Nell’augurare a Giuliano Ferrara di ristabilirsi in fretta dal malore che lo ha colto martedì notte, occorre far tesoro della lezione che più volte ci ha impartito dalle pagine del suo giornale per biasimare l’ipocrisia dei sanitari che lo hanno in cura presso il Policlinico Gemelli, che, al pari di quei loro colleghi che sono soliti occultare ciò che di fatto è omicidio sotto le formule anodine di «interruzione volontaria di gravidanza» o di «sospensione della nutrizione e dell’idratazione artificiali», hanno usato in questo caso l’eufemismo di «transitorio disturbo del circolo cerebrale» per ciò che un pur laconico bollettino medico consentiva di intuire fosse un episodio, anche bello tosto, di «ischemia cerebrale transitoria» (transient ischemic attack, TIA), evento che d’altronde è assai frequente in soggetti affetti da obesità, diabete e ipertensione, ancor più nei casi – e questo è uno di quelli – in cui a queste patologie si associ in anamnesi almeno un episodio di fibrillazione atriale, e che innalza di circa dieci volte di rischio di ictus, con un’incidenza che arriva fino al 15% dei casi entro i 12 mesi successivi al primo attacco. Per dirla nella lingua dei foglianti, la verità è stata affogata nella melassa.
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