diritto di dire che sua sorella si è comportata
di merda? O vige la regola che i nostri hanno sempre ragione?