lunedì 23 settembre 2013

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L’operazione che con la rinuncia di Ratzinger e l’elezione di Bergoglio ha allentato l’insostenibile pressione che da qualche anno gravava sulla Chiesa di Roma può dirsi ottimamente riuscita, d’altronde per uccellare chi ne ignora la vera faccia bastavano un po’ di fondotinta, due freghi di bistro e due tratti di minio. È l’immagine che ho usato, a caldo, nel commentare il «buona sera» del 13 marzo.  
Ovviamente tra i suoi figli c’è chi la preferiva com’era prima, e ora storce il muso, ma mamma è mamma, e sa quello che fa, quindi finirà per farsela piacere anche truccata a questo modo, tanto nessun trucco sta su per sempre, e in fondo a qualcosa serve.
«Io pure ero tra i perplessi», scrive Vittorio Messori (Corriere della Sera, 21.9.2013), ma aggiunge: «In una prospettiva cattolica ciò che conta è il Papato, è il ruolo – che gli è attribuito dal Cristo stesso – d’insegnamento e custodia della fede, mentre non ha rilievo teologico il carattere del Papa del momento, cui si chiede solo la salvaguardia dell’ortodossia e la guida della Chiesa tra i marosi della storia».
Torna l’allegoria della barca (cfr. Premessa a due o tre dozzine di post): il mare in cui naviga è il tempo, e l’onda è il mondo, ora favorevole, ora avverso; quando le è favorevole, è il momento di spiegare le vele, e allora la verità di cui si sente depositaria e custode pretende statuto di legge che mettere in discussione sente come offesa; quando le onde si fanno alte e si frangono sulle sue murate, facendola oscillare pericolosamente, le vele vengono ammainate, e allora è il momento della carità.
Messori lo dice in altro modo: «I decenni postconciliari hanno visto, nella Chiesa, lo scontro sulle conseguenze da trarre dalla fede: politiche, sociali e, soprattutto, morali. Ma della fede stessa, della sua credibilità, del suo annuncio al mondo, ben pochi sembrano essersi preoccupati. Ben venga, dunque, il richiamo del Vescovo di Roma: si rievangelizzi, annunciando la misericordia e la speranza del Vangelo. Il resto seguirà. Non vi è, nelle sue parole, alcun cedimento sui cosiddetti “princìpi non negoziabili” in materia etica. Ma vi è, giustamente, l’insistenza sulla doverosa successione: prima la fede e poi la morale. Prima convochiamo, accogliamo e curiamo i feriti dalla vita e poi, dopo che avranno conosciuto e sperimentato l’efficacia della misericordia del Cristo, diamo loro lezioni di teologia, d’esegesi, d’etica».
La Grande Puttana torna all’adescamento, poi, con calma, quando sarà il momento, passerà all’incasso. E guai a chi rifiuterà di pagare i suoi servizietti. 


2 commenti:

  1. La Gran Puttana, definizione vecchia ma sempre valida, ancora di più con il sig. Francesco che in fatto di adescamento pare non abbia rivali.

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