L’operazione
che con la rinuncia di Ratzinger e l’elezione di Bergoglio ha allentato l’insostenibile
pressione che da qualche anno gravava sulla Chiesa di Roma può dirsi ottimamente
riuscita, d’altronde per uccellare chi ne ignora la vera faccia bastavano un po’
di fondotinta, due freghi di bistro e due tratti di minio.
È l’immagine
che ho usato, a caldo, nel commentare il
«buona
sera» del 13 marzo.
Ovviamente tra i
suoi figli c’è chi la preferiva com’era prima, e ora storce il muso, ma mamma è
mamma, e sa quello che fa, quindi finirà per farsela piacere anche truccata a
questo modo, tanto nessun trucco sta su per sempre, e in fondo a qualcosa
serve.
«Io pure ero tra i perplessi», scrive Vittorio Messori (Corriere della
Sera, 21.9.2013), ma aggiunge: «In
una prospettiva cattolica ciò che conta è il Papato, è il ruolo – che gli è
attribuito dal Cristo stesso – d’insegnamento e custodia della fede, mentre non
ha rilievo teologico il carattere del Papa del momento, cui si chiede solo la
salvaguardia dell’ortodossia e la guida della Chiesa tra i marosi della storia».
Torna l’allegoria della barca (cfr. Premessa a due o tre dozzine di post): il mare in cui naviga è il tempo, e l’onda è il
mondo, ora favorevole, ora avverso; quando le è favorevole, è il momento di
spiegare le vele, e allora la verità di cui si sente depositaria e custode
pretende statuto di legge che mettere in discussione sente come offesa; quando
le onde si fanno alte e si frangono sulle sue murate, facendola oscillare
pericolosamente, le vele vengono ammainate, e allora è il momento della carità.
Messori lo dice in altro modo: «I decenni postconciliari hanno visto, nella
Chiesa, lo scontro sulle conseguenze da trarre dalla fede: politiche, sociali
e, soprattutto, morali. Ma della fede stessa, della sua credibilità, del suo
annuncio al mondo, ben pochi sembrano essersi preoccupati. Ben venga, dunque,
il richiamo del Vescovo di Roma: si rievangelizzi, annunciando la misericordia
e la speranza del Vangelo. Il resto seguirà. Non vi è, nelle sue parole, alcun
cedimento sui cosiddetti “princìpi non negoziabili” in materia etica. Ma vi è,
giustamente, l’insistenza sulla doverosa successione: prima la fede e poi la
morale. Prima convochiamo, accogliamo e curiamo i feriti dalla vita e poi, dopo
che avranno conosciuto e sperimentato l’efficacia della misericordia del
Cristo, diamo loro lezioni di teologia, d’esegesi, d’etica».
La Grande Puttana
torna all’adescamento, poi, con calma, quando sarà il momento, passerà all’incasso.
E guai a chi rifiuterà di pagare i suoi servizietti.
Sempre lirico.
RispondiEliminaLa Gran Puttana, definizione vecchia ma sempre valida, ancora di più con il sig. Francesco che in fatto di adescamento pare non abbia rivali.
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