mercoledì 1 luglio 2015

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Non entrerò nel merito della questione greca, mi limiterò a considerare solo un dettaglio che ricorre con insistenza in tutto il gran parlarne, e mi riferisco al costante richiamo a ciò che la Grecia antica ha dato allumanità.
Avevo messo da parte un lungo elenco di citazioni tratte dalla stampa nazionale e da quella estera che pensavo offrissero un esauriente campionario dei modi coi quali a tale richiamo è stata fin qui conferita, più o meno esplicitamente, la pretesa di avere forza di un vero e proprio argomento, che peraltro si vorrebbe incontestabile, in favore delle ragioni della Grecia odierna. L’intenzione – l’avrete intuito – era quella di aprire il post con la lista di debiti che l’Europa avrebbe nei confronti della Grecia antica e che in qualche modo pareggerebbero il conto con quelli che la Grecia odierna ha nei confronti dei suoi creditori europei, o almeno dovrebbero alleggerirlo di molto. Non sono riuscito più a trovare questa miscellanea, ma fa lo stesso, suppongo abbiate capito di cosa stia parlando: Socrate, Platone, Pericle, tutte le parole che hanno un etimo greco, lo stesso nome di Europa, tratto dalla mitologia ellenica.
Bene, vorrei dire che a mio modesto avviso questo argomento vale meno di una dracma bucata: i greci d’oggi non hanno nulla a che vedere coi greci di venti o di venticinque secoli fa, sicché è risibile pretendere che Omero, Aristotele o Euclide tornino a saldo di ciò che Atene deve al Fondo monetario internazionale o, peggio, che chi ha liberamente sottoscritto degli impegni al momento di entrare nella Comunità Europea abbia il diritto di chiedere e trovare deroghe ad essi in forza dell’assunto che, se la Grecia non ne facesse parte, l’Europa sarebbe costretta a non potersi dire depositaria, come d’altronde lo è tutto il mondo, del patrimonio di arte, cultura e pensiero che trovarono luce nell’Ellade di Sofocle, Prassitele e Platone. A me pare – e mi scuso con chi dovesse sentirsene offeso – che tentare di dar forza di argomento a questa peroratio comporti l’assunzione dei tratti sciovinisti coi quali è stato costruito il personaggio di Kostas Portokalos in My Big Fat Greek Wedding (Joel Zwick, 2002) o, peggio, di chi fra le rovine di un glorioso passato non trova niente di meglio da ribattere a chi gli rimprovera di limitarsi a parassitarlo che, «quando i tuoi antenati vivevano aggrappati agli alberi, i nostri erano già froci».
Rilevante, tuttavia, che a tale assunto si faccia ormai ricorso assai meno in Grecia che fuori, come se un paese riuscisse a pretendere che il proprio passato remoto abbia un valore corrente solo fino a quando la durezza di una crisi economica non ne riveli l’irrilevanza sul piano pratico. Sarà per questo che a battere con più insistenza il tasto dell’importanza di mantenere la Grecia in Europa siano l’Italia e la Spagna, quasi che a fronte di un rischio analogo volessero poter contare su una rendita da capitale, la loro.
Sia chiaro che dell’Unione Europea ho sempre avuto un’idea di come dovrebb’essere che è sempre stata assai diversa da quella che fin qui è stata e attualmente è: nata male, direi, e cresciuta peggio, tutto nell’illusione che certi processi possano essere interamente controllati dall’altoSia chiaro, inoltre, che riconosco al governo Tsipras alcune buone ragioni nell’opporre resistenza alle richieste della troika: non moltissime, in verità, ma alcune sì, anche se in buona misura depotenziate dall’ostinazione a credere che il default faccia più male a tutti che ai greci. Più in generale, ritengo che da entrambe le parti sia venuto il peggio di quanto fosse nelle loro possibilità, quasi fosse nelle loro intenzioni arrivare proprio all’attuale situazione, che sembra non avere soluzioni, se non dilatorie. Ma – dicevo – preferisco non entrare nel merito della questione.

14 commenti:

  1. Direi che non si possa arrivare molto più in là di questo: http://youtu.be/B6nI1v7mwwA

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  2. Non entra nel merito, come fece Pilato.

    A mio avviso una persona come lei non si può nemmeno appellarsi a questo senza ricordare alcuni fatti fondamentali, che riassumo con una metafora sanitaria:
    1 )Nel 2012 al popolo greco (laòs) venne diagnosticato un cancro (che a voler guardare maliziosamentr era invece solamente una polmonite un rischio di bronchiite per alcune banche non greche). Fu proposta una cura radicale, una chemio sperimentale e pesantissima che il paziente, tramite i suoi portavoce - i governi al potere da allora in poi - accettò supinamente, implorando perché fosse concesso il ciclo successivo.
    2) Dopo tre anni (nel frattempo chi rischiava la polmonite aveva messo i glutei al sicuro) il paziente, che non ha avuto il benché minimo beneficio dalle cure ma che ha perso capelli, denti appetito e voglia di vivere, si è espresso nelle ultime elezioni, purtroppo o per fortuna in modo non univoco, sulle cure che ha sopportato e su quelle che intende sopportare e accettare in futuro.
    3) L'equipe medica ha risposto riproponendo le stesse identiche cure con l'agguinta di mezzo zuccherino, anzi una passata di Luan.

