venerdì 31 luglio 2015

#facciadiculo

Nella seduta dell’8 luglio, facente seguito a quelle del 23 giugno e del 7 luglio, nelle quali il caso era stato ampiamente analizzato e discusso sulla base degli atti della Procura di Trani, la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato approvava la proposta del suo Presidente, Dario Stefano, volta alla concessione dellautorizzazione allesecuzione dellordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del senatore Antonio Azzollini. Mi scuso per il burocratese, ma è solo per rimarcare il dato bruto che tre settimane dopo, ribaltando il parere della Giunta, il Senato gli salvava il culo.
Non ha importanza, ora. se fosse giusto o meno che il senatore se ne stesse in custodia cautelare, ma che il commento di Matteo Renzi al voto del Senato sia il seguente: «Chi ha letto le carte ha ritenuto in larga maggioranza di votare contro l’ipotesi dell’arresto. Lo considero un segno di maturità». Sarebbe da ritenere, in sostanza, che la Giunta non abbia letto le carte con la stessa attenzione che ci ha messo chi ha votato contro lautorizzazione a procedere, anche se è dimostrato che cè chi lha negata senza neppure averle sfiorate, le carte. E tuttavia chi appena lanno scorso aveva imposto al proprio gruppo a Montecitorio il voto favorevole allarresto di Francantonio Genovese, deputato del Pd, twittando subito dopo: «Il Pd crede che la legge sia uguale per tutti. E la applica sempre. Anche quando si tratta dei propri deputati», mettendoci per hashtag un fiero #avisoaperto, stavolta ha ritenuto più opportuno lasciare «libertà di coscienza» al gruppo parlamentare di Palazzo Madama.
Ogni considerazione sul perché Genovese andasse sacrificato e Azzollini risparmiato non può che essere segnata da sospetti che peraltro sono ampiamente suffragati da fatti inoppugnabili come l’enorme quantità di favori concessi da Azzollini ai suoi colleghi nei lunghi anni in cui ha presieduto la Commissione Bilancio del Senato e il suo essere esponente di spicco di un partito i cui numeri esigui sono comunque indispensabili a tener su il Governo. Ma si sa che, in mancanza di prove, i sospetti restano sospetti, e non hanno dignità di argomento.
Di notevole resta solo la dichiarazione di Renzi, che al voto del Senato cerca di dare un significato palesemente diverso da quello che ha, e con la risibile spiegazione che il fumus persecutionis, di cui al parere della Giunta non v’era traccia nella richiesta avanzata dalla Procura di Trani, è stato rintracciato da chi neanche ha sfogliato gli atti allegati alla richiesta di custodia cautelare per Azzollini. Roba che stavolta l’hashtag giusto è #facciadiculo

3 commenti:

  1. per la trilogia manca un post. se poi dovesse trattarsi, nelle intenzione dell'Autore, di una tetralogia ne avremmo tutti un bel guadagno. filibusta permettendo.

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  2. per completare il discorso sul salvataggio di Azzollini serve il post sulla Serracchiani che fa la verginella.
    il titolo Merde sotto il sole di luglio mi aveva illuso

    Antonio

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  3. Alla faccia di quelli che rivendicano di "aver letto le carte". Basterebbe leggere un semplice riassunto delle due relazioni si Stefàno e di D'Ascola. Il primo sostiene che ipotizzare il "fumus persecutionis" è assurdo, essendo le due inchieste in cui è coinvolto Azzolini portate aventi da due pool di magistrati differenti. Inoltre sottolinea come Azzolini continui di fatto ad esercitare il potere sull'istituto coinvolto nell'inchiesta e su diverse persone coinvolte nella stessa come testimoni.
    La risibile argomentazionid di D'Ascola è che intanto una misura come i domiciliari è troppo blanda e quindi inefficace e quindi inutile.

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