mercoledì 15 luglio 2015

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Ad ogni strofa che maledice l’Europa-così-com’è segue il ritornello che non-è-quella-del-Manifesto-di-Ventotene, ma fra quelli che cantano ’sta canzone – me lo chiedevo sentendola cantare pure da Renzi – vorrei sapere quanti l’hanno veramente letto.
Piluccando: «La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista... Le caratteristiche che hanno avuto in passato il diritto di proprietà e il diritto di successione hanno permesso di accumulare nelle mani di pochi privilegiati ricchezze che converrà distribuire durante una crisi rivoluzionaria in senso egalitario... Pensiamo ad una riforma agraria che passi la terra a chi la coltiva... Il concordato con cui in Italia il Vaticano ha concluso l’alleanza col fascismo andrà senz’altro abolito...».

12 commenti:

  1. A me basterebbe l'ultimo punto per passar sopra al resto.

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  2. il problema è che il Manifesto di Ventotene- e si desume chiaramente già dalle poche righe che ha citato- si ritrova, totalmente nello spirito, quasi esattamente nella lettera, nel programma di Tsipras. Il fatto di aver trovato in Europa Tsipras come primo interprete non depone a favore della lucidità di quel manifesto....

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  3. A proposito di 'quale Europa' e di quanto sta accadendo in 'questa Europa', Lucio Caracciolo la mette così:
    http://www.limesonline.com/rubrica/grecia-il-protettorato-in-maschera
    Un articolo terribile e bellissimo con cui mi sento molto in sintonia.

    E aggiungo che un'Europa così, la gabbia grigia e feroce che Caracciolo delinea, che uccide ogni dignità, ogni libertà e la voglia stessa di vivere, io la rifiuto.
    Fuori da 'questa' moneta e fuori da 'questa' Europa.

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  4. mi permetto di osservare che i puntini tra le quadre li hai messi un po' troppo presto. naturalmente per motivi di editing.

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  5. Mi pare che si tratti di affermazioni che abbiano un loro ben preciso senso anche estrapolate dal contesto.

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    1. oh sì, soprattutto l'ultima che sottoscrivo, ma ammetterai che i puntini di sospensione dopo "socialista" incuriosiscono, si sa mai seguisse un richiamo antelitteram, come si dice qui sopra, a ... Tsipras!!

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    2. Io non ho mai capito molto bene il richiamo al Manifesto di Ventotene da parte di chi crede nell'economia di mercato, e qui sottolineavo l'incongruenza. Prendi per esempio il passo che recita: "La proprietà privata deve essere abolita [mettere i puntini qui sarebbe stato da carogna, perché segue:], limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio". Bene, ma quale autorità si assume il compito di modularla dall'abolizione all'estensione? E quale parametro circostanzia il "caso" dal "caso". Insomma, non vorrei sembrare blasfemo, ma mi pare che il Manifesto di Ventotene sia non meno vago che utopico. I falansteri di Fourier erano più precisini.

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    3. Concordo in pieno, se mi permetti era la stessa riflessione che svolgevo stasera tra me e me. È la solita contraddizione del riformismo che vuole conciliare socialismo e mammona, proprietà privata dei mezzi di produzione e carattere sociale della produzione stessa, salari adeguati e accumulazione capitalistica.

      Su un punto però mi trovo d’accordo con il Manifesto, ossia dove dice: “La statizzazione generale dell'economia è stata la prima forma utopistica in cui le classi operaie si sono rappresentate la loro liberazione del giogo capitalista, ma, una volta realizzata a pieno, non porta allo scopo sognato, bensì alla costituzione di un regime in cui tutta la popolazione è asservita alla ristretta classe dei burocrati gestori dell'economia, come è avvenuto in Russia”.

      Ma come ogni critica di questo tipo, che di fatto rileva la realtà storica del momento, essa non s’interroga sui motivi profondi di quel fallimento. È assente (ma non solo nel Manifesto) una disamina del rapporto tra partito e classe, che sono una contraddizione, lati conflittuali di uno stesso processo. Non possono essere separati ma non possono nemmeno risolversi l’uno nell’altro come la storia del Novecento ha mostrato abbondantemente.

      Manca poi di sviluppo, ossia nel dire che cosa è esattamente il socialismo, perché non può essere sfruttamento del lavoro e allo stesso tempo liberazione dallo sfruttamento, democrazia di popolo e dominanza del capitale. Dov’è l’analisi sulle dinamiche di trasformazione del modo di produzione capitalistico entro la sua contraddizione fondamentale?

      Come osservi opportunamente, i falansteri di Fourier erano più precisini. Bisogna tener conto che gli estensori erano certamente dei galantuomini progressisti e finanche radicali ma per la loro posizione di classe e in quella temperie non potevano dare di più.

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    4. Ma la modellizzazione manca ovunque. L'essere umano s'è mostrato coi suoi limiti, se ha civismo da vendere è un rincoglionito senza cervello che copia solamente un comportamento vincente. Se non ne ha, è uno che per arrivar primo prenderebbe a mazzate il secondo in fase di sorpasso.
      Forse siamo solo evolutivamente immaturi per qualcosa di meglio.

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    5. lei non conosce i Penan

      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/01/i-penan-non-tagliano-piu.html

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    6. Infatti i Penan sono quasi estinti, soppiantanti dall'homo rapacis. La condizione paradossale è che l'unico sistema che sembra tirare avanti è un modello a crescita infinita con risorse finite, roba che uno studente del primo anno di ingegneria scoppierebbe a ridere.
      Come scrive lei, ogni superamento di una crisi non riporta nello stato iniziale, ma in un posto 'un po' peggio', per il meccanismo insito nel capitalismo per cui più soldi hai più è statisticamente probabile che ne acquisirai altri.
      Vedremo quanto dura il barcone prima di affondare. La mia maggiore preoccupazione è che quel giorno non ci sarà un'altra barca disponibile, per le ragioni che ho spiegato sopra.

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  6. Ai compagni interessa solo la poesia, il perché e il percome è roba da borghesi (so bene perché anch'io ero così).

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