    Al curatore cosa resta se non richiedere una pubblica conferma o una smentita da parte del cliente della fiducia nella cura?
    Se sospendere la cura è un'eutanasia (ammesso e non concesso) io sono per la libertà di scelta.
    Seguo il suo blog da un periodo di tempo sufficiente per pensare che non nutra preconcetti verso l'eutanasia.


    A scanso di equivoci e a parare facili critiche confermo, per esperienza personale, che il paziente in questione piace bere, fumare, usare sostanze chimiche e fare sesso, certifico che ha poca voglia di lavorare, che è propenso al clientelismo e ad aggirare le leggi.
    Una fazza una razza, in pratica.

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  3. Mah. L'unica cosa che ho davvero capito dell'intera vicenda è l'autogol del referendum. Vince il sì, Tsipras perde. Vince il no, la Merkel potrà dare un calcio in culo ai greci dicendo che se la sono voluta loro, e Tsipras perde.
    S'è scavato la fossa da solo, o è giovane e inesperto oppure semplicemente un coglione.

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    1. Secondo me non è proprio così, Stefano.

      Se vince il sì Tsipras perde, su questo non ci piove. Ma perde da eroe, per una buona fetta di elettorato e ha buone speranze di venir richiamato in servizio come salvatore della partia fra pochi mesi, magari con una maggioranza più forte e un mandato più esplicito e definitivo.
      Se vince il no la Merkel calcinculerà i greci, vero, ma Tsipras non potrà essere additato da nessuno come l'unico responsabile della cosa. Quindi non sarà il solo a perdere e in più farà la figura del capitano che affonda al timone della nave.

      Io la trovo una scelta sensata, vista la situazione attuale, visto il mandato incompleto e confuso che ha ricevuto dall'elettorato.

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    2. è che quando i dipendenti pubblici verranno tutti licenziati e poi (qualcuno) riassunti per un pezzo di pane, quando le banche chiuderanno gli sportelli, i Greci calcinculati dalla Merkel calcinculeranno Tsipras come unico responsabile.
      Il popolo funziona così, guardi i grillini che ora vorrebbero calcinculare tutti quelli che hanno votato per vent'anni. Come si autoassolve la massa, nessuno mai.

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    3. Possibile, probabile, come sarebbe stato molto probabile tanto da essere quasi certo, che se Tsipras avesse proceduto nella rotta di collisione senza consultare il popolo una percentuale ancora maggiore lo avrebbe individuato come capro espiatorio.

      Diciamo che a Tsipras vanno come minimo riconosciuti:
      - il coraggio di assumere il timone in un frangente così difficile;
      - il tentativo di resisterealle enormi pressioni della Troika;
      - un minimo di coerenza (minimo ma sempre incomparabilmente maggiore alla coerenza dei politici italiani);
      - la correttezza nel prendere una decisione così importante per il futuro della nazione che guida e che coinvolgerà l'intero popolo e non solo il suo elettorato, che non è maggioraitario. (anche in questo caso se pensiamo al decisionismo disinibito di chi nemmeno è stato eletto, che rappresenta, di fatto, circa due terzi di un partito che ha un 20% devi voti validi espressi dal 50% degli aventi diritto, direi che la correttezza è ammirevole)

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  4. sono in preda alla sindrome Davide-Golia e non posso emotivamente che tifare per Davide... un qualche appeal trovo che abbiano anche le argomentazioni e le evocazioni dell'antico che, giustamente, vengono qui ridimensionate al giusto loro ruolo... di fatto di questa Europa non ce ne facciamo niente e quondo sento invocare le esigenze della "finanza" e dell' "economia", concetti per mia ignoranza astratti e che non vedo perché non si possano piegare alle esigenze di persone fisiche mi abbatto... torno presto su Papalla (del resto mi sono rifugiato in un paesino difficilmente raggiungibile se uno non ha la macchina che io non ho, abitato da nessuno) il mio pianeta preferito dove mi raggiungono sì gli schizzi della quotidianità ma almeno mi risparmio un poco le secchiate di schifezze... comunque mi schiero, forse ingenuamente, ma mi schiero... non ne posso più di sertir dire che tutti i gatti sono grigi... qui ne ho tanti, liberi padroni del loro campo, e tutti diversi e con spiccatissime individualità... ottimismo zero ma speranza, non so perchè, inesausta... Paolo ps (aspettavo con ansia il suo post sull'argomento!!!)

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  5. scusi Malvino, c'è una cosa che mi incuriosisce molto. Perché lei evita sempre di entrare nel merito delle questioni economiche ?

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    1. Perché implicano una dichiarazione di fede.

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    2. grazie. Non condivido completamente ma apprezzo moltissimo questa risposta.

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  6. mentre leggevo mi é venuto da pensare a quanto spesso gli italiani si attacchino alla storia vantandosi di quando, un paio di migliaia di anni fa, erano padroni del mondo, senza riflettere sul fatto che il padrone del mondo a cui si riferiscono era l'impero romano a non italiano, concetto che all'epoca era di lá da venire: ho sempre trovato ironico come molti di quelli che pensano che l'italia sia il centro del mondo per il solo fatto che in un lontano passato la sua capitale lo era, se ne vantino avendo magari piú sangue "barbaro" che imperiale

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  7. guardi che la Spagna, o più precisamente il governo spagnolo, non vede l'ora di buttare fuori la Grecia dall'euro così che nel caos seguente Rajoy possa dire: vedete cosa succede a votare la sinistra oltranzista (vedi Podemos) ?
    per la posizione del governo italiano bisogna invece citofonare a Merkel e Draghi (per fortuna direi)

    MatteoZ

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